Se esiste una formula magica che permette ai lavoratori di far aumentare lo stipendio, non può dirsi, ma è come se fosse. L’importante è fare attenzione a questi dettagli, fanno la differenza!
L’obiettivo è ottimizzare il profitto, eliminando quanto più possibile le perdite. I lavoratori possono percepire meno del dovuto, e non si tratta di meri capricci da parte del datore di lavoro, quanto di una forte distrazione. Per avere chiaro di cosa si sta parlando, occorre mettere in atto una procedura specifica, per poi rendersi conto effettivamente come lo stipendio possa letteralmente aumentare ogni mese. Nessuna fake news o bugia, ma una strategia poca a noti, ma che nel concreto può letteralmente fare la differenza.
Far lievitare il proprio guadagno è possibile, ma nella maggior parte dei casi sono pochi coloro i quali prestano la dovuta attenzione a quanto c’è scritto in busta paga. La vera svolta è riuscire ad ottimizzare la tassazione, quest’ultima non è una punizione, anche se viene vissuta come tale. Si tratta di vedere delle trattenute in busta paga, in relazione a quanto stabilito per legge.
La strategia in questione permette di eliminare alcune voci, specialmente quelle più “pericolose” economicamente parlando. È sempre efficace seguire le dritte di un commercialista, ma sicuramente adocchiare gli “elementi che non vanno” è l’asso nella manica di chi tutela le proprie finanze con coscienza.
Non si va contro la legge, anzi osservare con cura la tassazione in busta paga è qualcosa che salva da veri e propri guai. Questo perché ridurre il carico fiscale mensile non è una fantasia, ma una realtà che va perseguita con attenzione. Cosa si può detassare? Quali sono le detrazioni fiscali più efficaci?
Se i lavoratori voglio aumentare lo stipendio basta questa soluzione!
Una parte dello stipendio mensile viene trattenuto dal datore di lavoro. Si tratta di quelle voci legate al pagamento delle tasse sui redditi e quelle previdenziali al fine pensionistico. Il capo svolge il ruolo di sostituto d’imposta, poiché si occupa della pratica di versamento. Ciò che distingue questa categoria di lavoratori da quelli privati, è il fatto di avere la trattenuta direttamente alla fonte. Legalmente si possono ottenere degli sgravi sull’IRPEF, cioè delle detrazioni fiscali per l’anno precedente.
La principale imposta è l’IRPEF, la quale si determina con 3 percentuali diverse in base allo scaglione di reddito. Se si è entro i 28 mila euro, la tassazione è al 23%, se si supera questo valore fino a 50 mila euro, allora il termine è del 35%, ed infine superata l’ultima soglia indicata, l’aliquota è del 43%. Oltre alla trattenute e addizionali IRPEF regionali e comunali, ci sono i contributi previdenziali dell’INPS che sono a carico del dipendente, e quelli INAIL.
Richiedere l’accesso alle detrazioni fiscali sull’IRPEF è la prima metodologia per pagare meno tasse, ed è all’articolo 13 del TUIR, sigla che indica il Testo Unico sulle Imposte e sui Redditi, a stabilire le regole sulle suddette detrazioni. Si fa riferimento a valori che sono sottratti dalla somma da versare al Fisco attraverso le trattenute in busta paga. Questo può esser fatto telematicamente sul sito dell’ADE, o in un CAF.
Nello specifico, i dipendenti ottengono una detrazione inversamente proporzionale al reddito ottenuto, fino a 50 mila euro. Oltre non c’è questa manovra. Presentando le spese dell’anno precedente, si ottiene il beneficio anche tenendo conto di chi all’interno del nucleo familiare, è a carico. Appunto, dai coniugi ai possibili figli. Non si fa riferimento ai pagamenti in contante, ma di quelli tracciabili. Quali spese possono essere detratte?
Sanitarie, da quelle comuni a quelle specifiche per la disabilità; quelle per l’acquisto di cani guida o di veicoli adatta a persone con disabilità; interessi per mutui ipotecari per comprare o costruire la casa principale. Ancora si passa alle spese per l’assistenza personale, per l’istruzione, per l’università, quelle funebri e i canoni per i fuori sede. Senza dimenticare tutto ciò che concerne i bonus in vigore.
È possibile anche consolidare un’integrazione salariale di 1200 euro l’anno per lavoratori dipendenti ed assimilati con il trattamento integrativo sui redditi. Dell’anticipo se ne occupano datori di lavoro dando 100 euro al mese, ma il pagamento per intero è fornito dallo stato. A patto che il reddito annuo non superi i 28 mila euro.
Anche la previdenza complementare può essere una soluzione. Si riduce la tassazione mediante la contribuzione a fondi pensione supplementari, strumenti che permettono di accumulare risparmi per la pensione, ottenendo al contempo dei vantaggi fiscali. Persino i fringe benefit conseguono una buona percentuale di successo, perché figurano in busta paga aumentando lo stipendio secondo quanto predisposto dall’art 51 del TUIR. Quindi, predisporne è una vera ricchezza.
Molti non lo sanno, ma i fringe benefit permettono di usufruire da 1000 a 2000 euro, in questo secondo caso se ci sono figli a carico, in beni e servizi, e non solo. Poiché sono previsti anche rimborsi nelle bollette. Per ultimi, ma non meno importanti, anche i buoni pasto sono importanti per avvantaggiare la propria condizione. Importante è riconoscere che sono esauribili solo da chi sono intestati.
Esenti dall’IRPEF e dall’INPS, ma a condizioni specifiche. Non devono essere maggiori di 5,29 euro quelli cartacei, e di 7 euro quelli telematici. Se si superano questi valori, allora in base alla normativa c’è la sua tassazione. Nel caso in cui gli importi siano superiori, l’eccedenza sarà tassata secondo quanto previsto dalla normativa.