Oggi la BCE deciderà sull’entità del nuovo rialzo dei tassi, l’aspettativa è di un rialzo di 75 punti base in un contesto in cui il caro energia si trasferisce in modo sempre più deleterio sui prezzi finali di beni e servizi.
In questo scenario la variabile determinante è rappresentata dall’entità dei rincari del prezzo dell’energia e dalle conseguenze sui consumi domestici.
Il Piano dell’Italia sembra poter funzionare; nei fatti lo scenario peggiore consisterà nell’abbassare la temperatura dei termosifoni di due gradi e accorciare i riscaldamenti di un mese, invece di due settimane.
Il ministro Cingolani ha presentato un piano che lavora su due fronti: uno è quello del risparmio urbano e residenziale. Il riscaldamento così gestito permetterà un risparmio di 8-9 miliardi di euro. Il secondo fronte è quello industriale il cui piano di risparmio, creato in modo da non pesare sulla produzione, sarà completato entro il 15 ottobre. In questo scenario le stime dell’ISTAT hanno visto un incremento dell’inflazione a luglio dell’8,4% su base annua.
Quale potrà essere il livello di inflazione questo inverno?
Se i prezzi al consumo restassero invariati tra agosto e dicembre, alla fine dell’anno il tasso d’inflazione in Italia dovrebbe calare pur rimanendo piuttosto elevato. L’aspettativa è un’inflazione al 6,6%. Il dato è ottenuto in base alla variazione stagionale maggiorata dell’attuale inflazione. Diversamente proiettando la tendenza di crescita attuale con lo stesso ritmo fino a dicembre, per fine anno il tasso d’inflazione in Italia arriverebbe al 10%.
La cifra sorprendente sarebbe uno shock per i mercati che si sconterebbe subito sulle obbligazioni. Può intervenire su questo la BCE responsabile degli effetti della politica monetaria, che ha messo a regime lo strumento dello scudo anti spread. Il rischio di inflazione a doppia cifra sarebbe comunque un problema per i consumatori su cui graverebbe in modo particolare erodendo i risparmi.
Cos’altro può fare l’Italia per tentare di rallentare l’inflazione?
In particolare, è possibile agire sulla variabile del prezzo dei beni energetici. Nello specifico oltre l’atteso decreto legge di questa settimana con nuovi aiuti a imprese e famiglie, si va verso un potenziamento del meccanismo di pagamento a rate delle bollette con un massimo di 10 quote da versare. Ciò è in grado di evitare, a seconda della platea dei beneficiari, l’emerge col tempo di possibili mosse speculative da parte dei fornitori e fare in modo che il maggiore costo non ricada sui consumi.
Insieme all’Ue verrà inoltre impostato un tetto al prezzo del gas proveniente dalla Russia. Questo è possibile istituendo un referente unico per gli acquisti complessivi dei Paesi membri che contratterà per un prezzo equo comunque non inferiore ai 35 euro a megawattora. Una seconda ipotesi al vaglio è quella di creare una zona rossa per i Paesi più esposti ai tagli delle forniture come Italia e Germania in cui verrà fissato un prezzo massimo temporaneo.
Il governo fin qui ha realizzato 6 decreti e stanziato oltre 50 miliardi di euro per contrastare i rincari dei beni energetici sui consumatori finali. Alla fine di quest’anno il conto per il Paese, in termini di importazioni nette di energia, potrebbe arrivare a quota 100 miliardi di euro. Circa 60 miliardi in più rispetto allo scorso anno.