Guerra in Ucraina e criptovalute, il Bitcoin come bene rifugio: ecco perché

Gli ultimi eventi macroeconomici hanno reso evidente il fair value del Bitcoin. Ecco quali scenari attendono il mutamento di sentiment sulla regina delle criptovalute.

Bitcoin ha dimostrato di non essere percepito come il nuovo oro digitale. Alla ricerca di un bene rifugio molti trader hanno venduto l’asset arrivato vicino al suo fair value.

Bitcoin criptovalute

La maturità raggiunta del Bitcoin, riconosciuto anche nel settore della finanza tradizionale come un asset degno di fiducia, gli è valso il titolo di oro digitale. La criptovaluta si è invece comportata come uno dei tanti asset del settore tecnologico. In attesa di una sua adozione di massa, la criptovaluta il cui valore condiviso si mantiene tra i 35 e i 38.000 dollari dovrà fare i conti con l’evoluzione dello scenario internazionale.

Può forse essere questo il riflettore sotto cui il valore della criptovaluta può riprendere slancio. Attualmente, infatti, l’Ucraina è al quarto posto a livello mondiale nel Global Crypto Adoption Index 2021, la classifica dei paesi con le maggiori transazioni in criptovalute. Ai primi posti le economie emergenti, come l’India e il Vietnam.

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Bitcoin e tensioni internazionali: ecco le correlazioni con l’Ucraina

L’Ucraina elabora più transazioni di criptovaluta al giorno rispetto alla sua valuta nazionale, la grivna. Secondo il rapporto del Times, in Ucraina vengono scambiati ogni giorno oltre 150 milioni di dollari in criptovalute con transazioni transfrontaliere di 8 miliardi di dollari all’anno.

I russi sono preoccupati per l’eventualità che il governo utilizzi i depositi della popolazione. Esiste la concreta possibilità che le criptovalute vengano utilizzate per proteggere una parte dei circa 60 trilioni di rubli di risparmi, equivalenti a 750 miliardi di dollari. Secondo quanto dichiarato da alcuni funzionari all’agenzia giornalistica News.ru, sarà un’eventualità concreta qual ora le sanzioni dovessero incidere sull’economia del Paese. Se durante l’inizio del conflitto il Bitcoin è sceso per la prima volta sotto i 35.000 dollari da giugno 2021 a pochi giorni di distanza è tornato a quota 40.000 dollari.

Criptovalute e tensioni internazionali: ecco chi è l’investitore medio

Qualcuno ha pensato bene di tornare ad accumulare appena sotto il suo fair value. Tra questi l’investitore medio secondo i dati di XTB ha 34 anni, fa in media cinque transazioni CFD cripto l’anno, con una durata media di contratto pari a tre giorni e 21 ore e nella stragrande maggioranza dei casi è uomo. La preferenza dell’investitore medio si rivolge dopo Bticoin verso Ethereum e Ripple. Le criptovalute non sono oggi più considerate un mercato di nicchia. Circa il 33% infatti di fa trading online ha effettuato almeno un’operazione su questo mercato.

Questa percentuale è più alta nella Repubblica Ceca 41.2%, in Spagna con il 37.7%, in Portogallo con il 36.3%. Seguono Germania con 28.7% e l’Italia con il 15.2%.

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Criptovalute e scenari internazionali: l’ordine esecutivo del Governo USA

Sul fronte delle criptovalute rimane pendente l’ordine esecutivo del Governo USA destinato a stabilire una strategia per la gestione delle valute digitali. Il provvedimento doveva essere firmato all’inizio dell’anno, ma una disputa tra lo staff del segretario al Tesoro, Janet Yellen e i funzionari del Consiglio Economico Nazionale, ha rallentato il suo progresso. Joe Biden che avrebbe dato mandato esplorativo a diverse agenzie del governo USA sia per le criptovalute che per le CBDC, la valuta digitale emessa dalla banca centrale. Il Dollaro digitale e la regolamentazione delle stablecoin non sembrano quindi un’urgenza per la Federal Reserve.

Sia il Tesoro che i regolatori federali, tra cui la Securities and Exchange Commission hanno fatto progressi. In questi anni hanno infatti fornito chiarezza sulle regole intorno a questo tipo di asset.

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