La settimana ha mostrato ancora una volta la fragilità di alcuni governi dell’Europa, con cambi di scenario anche dal punto di vista economico.
A livello politico si scontano sulle dimissioni del premier britannico Boris Johnson gli effetti della crisi economica e morale nel Regno Unito.
Gli ultimi scandali hanno definitivamente minato la reputazione del Governo di Boris Johnson: il cosiddetto “Partygate”, feste avvenute durante i lockdown a Downing Street nonché la promozione nel governo di Christopher Pincher, nonostante le accuse di eccessi e molestie sessuali contro giovani uomini e attivisti del partito.
Il governo è in bilico anche in Italia a causa dello scompaginamento del Movimento 5 Stelle. Il forte disagio politico comincia a surriscaldare il parlamento; qui Draghi tenta di mantenere la maggioranza in una situazione sempre più incline a deteriorarsi in vista delle prossime elezioni.
I fatti economici più importanti della settimana: inflazione e occupazione
Tra gli elementi di maggior rilievo dal punto di vista macroeconomico ci sono gli aumenti dei prezzi. Se in Italia l’inflazione a giugno è arrivata all’8% nei Paesi Ocse il dato è stato pari al 9,6% rispetto allo stesso mese del 2021. L’aumento rappresenta il record dall’agosto 1988.
Al dato negativo fa da contrasto l’occupazione americana con il mercato del lavoro in crescita. L’occupazione è stata decisamente più forte di quanto atteso dagli analisti: il consensus aveva previsto un aumento di 250.000 unità mentre nel mese di giugno negli Usa trovano nuovo impiego 372.000 persone. A questo si affianca un tasso di disoccupazione rimasto invariato al 3,6%.
Mentre La Federal Reserve si prepara ad alzare i tassi di interesse di un altro 0,5 o 0,75% a fine luglio, diminuire l’inflazione avvicina lo spettro della recessione. Questo avviene soprattutto per le politiche restrittive che vengono contemporaneamente concertate in tutta Europa.
Sempre nel continente Ursula von der Leyen, ha ribadito che l’Ue deve prepararsi a ulteriori interruzioni nelle forniture di gas da parte della Russia, sino a un possibile stop completo. A questo proposito il Parlamento europeo ha accettato nucleare e gas tra le fonti energetiche considerate ecologiche.
La notizia certifica la preparazione a circostanze oggettive e, almeno per ora, ineludibili. L’impatto anche sugli investimenti può essere importante perché mostra come la transizione energetica non sia un trend lineare ma un processo graduale; esso è fatto anche di rallentamenti e possibili inversioni. Il cambiamento climatico viene quindi limitato considerando sempre la sostenibilità delle scelte anche e soprattutto dal punto di vista economico oltre che delle ricadute sociali nel breve termine. Lo stesso cambiamento climatico sta già influendo sull’Italia; il governo ha proclamato lo stato di emergenza per siccità in Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Friuli Venezia-Giulia e Veneto.
Gli eventi macroeconomici più importanti della settimana del 11-17 luglio
Per quanto riguarda gli Indici azionari, la performance settimanale segna aumenti relativi in Italia, Europa e Stati Uniti. Queste sono pari rispettivamente a +0,94%, 1,99% e 3,31%. Il dato va contestualizzato con le performance di inizio mese rispettivamente del -9.98% per Piazza Affari, -5,33% per l’Azionario Europeo e il -5,08% per l’azionario Usa.
La settimana dell’11 – 17 luglio saranno inoltre pubblicati l’indice dei prezzi al consumo (CPI) e il CPI core degli Stati Uniti che ci diranno se negli Usa è in atto un rallentamento delle pressioni inflazionistiche. Il dato misura la variazione del costo della vita in termini di beni e servizi. Queste sono solitamente rilevate osservando le modifiche nel prezzo di un paniere di beni e servizi tipico in quanto generalmente fondamentale nella spesa di una famiglia. Da monitorare con attenzione anche la crescita reale media settimanale degli utili negli Usa, indicativa delle pressioni salariali nel Paese.
In Europa sono attesi sia il dato sulla crescita della produzione industriale di maggio che il dato sul sentiment calcolato dall’indice Zew; questo è rappresentativo della fiducia sull’andamento dell’economia tedesca nonché quello per l’Eurozona.