Quanto guadagna un lavoratore assunto a tempo parziale? Cosa accade in caso di straordinari? Ecco la guida al lavoro part-time.
L’ordinamento giuridico italiano prevede la possibilità di assumere un dipendente con orario part-time. Attualmente il diritto del lavoro definisce full-time l’orario che prevede lo svolgimento di 40 ore a settimana di attività lavorativa. Di conseguenza, si parla di tempo parziale quando l’orario di lavoro è inferiore a 40 ore a settimana.
Esistono diverse tipologie di part-time: verticale, orizzontale o misto. Si parla di part time verticale quando si lavora solo alcuni giorni a settimana, a tempo pieno; ci si riferisce al part-time orizzontale quando si lavora tutti i giorni per un orario ridotto. Invece, il part-time misto è un mix tra quello verticale e quello orizzontale.
Sebbene il lavoro a tempo parziale preveda un orario ridotto, la normativa attualmente in vigore consente lo svolgimento del cosiddetto lavoro supplementare. Ci stiamo riferendo all’attività lavorativa svolta oltre il regolare orario di lavoro, ovvero i cosiddetti straordinari per i lavoratori a tempo pieno.
Anche se il contratto collettivo prevede lo svolgimento di lavoro supplementare, è necessario che questo sia contenuto comunque nel limite di 40 ore a settimana.
In ogni caso lo svolgimento delle prestazioni di lavoro supplementare è consentito in virtù di un accordo individuale tra lavoratore e datore di lavoro. Fermo restando che il lavoro supplementare non deve superare il 25% delle ore di lavoro settimanali concordate.
Il lavoratore assunto con contratto di lavoro part-time può svolgere il lavoro supplementare trattenendosi, al lavoro, per un numero maggiore di ore.
Secondo quanto stabilito dalla normativa le ore di lavoro in più svolte dal dipendente devono essere ricompensato. Inoltre, il lavoro supplementare deve essere contenuto nei limiti del normale orario di lavoro, ovvero di 40 ore a settimana. Fermo restando che il contratto collettivo nazionale di riferimento può fissare un limite più basso.
In linea di massima, la maggior parte dei contratti collettivi stabilisce che il lavoro supplementare può essere svolto da un lavoratore dipendente part-time senza eccedere le ore di lavoro settimanali previste dal contratto individuale.
Al pari del lavoro straordinario anche il lavoro supplementare prevede una retribuzione maggiorata di almeno il 15% rispetto a quella ordinaria. Tuttavia, in base al CCNL di riferimento possono essere previsti aliquote diverse.
Ad esempio, il contratto collettivo nazionale del settore terziario prevede una maggiorazione del 35%, mentre quello del turismo prevede un aumento retributivo del 30%.
Il lavoratore dipendente assunto con contratto di lavoro part-time non può sottrarsi al lavoro supplementare. Tuttavia, la disciplina ha stabilito quali sono i casi in cui il rifiuto è giustificato da comprovate esigenze. In sostanza, il lavoratore part-time può rifiutarsi di svolgere il lavoro supplementare per motivi lavorativi, di salute, familiari o di formazione professionale.
Tuttavia, in base a quanto previsto dall’articolo 6 del Jobs Act è possibile fare riferimento alle cosiddette clausole di elasticità. In questo modo, è concesso modificare l’orario di lavoro, per assecondare le esigenze personali del lavoratore. In base alle clausole di elasticità, il lavoratore deve essere informato con un preavviso di almeno due giorni.
Per le famiglie più fragili, il voucher sociale può essere un valido sostegno per la…
Taglio netto sugli stipendi, l’inflazione continua a fare danni: adesso si mettono di punta i…
Mutui 2025, è importante conoscere bene il piano di ammortamento e i costi, per non…
Vincita da Superenalotto con la ricetta a prova di perdita dell'analista più seguita del momento.…
Aumentare il proprio stipendio fino al 15% è possibile se decidi di lavorare di sera:…
Attenzione a DSU e ISEE perché forse state pagando più del dovuto le bollette di…