Guerra in Ucraina, guadagni e perdite delle aziende italiane in Russia

Le imprese italiane che fanno affari con la Russia sono numerose: se ne contano ben 200mila con un giro d’affari di circa 7,6 miliardi di euro.

Con l’annuncio dei piani di riarmo della Germania, che ha stanziato 100 miliardi per rafforzare l’esercito, Piazza Affari registra guadagni in risposta al settore della difesa.

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L’Ucraina gioca in queste settimane il punto di svolta per le decisioni degli investitori, in particolare ieri i titoli della difesa. A mettere le ali Leonardo con una crescita del +14%.

Volano anche le Thales a Parigi e le Rheinmetall a Francoforte. Sul listino milanese ne approfitta anche Fincantieri che cresce oggi di circa il 3%. Leonardo, ha un’esposizione diretta agli investimenti della difesa tedeschi, grazie alla quota di partecipazione del 25% di Hendsoldt. La società tedesca ha una posizione predominante nel mercato della difesa europeo. Gli investitori si aspettano che la posizione della Germania rifletta quello che sarà il generale allineamento dei partner occidentali.

L’Italia, investe in spese militari meno dell’1,5% del Pil, mentre la Germania salirà oltre il 2%. L’annuncio tedesco non era per nulla scontato e il beneficio della sorpresa è arrivato fino a Fincantieri che fa della difesa il 25% delle sue entrate complessive.

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Riarmo della Germania e imprese italiane: i guadagni delle grandi aziende

Sono almeno cento i miliardi di euro una tantum, che la Germania ha deciso di investire per rafforzare la difesa. La tedesca Rheinmetall che produce carri armati e veicoli corazzati, ha visto le sue azioni aumentare di oltre il 30%. Hanno beneficiato dell’annuncio del cancelliere tedesco Scholz anche le quotazioni del produttore di sottomarini Tkms del Thyssenkrupp, in rialzo di oltre l’8%. Anche le azioni della britannica BAE Systems sono aumentate del 14%, raggiungendo livelli record, così come della francese Thales cresciuta di circa il 12,5%.

Se gli investitori nel comparto festeggiano il rinnovato interesse per le spese militari, gli interessi complessivi dell’Italia dalla guerra in Ucraina verranno sicuramente minati. Dal turismo alla moda, passando per l’export, le importazioni e il costo dell’energia.

In questo settore sono i giganti del gas e del petrolio come BP, Shell a essere vincolati ad un’uscita dal mercato russo. La banca globale HSBC e la più grande società di leasing di aeromobili del mondo AerCap, si sono uniti a una lista crescente di società che cercano sbocchi per evitare le pesanti limitazioni delle sanzioni.

Guadagni e perdite della Russia dalle grandi aziende nel settore energetico

Shell ha dichiarato lunedì che uscirà da tutti gli accordi commerciali, che pesano per più di un quarto sull’impianto Russo Sakhalin 2 LNG, posseduto e gestito al 50% dal gruppo russo Gazprom. Lo stesso accade per British Petroleum il più grande investitore estero della Russia, che ha annunciato nel fine settimana l’uscita dalla partecipazione del 20% in Rosneft. Nonostante questo abbia danneggiato quella che oggi una delle quattro più grandi multinazionali dell’energia al mondo, dimezzando le sue riserve di petrolio e gas, non sarebbe stato possibile rimanere neutrali alle vicende. La stessa posizione è stata assunta da Equinor, società energetica di maggioranza di proprietà dello stato norvegese, nonché a ExxonMobil e TotalEnergies.

Oltre la metà delle esportazioni russe riguarda gas e petrolio. E, di conseguenza, proprio sul fronte dell’energia si sono mosse alcune delle contromisure più dure nei confronti del governo di Mosca. L’Occidente si è mosso in sinergia per punire la Russia con una serie di misure. Tra queste la chiusura dello spazio aereo all’aviazione russa, nonché l’esclusione dalla rete finanziaria globale SWIFT e la limitazione per Mosca di accedere alle sue riserve estere da 630 miliardi di dollari.

Le perdite della Russia dalle società nel settore finanziario

Anche il Fondo sovrano norvegese che con i suoi 1300 miliardi di dollari di capitalizzazione è un peso massimo dell’economia mondiale, cederà le sue attività russe, per un valore di circa 2,8 miliardi di dollari. La sua influenza economica si affianca a quella di altri fondi sovrani come quello australiano, nonché di banche e società finanziarie occidentali che taglieranno gli investimenti e usciranno da Swift.

La Russia ha il secondo numero di utenti di Swift dopo gli Stati Uniti, ne fanno parte infatti circa 300 istituzioni finanziarie. In termini pratici attraverso il servizio passano bonifici in entrata e in uscita dalle istituzioni finanziare estere. Senza lo Swift le transazioni ordinarie dovrebbero passare su sistemi locali, più costosi e meno efficienti.

Nel sistema bancario internazionale il codice SWIFT rappresenta quello più usato per l’identificazione di una banca. Non essere in possesso di tale codice escluderebbe le banche russe da qualsiasi tipo di operazione di trasferimento di denaro in entrata e in uscita. Nella pratica l’esclusione può isolare le banche russe dal circuito finanziario internazionale. A questo si affiancano il NYSE e il Nasdaq, due degli indici degli Stati Uniti tra le borse più importanti al mondo. Queste lunedì hanno interrotto le negoziazioni di azioni delle società quotate con sede in Russia.

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Le aziende russe uscite dai listini Nasdaq e NYSE

Le restrizioni normative interrompono temporaneamente il commercio di otto società sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina. Il Nasdaq ha annunciato interruzioni delle negoziazioni per la società Internet con sede a Mosca Yandex, la società di pagamento QIWI, l’e-commerce Ozon e HeadHunter Group che si occupa di reclutamento del personale.

Il Nasdaq ha rifiutato di commentare l’interruzione delle negoziazioni e il trading potrebbe riprendere una volta soddisfatti nuovamente i requisiti di sicurezza delle società finite nella lista nera. Per quanto riguarda il NYSE lunedì ha interrotto gli scambi sul listino per tre società: Mechel, nel settore minerario e siderurgico, Mobile TeleSystem nel settore delle teleconomunicaizoni e Cian, una piattaforma russa di annunci immobiliari online.

Il trading è stato interrotto per permettere alla borsa di raccogliere informazioni sull’impatto economico dei recenti eventi comprensivi delle sanzioni da parte occidentale.

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Il conflitto e le reazioni di Facebook e Google

Tra le grandi aziende tecnologiche anche Facebook, ha vietato ai media statali russi di pubblicare annunci o fare soldi sulla sua piattaforma in tutto il mondo venerdì. In risposta, Mosca ha detto che limiterà parzialmente l’accesso dei suoi cittadini a Facebook, accusando il gigante dei social media di censurare i media russi.

Facebook è impegnata nel rimuovere reti di propaganda filorussa sia sul social network che su Instagram. La società ha scoperto che i contenuti erano costruiti e diffusi anche su altre piattaforme come Twitter, YouTube, Telegram e anche Odnoklassniki e VK russi. L’azienda ha poi limitato l’accesso ai media statali russi RT e Sputnik sulle sue piattaforme in tutta l’Unione europea.

Google è intervenuta per verificare e prendere posizione dato il coinvolgimento del suo social media. Anche Google ha impedito ai media statali russi e ad altri canali legati al governo di guadagnare tramite pubblicità sui siti web, nonché su applicazioni e YouTube. Google ha dichiarato di aver rimosso centinaia di canali YouTube e migliaia di video per aver violato le sue politiche, annunciando che avrebbe continuato a interrompere le campagne di disinformazione russe.

Anche la neutrale Svizzera ha dichiarato di affiancarsi alle sanzioni dell’Unione europea, congelando i beni di alcuni individui e società russe. Il fatto che la politica e l’economia occidentali stiano rispondendo in modo coeso alla mossa del Cremlino non è banale, né lo si poteva dare per scontato allo scoppio del conflitto. Al contrario uno degli obiettivi strategici di Putin sembrava proprio puntare a dividere il cosiddetto blocco occidentale, mettendo in evidenza, esigenze economiche e quindi strategiche completamente diverse.

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