Come un fulmine a ciel sereno è arrivata la nota della Bank of America, la spiegazione sulla qualità dei titoli spiazza gli investitori.
“La qualità di oggi non è quella del 2008. A nostro avviso gli ultimi due decenni sono stati particolarmente anomali: la politica iper-accomodante e i tassi ultra-bassi hanno frenato l’assunzione di rischi”, è con queste dichiarazioni che la Bank of America parla agli investitori, approfondendo l’attuale situazione finanziaria dei titoli di alta qualità. Una precisazione che forse solamente in pochi si sarebbero aspettati ma che fornisce chiarimenti utili per chiunque voglia intervenire sul mercato azionario.
Secondo quanto riportato dalla BofA, nel comunicato diffuso qualche giorno fa, i titoli con rating “B+ o superiore” di S&P, ad esempio, non vengono scambiati con il medesimo sconto registrato dopo la bolla tecnologica. Le differenze con quanto avvenuto durante la crisi finanziaria del 2008, poi, sono abbastanza evidenti. “Il premio per la qualità di oggi è in linea con il premio medio precedente al 2000 e segna semplicemente un ritorno alla normalità”, si legge.
Titoli di alta qualità, quali rischi per gli investitori? Risponde la BofA
Per la Bank of America all’orizzonte non si starebbe profilando uno scenario simile a quello della crisi finanziaria del 2008, anzi la situazione sarebbe particolarmente favorevole per chi volesse investire su titoli di alta qualità, magari sfruttando l’aumento della volatilità.
Come specificato nella nota di qualche giorno fa, infatti, il rapporto di payout dei dividendi dello S&P 500 sta gradualmente raggiungendo i minimi storici, un quadro senza dubbio più sicuro e sostenibile di quello che si palesò oltre quindici anni fa.
Inoltre, considerando l’SPW equamente ponderato ci si accorge di come gli utili siano più stabili se confrontati con lo stesso S&P 500 ponderato per il capitale. “Oggi alcuni grandi settori ciclici presentano caratteristiche qualitative più elevate rispetto ai difensivi e ai secolari”, si legge. E non solo, perché BofA aggiunge che i titoli finanziari sono caratterizzati attualmente una percentuale più elevata di società di livello qualitativamente alto rispetto al passato. Il confronto non sta in piedi.
La conclusione, infine, lascia poco spazio alle interpretazioni: “I titoli di alta qualità hanno fatto registrare un leggero premio, il che non è un segno di sopravvalutazione”.