Green Pass, dal super alla (possibile) via di mezzo: cosa succederà il 31 marzo

Cosa accadrà alla fine del mese? Lo stato di emergenza legato alla pandemia scadrà ma il Green Pass potrebbe restare. In forma rimodulata.

 

L’emergenza in Ucraina ha colpito duro, sul piano economico ma anche psicologico. In un contesto sociale già duramente provato da due anni di pandemia. Un tempo che è sembrato infinito, che ci ha costretto a modificare le nostre abitudini e i ritmi delle nostre vite.

Green Pass rimodulato
Foto © AdobeStock

Sembrava non potesse quasi accadere nulla di peggiore dopo un evento simile. Tanto che, all’inizio dell’emergenza Covid, si parlava di una mobilitazione simile da parte dei soccorritori solo per i casi di grandi sismi. Uno scenario praticamente da guerra. Chi poteva immaginare che, proprio nel momento in cui si parlava di ripartenza e di avviare dei piani di ripresa economica, una guerra arrivasse sul serio. Non che il mondo abbia fatto tacere le armi nei decenni trascorsi dalla Seconda Guerra mondiale. Stavolta, però, gli echi dei cannoni rimbombano alle porte dell’Europa e il conflitto inaugurato dalla Russia cammina su un filo estremamente teso, rendendo precari gli equilibri geopolitici del Vecchio Continente. In questo contesto, la pandemia sembra aver assunto quasi un’importanza secondaria, soppiantata al primo posto dell’elenco delle preoccupazioni dalle possibili conseguenze del conflitto in Ucraina. Non ultima i rincari sui costi delle materie prime.

Intanto, però, il mondo cerca di far fronte alla nuova emergenza senza dimenticarsi di monitorare la situazione anche dal punto di vista sanitario. Il prossimo 31 marzo, in teoria, avrebbe dovuto concludersi lo stato di emergenza dovuto alla pandemia. La guerra in atto, con le sue scorie in grado di minare la stabilità economica dell’Europa, ha spinto il Governo italiano ad allungare la scadenza al 31 dicembre 2022. Una questione diversa però, riferita all’emergenza profughi e alle possibili conseguenze del conflitto. Questo significa che, per quanto riguarda le misure anti-Covid, tutto tornerà come prima dello scoppio della pandemia? In realtà potrebbe non essere così. Anche se sicuramente cadranno una serie di restrizioni e persino il Comitato tecnico-scientifico (il Cts) potrebbe essere sciolto.

Green Pass “rimodulato”: la soluzione allo studio per il dopo-emergenza

Le domande principali, però, riguardano il Green Pass. Uno degli strumenti simbolo della pandemia, un lasciapassare dapprima limitato, in seguito indispensabile, fra le misure in assoluto più dibattute negli ultimi mesi. Pensato per incentivare le vaccinazioni, con il raggiungimento di una copertura adeguata per tutta la popolazione, in teoria, il Green Pass nella sua impostazione base dovrebbe perdere efficacia. Tuttavia, gli esperti non sarebbero ancora convinti di voler eliminare completamente la misura, soprattutto nell’ottica di una possibile risalita dei contagi in autunno. Lo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza, ha invitato alla prudenza, anche a fronte di una parziale ripresa dei contagi e un aumento del valore Rt. Un invito ad andarci cauti prima di riprendere tutto come prima della pandemia. Una parola dopo due anni e oltre di sofferenza e l’incombenza di una guerra alle porte dell’Europa.

La proposta

E’ pur vero, però, che il Covid non è scomparso. E nonostante l’attenzione dell’opinione pubblica sia un po’ scemata nelle ultime settimane, i numeri chiedono ancora vigilanza. L’indice Rt è stimato all’1,3% e, come riferito dal fisico Giorgio Sestili ad AdnKronos Salute, i casi hanno registrato un +13% negli ultimi sette giorni. Anche se i ricoveri calano abbastanza stabilmente, il virus sarebbe nuovamente in crescita in quattro Regioni, indicate come la Calabria, il Molise, l’Umbria e la Valle d’Aosta. Una recrudescenza, seppur parziale, che l’esperto ha attribuito alle riaperture ormai stabili. Anche per questo vi sarebbe qualche reticenza ad abbandonare del tutto la strada del Green Pass. Anche il ministro Speranza ha affermato che cancellarlo proprio nel momento in cui in molti abbandoneranno lo smartworking per tornare al lavoro in sede sarebbe una mossa imprudente.

L’idea sul tavolo, quindi, sarebbe quella di una via di mezzo. La certificazione verde per il lavoro dovrebbe essere tenuta almeno fino al 15 giugno, quando scadrà l’obbligo vaccinale per gli over 50. In pratica, il Green Pass verrebbe semplicemente “rimodulato”. Ipotesi che sta incontrando il parere discorde delle opposizioni, Fratelli d’Italia in testa: “Se non c’è più l’emergenza non c’è bisogno di dire alla gente che non ha il diritto di lavorare”, ha detto la leader Giorgia Meloni. E’ probabile, però, che il compromesso alla fine arrivi a dama. Staremo a vedere.

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