Se l’economia europea dipenderà dall’attuale conflitto in Ucraina, la risposta cambierà dalla durata della crisi.
Se questa sarà breve l’impatto sarà di conseguenza limitato. Tuttavia, secondo quanto emerge non sembra ci siano possibilità di ripensamenti da parte russa. A prescindere da questo le conseguenze di questa azione modificheranno sul lungo periodo i rapporti diplomatici con il Paese.
Questo significa anche mutamenti nelle relazioni commerciali, che influiranno sulla crescita economica e sull’immediato stanno già scontandosi sull’inflazione. L’aumento dei prezzi dovuto ai problemi di approvvigionamento energetico con rincari delle materie prime può già dirsi un’evidenza. Questo è stato acuito da un mancato riassorbimento del prezzo dei carburanti fossili come petrolio e gas, che avevano raggiunto record di prezzo già a causa della crisi produttiva durante la pandemia.
Un rincaro duraturo del petrolio dagli 85 ai 120 dollari porterebbe a una riduzione della crescita del PIL Europeo di circa 0,4 – 0,6 punti percentuali. L’impatto del rincaro si ripercuote alla base dei prezzi di beni e servizi e si scontano inevitabilmente sul margine di profitto e anche sul potere d’acquisto del consumatore. Per quanto riguarda le materie prime non energetiche come alluminio, palladio, ma anche il grano l’effetto non dovrebbe risultare sistemico. Più importante tra tutti in uno scenario a lungo termine rimane il gas. Nell’immediato è difficile fare a meno del gas Russo, mancando alternative economiche alle infrastrutture e alle importazioni dal Paese.
L’impatto delle materie prime sull’economia europea. Lo scenario di lungo periodo
Secondo Eurostat più del 38% del gas naturale utilizzato dai membri dell’Unione europea nel 2020 è stato importato dalla Russia. Tra i paesi più dipendenti dal gas russo Repubblica Ceca, Lettonia e Moldavia che dipendono dal Paese al 100%. Anche l’Italia pur collocandosi nella seconda metà della classifica dipende dal gas russo per ben il 43%.
Mentre l’Europa sta esplorando nuove le opzioni per diversificare le proprie fonti di approvvigionamento, Gazprom ha firmato un contratto per progettare il gasdotto Soyuz Vostok che, attraverso la Mongolia, arriverà in Cina.
Qualora la Russia raggiungesse un nuovo accordo per la fornitura di gas, Soyuz Vostok potrebbe trasportare fino a 50 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno verso il gigante asiatico. L’accordo è stato preparato da trattative avviate già negli anni precedenti. Questo è avvenuto con serie di accordi pluridecennali iniziati nel 2014, di cui l’ultimo proprio lo scorso anno.
I pericoli per gli investitori e l’impatto delle relazioni commerciali e finanziarie sull’economia europea
L’altro elemento a cui fare attenzione dal punto di vista economico sono le relazioni commerciali e finanziarie. Le relazioni commerciali con la Russia rappresentano meno del 3% delle esportazioni complessive dei Paesi Euro. In questo senso le conseguenze sul Pil dell’Unione Europea dovrebbero essere trascurabili. Più importante invece l’impatto finanziario: i crediti delle banche verso la Russia pesano per circa 1% del Pil della zona euro.
L’inizio delle ostilità ha pesato anche sui mercati finanziari Russi che hanno reagito in modo molto più forte rispetto al 2014 a seguito dell’annessione della Crimea. Le azioni hanno perso in pochi giorni oltre il 50% del proprio valore, il cambio rublo dollaro si è svalutato del 15% circa contro dollaro.
Gli investitori abituati a investire in scenari di forte incertezza potrebbero beneficiare delle giuste condizioni per essere ricompensati dai forti crolli sugli indici russi. Nonostante la grave crisi sarà seguita necessariamente da un’inversione della tendenza ribassista, questo scenario rimane inedito in relazione all’irreversibilità dei nuovi squilibri.
La nuova crisi geopolitica va ad aggiungere incertezza ad uno scenario reso già poco chiaro dal ritiro più rapido del previsto degli stimoli monetari, nonché dall’assenza di garanzie rispetto al ritorno di una nuova crisi sanitaria.
I settori economici più correlati e i risvolti sull’azionario della crisi geopolitica
I pericoli per gli investitori e l’impatto sul mercato immobiliare.
Il terzo settore a cui prestare attenzione in ottica di investimenti è quello immobiliare. Come emerge dall’analisi di Facile.it, l’IRS, l’indice di riferimento che guida l’andamento dei mutui fissi, è salito negli ultimi giorni ai massimi di maggio 2019. Questo ha determinato che per un mutuo fisso da restituire ad esempio in 25 anni il miglior TAEG disponibile sia maggiorato del 40% rispetto a quello degli ultimi 12 mesi.
Questo significa in pratica che le banche hanno necessità di coprire le perdite determinate oltre che da inflazione e rincaro dei prezzi dell’energia anche quelle relative alla crisi finanziaria russa. Se il livello di inflazione attuale diventerà strutturale, sarà inevitabile un intervento da parte della BCE sui tassi di interesse. Questo avrà un impatto diretto sulle rate dei mutui variabili, sia per coloro che hanno già un finanziamento in essere, sia per coloro che intendono sottoscriverne uno nuovo.