Attenzione a come si decide di usare Whatsapp, ci sono delle regole da seguire, molto importanti. Così si evitano conseguenze
Usiamo Whatsapp ogni giorno per scambiarci messaggi con le persone care, con gli amici, o anche per questioni di lavoro. È uno dei mezzi più usati al mondo, in questo senso.
Whatsapp consente l’accesso a moltissime funzioni, come ad esempio audio vocali, messaggi, videomessaggi brevi, e molto altro ancora. Pur essendo usato anche in ambito lavorativo, sfruttando la potenza di community e canali, non sempre, durante l’orario di lavoro, ci sono dipendenti ligi al dovere.
Può succedere che usino whatsapp oppure altri social, per ragioni altre, al di fuori del business. E dalle aziende questa cosa non è proprio gradita, perché chiaramente significa rendere di meno, essere meno concentrati e quindi poco produttivi.
Un qualcosa che senza dubbio è scorretto nei confronti dei datori di lavoro, e che implica che l’impresa ricorra a delle misure per controllare i propri dipendenti, sempre nell’ambito lavorativo.
Quando il dipendente lavora in un’azienda, di solito ha a disposizione cellulari, computer e tablet forniti dall’impresa.
Ma nell’orario di lavoro, c’è sempre qualcuno che fa il furbetto e così, le aziende attuano la cosiddetta sorveglianza aziendale, atta a controllare i dipendenti. Tale sorveglianza, tuttavia, non può sconfinare assolutamente in atti illegali.
Secondo il Garante della Privacy, infatti, il datore di lavoro deve assicurare la riservatezza delle comunicazioni tramite dispositivi elettronici sul lavoro, comprese chat aziendali e videoconferenze. Queste azioni sono infatti tutelate da leggi sulla segretezza.
Il datore di lavoro, non ha autorizzazione a trattare dati personali con metodi illegali. Accedere senza permesso a conversazioni su chat aziendali, è semplificato da un software spia installato sul dispositivo elettronico del lavoratore dipendente. Così l’azienda ne monitora l’operato da ufficio e da remoto, cioè se il lavoratore lo usa anche a casa.
Per l’Autorità si tratta di una gravissima violazione della privacy. Il datore di lavoro può stabilire come utilizzare gli strumenti che dà in uso ai propri lavoratori, assicurando la tutela della privacy. I dati condivisi con chi è responsabile del trattamento devono limitarsi all’esercizio delle mansioni in ambito lavorativo.
Il datore di lavoro deve rispettare i lavoratori, i principi di correttezza, rilevanza e limitazione. Tuttavia, gli strumenti forniti dall’azienda non dovrebbero essere usati per scopi altri, da quelli che sono i fini lavorativi. Per cui, meglio evitare l’uso per fini personali. In sostanza, deve esserci rispetto reciproco.
Ne consegue che è vieta monitorare costantemente dipendenti dal pc aziendale, chat aziendali e navigazione web.
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