Si torna a parlare degli aumenti dei prezzi. Questa volta la denuncia arriva dalle associazioni a protezione dei consumatori che rilevano rincari importanti nei costi della settimana bianca.
L’inflazione si abbatte anche sulle tariffe del settore sciistico. A pagarne le spese non sono però tutti gli italiani in egual misura. Ecco chi rimane più esposto degli altri.
È così che l’inflazione si sconta sul comparto delle vacanze invernali, le tariffe del settore fanno aumentare i costi della classica settimana bianca. La denuncia di Assoutenti non sorprende; sono evidenti gli aumenti nei costi di gestione a partire a quelli energetici.
Il confronto delle tariffe dei principali impianti italiani ha messo in evidenza un aumento dei prezzi del 10,4%. Una spesa per chi sceglierà le Dolomiti che passerà dai 67 ai 74 euro al giorno.
Si abbatte anche sul comparto della montagna, con rincari che investono prezzi e tariffe di tutto il settore e fanno salire alle stelle i costi della classica settimana bianca. La denuncia arriva da Assoutenti, che ha messo a confronto le tariffe praticate lo scorso anno dai principali impianti italiani con quelle in vigore per la prossima stagione sciistica.
Assoutenti ha messo in evidenza anche gli aumenti degli abbonamenti stagionali; nel maggiore comprensorio d’Italia “Dolomiti Superski” passa dagli 870 euro di un anno fa a 890 euro odierni. Dopo Natale il rincaro sarà minore, passerà dai 930 euro dello scorso anno ai 950 attuali.
Alberghi, hotel e B&B i rincari delle strutture ricettive
Anche alberghi, hotel, B&B, case vacanze e strutture ricettive hanno aggiornato al rialzo i listini. Era inevitabile e secondo Assoutenti chi prenota un soggiorno da una settimana comprensiva di skipass, alloggio, servizi, consumazioni, avrà una spesa compresa tra i 1.400 e i 1.600 euro, trasporti esclusi. È una crescita stimata del prezzo tra il 15 e il18% rispetto alla scorsa stagione invernale.
L’inflazione continua a rimanere protagonista del 2022. In Italia i prezzi salgono e rivelano rincari che fanno ricordare a ogni spesa il problema; si tratta del livello più alto mai registrato dal 1984. Ma qual è effettivamente l’impatto dei prezzi sulla vita quotidiana?
Se le vacanze invernali scontano aumenti dal 5 al 13% ripercuotendosi maggiormente su impianti sciistici minori come quelli Lombardi di Bornio e Livigno o della Valle d’Aosta anche per chi non va in vacanza le cose non vanno meglio. Si tratta infatti di aumenti che colpiscono maggiormente certi profili per cui l’inflazione percepita è maggiore della media.
I profili più colpiti dall’inflazione in base alla composizione famigliare e l’area urbana
Gli aumenti per i consumi effettivi delle famiglie battono l’inflazione media del paniere Istat. Sebbene l’aumento sia generalizzato, sono i disoccupati a subire un termini relativi il peso maggiore dell’inflazione. Data la minore spesa e la maggiore concentrazione in beni essenziali quali alimentari e consumi domestici l’inflazione arriva al 17,1%.
È una vita più cara anche per i single, le famiglie mononucleari hanno una spesa media aggiuntiva mensile di 195 euro; circa il 15,7% al mese. È una spesa aggiuntiva che tocca anche gli anziani che vivono da soli per cui l’inflazione toglie il 16,4% al mese.
All’estremo opposto i meno colpiti sono stato alle statistiche le coppie con due figli; per loro l’inflazione percepita è del 12% per una spesa aggiuntiva mensile di 298 euro.
Oltre alle differenze di occupazione e reddito familiare quali sono le altre variabili? I più esposti all’inflazione secondo l’area urbana in si vive sono coloro residenti o domiciliati nelle aree metropolitane. La dimensione territoriale incide infatti sui prezzi in modo più marcato nelle aree metropolitane: la differenza con i piccoli comuni sotto i 50 mila abitanti è di quasi due punti o il 15%.
A livello geografico, le regioni più colpite dall’inflazione sono: Liguria, Piemonte e Puglia che si attestano tra quelle a più alta inflazione percepita.