Sembra che i trader stiano aspettando il raggiungimento di un climax estremo prima di cominciare a rientrare long sul mercato azionario.
Con l’eccezione di un periodo di due settimane a marzo, le fasi long di quest’anno sono state brevi momentanei ritracciamenti che hanno riconfermato il trend ribassista.
Al momento un vero bear market non si è ancora concretizzato; tuttavia, la situazione di fragilità è evidente; nel 2020 il trend ribassista è stato di 1,5 mesi con un tempo di recupero necessario affinché il prezzo tornasse al massimo precedente di 6 mesi.
La stessa situazione tecnica nel 2008 è durata 17 mesi, con un tempo di recupero durato circa 5 anni e mezzo. C’è oggi la possibilità di un mercato ribassista di così lunga durata? Ogni bear market è diverso da quello precedente e ogni volta il contesto e le cause fanno sì che gli investitori percepiscano il rischio in modo diverso.
Le valutazioni di analisti e banche d’affari sono molto eterogenee. Non c’è comunanza di vedute sulle prospettive future, questo perché essenzialmente una parte importante dell’incertezza è dovuta agli esiti e agli effetti, soprattutto sull’Ue della guerra in Ucraina.
Il crollo del mercato azionario preoccupa gli investitori; capire il contesto operativo per valutare cosa potrà accadere
La situazione rimane in costante evoluzione; per capire cosa può accadere è fondamentale prendere come riferimento la correlazione tra gli indici azionari Usa come lo S&P 500 e gli indici europei.
Mercoledì 11 maggio è arrivato il dato più atteso della settimana, quello sull’inflazione statunitense. Secondo il dipartimento del lavoro Usa, l’indice dei prezzi al consumo è salito dello 0,3% ad aprile. Il tasso di inflazione è quindi leggermente diminuito passando dall’8,5% all’8,3%. La buona notizia lascia il tempo che trova; le voci più volatili come cibo ed energia hanno segnato un incremento dello 0,6%.
C’è ancora un bel po’ di strada da fare prima di essere sicuri che l’indice dei prezzi e quindi l’inflazione possa tornare a livelli normali. I mercati continuano a reagire nervosamente; le Borse mondiali pesate in euro sono in ribasso di oltre l’11%. L’Europa da gennaio è quella che segna il calo superiore e pari al 14% e l’Italia arriva al 13%.
Alla luce di questi elementi, la previsione sul prossimo futuro è una prosecuzione della flessione degli indici Usa ed europei con un apice che verrà raggiunto entro i prossimi sei mesi. Gli analisti di Morningstar sono convinti che la volatilità sui mercati resterà alta fintanto che i motivi di preoccupazione rimarranno gli stessi. Nonostante tutto si continua prevedere nel 2023 e nel 2024 una crescita relativamente robusta, soprattutto per la diminuzione attesa dell’inflazione e la ripresa del mercato del lavoro.