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Guerra dei dazi: i 10 effetti collaterali dei quali nessuno parla ma che stanno ridisegnando la produzione internazionale

I 10 effetti collaterali ai dazi che potrebbero vivere a breve gli Stati protagonisti della guerra dei dazi: i nuovi equilibri geopolitici

La guerra dei dazi non è solo questione di tariffe. Non è neanche questione di politiche commerciali. La guerra dei dazi sviluppata a tavolino già dai tempi della campagna elettorale di Donald Trump, il rieletto presidente degli USA, nasconde un intreccio di conseguenze e obiettivi che stanno sconvolgendo e ridisegnando produzione ed equilibri internazionali.

Guerra dei dazi: i 10 effetti collaterali dei quali nessuno parla ma che stanno ridisegnando la produzione internazionale -trading.it

Oltre al conflitto tra Stati Uniti e Cina, si sta intensificando una nuova guerra commerciale mondiale tra super potenze. Cina, USA ed Europa sono i tre macro protagonisti di riferimento. Bruxelles anche, dopo gli USA, valuta l’introduzione di dazi su prodotti cinesi come le auto elettriche per contrastare la concorrenza sleale e proteggere l’industria europea.

La Cina in forte espansione dal punto di vista tecnologico è una ‘minaccia’ anche per il nostro commercio. Minaccia tra virgolette perché quando si usano termini così forti è sempre bene sottolineare l’utilizzo anche un po’ incauto. In questo caso, ad esempio, il settore automotive europeo è in forte crisi, e l’inport da parte della Cina diventa per l’Europa un vero fattore determinante: porterà a una stasi ancora più profonda?

La presidenza Trump e l’inizio della guerra dei dazi

Ciò non significa che la situazione non potrà essere ricalibrata, ma che piuttosto dovremmo essere noi in primis a diventare acquirenti consapevoli. Questo nuovo fronte sta ulteriormente frammentando il commercio globale e accelerando il rimodellamento delle filiere produttive: tutto è destinato ad evolvere e riassestarsi.

La presidenza Trump e l’inizio della guerra dei dazi -trading.it

La presidenza di Donald Trump ha sicuramente scaldato le acque introducendo dazi su una vasta gamma di prodotti cinesi (e non solo) nel tentativo di ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti e proteggere l’industria nazionale. La Cina ha risposto con contromisure similari, per difesa, dando vita a una spirale di tariffe punitive che ha coinvolto settori chiave come l’elettronica, l’automotive e l’agricoltura.

Questa tensione ha avuto ripercussioni globali e, così come è possibile vedere anche dagli indici di apertura dei mercati finanziari di questi giorni, sta portando le imprese a rivedere le proprie strategie produttive e accelerando la creazione di nuove alleanze economiche.

Nel frattempo, la Cina ha cercato di rafforzare i legami economici con altri paesi asiatici e ha aumentato la sua autonomia tecnologica per ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti. Con l’ingresso della UE nella disputa commerciale, l’industria europea si trova ora a dover fronteggiare sia la pressione dei dazi statunitensi sia la concorrenza delle aziende cinesi, che ricevono ingenti sussidi dal governo di Pechino. Se da un lato gli Stati coinvolti impongono tariffe per proteggere le proprie economie, dall’altro emergono effetti collaterali meno discussi, ma ugualmente impattanti. Vediamo i dieci principali.

I 10 principali rischi della guerra dei dazi che anima nuovi equilibri globali

1. Rilocazione silenziosa delle aziende

Molte imprese stanno spostando discretamente la produzione in paesi non colpiti dai dazi, come Vietnam, Indonesia o Messico, per evitare le tariffe imposte tra Stati Uniti e Cina. Questo sta creando nuovi hub manifatturieri e modificando le dinamiche economiche regionali. Un esempio evidente è il colosso Apple, che ha iniziato a diversificare la sua produzione, riducendo la dipendenza dalla Cina e investendo invece in India e Vietnam per l’assemblaggio di iPhone e altri dispositivi.

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2. Innovazione forzata

Le tensioni commerciali stanno costringendo le aziende a rivedere le proprie catene di approvvigionamento, spingendole a investire in ricerca e sviluppo per sostituire componenti importati con soluzioni ‘domestiche’. Questo accelera l’innovazione in settori chiave come l’automazione industriale ad esempio, ma anche per semiconduttori e materiali avanzati. Un caso emblematico è quello dei produttori di chip negli Stati Uniti, che a seguito delle restrizioni imposte alla Cina stanno potenziando la produzione interna e sviluppando tecnologie all’avanguardia per mantenere la leadership del settore.

3. Emergenza di nuove alleanze commerciali

I paesi colpiti dai dazi stanno stringendo accordi bilaterali e multilaterali per ridurre la dipendenza dai mercati tradizionali, così come aveva dichiarato Trump durante la campagna elettorale. Anche il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), che coinvolge 15 paesi dell’Asia-Pacifico, sta emergendo come una delle più grandi aree di libero scambio al mondo. L’Unione Europea, nel frattempo, sta cercando di rafforzare i rapporti commerciali con l’India e altri paesi emergenti per ridurre la sua dipendenza dalla Cina.

4. Svalutazione competitiva delle Valute

Alcune nazioni potrebbero svalutare intenzionalmente la propria moneta per compensare l’impatto dei dazi, rendendo le proprie esportazioni più competitive sui mercati internazionali. La Cina, ad esempio, in passato ha lasciato scendere il valore dello yuan in risposta ai dazi statunitensi. Sono strategie che possono portare a guerre valutarie con effetti destabilizzanti su scala mondiale.

5. Aumento dell’evasione doganale

Le tariffe elevate incentivano pratiche illegali come il contrabbando e la falsa dichiarazione di origine delle merci. Per spiegarlo in modo più concreto, alcune aziende ricorrono infatti a triangolazioni commerciali come per esempio spedire i propri prodotti in paesi non soggetti ai dazi, per poi riesportarli con una nuova etichettatura d’origine. Questo complica l’applicazione delle leggi commerciali e aumenta i costi di controllo per i Governi, oltre ovviamente a penalizzare le aziende che rispettano le regole.

6. Impatto sulle politiche ambientali

Per mantenere la competitività, alcuni paesi potrebbero allentare le normative ambientali, permettendo pratiche più inquinanti per ridurre così i costi di produzione. Se da un lato la guerra commerciale può accelerare l’innovazione di materiali sostenibili, dall’altro il rischio di un aumento delle emissioni è concreto soprattutto guardando alle indicazioni date dalla politica USA in merito ai provvedimenti del green deal.

7. Pressione sui lavoratori migranti

La riduzione delle esportazioni e il trasferimento della produzione possono portare a tagli occupazionali nei settori manifatturieri, colpendo duramente i lavoratori migranti che spesso non hanno reti di sicurezza sociale.

8. Congestione nei porti alternativi

L’aumento del traffico verso paesi non soggetti a dazi sta causando sovraccarico nei porti di queste nazioni.

9. Oscillazioni nei mercati delle materie prime

Le aziende potrebbero accumulare o liquidare rapidamente le scorte in risposta ai dazi, causando volatilità nei prezzi di materie prime come acciaio, o petrolio e via discorrendo.

10. Cyberattacchi come arma economica

In risposta alle restrizioni commerciali, alcuni stati potrebbero intensificare attività di spionaggio cibernetico. Perché? Ovviamente per ottenere vantaggi competitivi negli scambi commerciali, mettendo a rischio la sicurezza dei dati aziendali e nazionali.

Claudia Manildo

Giornalista pubblicista e content editor, sono laureata all'Università di Siena in Comunicazione e all'Università di Parma in Giornalismo e Cultura Editoriale. Scrivere, oltre che un lavoro, è una missione quotidiana. Sono editor e correttore bozze freelance e nel tempo libero recensisco libri. Appassionata di sociologia e di interazione uomo-macchina, nel 2022 ho pubblicato il mio primo saggio per deComporre Edizioni.

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