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Green Deal: 100 miliardi di euro all’anno per trasformare l’Europa

Il Green Deal, ufficializzato a partire dalla sua pubblicazione l’11 dicembre 2019, mette in campo una serie di misure al fine di modificare la legislazione e investire nei paesi europei, per trasformare la società e l’economia.

Il Green Deal prevede la realizzazione di misure che cominceranno a essere scontate negli obbiettivi dei piani di aiuto nazionali diversi per ogni paese, porteranno l’Unione Europea nei prossimi trent’anni a diventare economicamente competitiva ed efficiente nell’utilizzo delle risorse, realizzando una società a bassissimo impatto ecologico.

In quali modi viene portata avanti la transizione ecologica?

Esistono due modi per organizzare la transizione ecologica. Il primo è quello di riorganizzare il sistema produttivo per mezzo degli incentivi fiscali e le modifiche normative, come la tassazione delle emissioni inquinanti, atte a incentivare il virtuosismo del comparto economico dei paesi. Nell’Unione Europea si stima che oltre il 75% delle emissioni di gas a effetto serra siano causate dall’utilizzo di fonti non rinnovabili impiegate nel settore produttivo. A questo proposito la Germania ha recentemente introdotto una tassa di 25 euro per ogni tonnellata di Co2 prodotta dall’utilizzo delle fonti energetiche basate sui carburanti fossili.

Il secondo modo è quello di ispirare il cambiamento dell’economia e della finanza dei paesi, attraverso la partecipazione informata dell’opinione pubblica nelle scelte di consumo, influenzando dalla base sulle politiche aziendali e sulle caratteristiche dei beni prodotti.

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Come sarà finanziato il Green Deal europeo?

Il Green Deal sarà finanziato per i primi dieci anni con un importo medio di 100 miliardi di euro all’anno. Attualmente l’Europa è riuscita a mobilitare i primi 19,3 miliardi. Il fondo messo a disposizione dall’Europa per portare avanti la transazione ecologica prevede una spesa di 7,5 miliardi scontati nel bilancio 2021 – 2027 con ulteriori 10 miliardi che verranno messi a disposizione fin da subito, per mezzo del pacchetto di aiuti economici approvati in questi giorni a sostegno dei piani nazionali di ripresa.

Questa prima parte si concentrerà sulle coperture economiche atte a proteggere il mercato del lavoro dai mutamenti e dai limiti imposti per legge, che temporaneamente verranno scontati sul settore produttivo, finché non sarà completato il passaggio verso un’economia sostenibile. Per ogni obiettivo da perseguirem, la Commissione Europea diffonderà le proprie direttive ai paesi membri, le quali solo successivamente, diverranno con il contributo delle decisioni dei parlamenti nazionali leggi europee vincolanti. La misura più importante che verrà presentata già quest’anno è la legge sul clima, che farà da spartiacque e porrà le basi per l’inizio dell’applicazione di tutti i provvedimenti successivi.

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L’Unione Europea e il rispetto degli Accordi di Parigi

L’iniziativa messa in campo dall’Unione Europea parte dalla consapevolezza dei limiti dovuti alla sottoscrizione degli Accordi di Parigi del 2015, nella quale l’Europa si è impegnata ad azzerare le proprie emissioni inquinanti entro il 2050, rispettando contestualmente gli obiettivi intermedi stabiliti nel dimezzamento delle emissioni entro il 2030.

Al fine di rispettare il limite nell’aumento del riscaldamento globale, in modo da tenere l’effetto entro 1,5 °C con riferimento alle temperature all’epoca preindustriale, la transazione ecologica dovrebbe favorire da principio i consumatori, che saranno gli attori principali del finanziamento della nuova economia. Verranno in questo senso messe in atto le politiche atte a diminuire il costo delle energie rinnovabili e la riduzione degli importi delle bollette energetiche delle famiglie.

Gli obbiettivi per la transizione energetica

Gli obbiettivi per la transizione energetica in condivisione con gli Accordi di Parigi prevedono:

  • La riduzione delle emissioni di gas serra dei paesi membri dell’Unione Europea, con un’ottica di prevenzione sul piano internazionale, al fine di incentivare il rispetto dei limiti di emissioni inquinanti dei paesi extracomunitari, attraverso l’introduzione di penalità per coloro che vogliono avvantaggiarsi del mercato europeo, vendendo al suo interno prodotti come ad esempio acciaio, cemento e alluminio, senza rispettare gli standard ecologici, a cui invece sono sottoposti i produttori dei ventisette paesi membri. In questo modo viene garantita indirettamente la riduzione delle le emissioni di gas serra, anche per i settori produttivi al di fuori dell’Unione Europea.
  • Sottoscrizione di accordi commerciali esclusivamente con paesi che stanno contribuendo con politiche analoghe nel proprio territorio, al contenimento del riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi.
  • Semplificazione della gestione dei rifiuti cittadini e massimizzare l’efficienza nella raccolta e nella filiera dell’economia circolare, contribuendo insieme alla collaborazione delle aziende, alla massimizzazione dell’efficacia nell’utilizzo delle risorse, riducendo contestualmente il quantitativo di Co2 emesso per riuscire a produrle.
  • Creazione di standard ecologici in modo da poter valutare oggettivamente le caratteristiche dei prodotti e dei processi produttivi delle aziende, tali da dimostrare anche agli occhi dei consumatori il contributo e il merito dell’azienda nel prevenire l’impatto ambientale. Questo è in grado di creare un circolo virtuoso ed evitare quei fenomeni pubblicitari che associano i prodotti o i processi produttivi virtù e qualità ecosostenibili, al solo fine di conquistare il favore dei consumatori.
Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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