Governo Meloni e Opzione donna: la misura è strutturale nel programma del nuovo esecutivo e potrebbe essere estesa anche agli uomini.
All’indomani delle elezioni del 25 settembre, l’Italia si ritrova con un Governo di centro-destra e il primo premier donna. Uno degli elementi strutturali del programma del nuovo Governo è quello relativo la pensione anticipata con Opzione donna. A quanto pare, l’intenzione del nuovo esecutivo sarebbe quello di utilizzare il modello della riforma anche a beneficio dei lavoratori.
Il meccanismo che caratterizza la misura di pensionamento anticipato, conosciuto con il nome di Opzione Donna, potrebbe essere utilizzato anche per i lavoratori di sesso maschile.
Al momento, infatti, Opzione donna, che è fruibile fino al 31 dicembre 2022, è una misura di pensionamento anticipato alla quale possono accedere solo le donne lavoratrici. Condizione necessaria è l’aver maturato 35 anni di versamenti contributivi.
Altro requisito che permette alle lavoratrici di sfruttare Opzione donna riguarda il raggiungimento di 59 anni di età, per le dipendenti, e 58 anni, per le autonome. In entrambi i casi, si tratta di un requisito anagrafico decisamente vantaggioso rispetto a quello previsto per la pensione di vecchiaia ordinaria (67 anni).
Governo Meloni e Opzione donna: il tema caldo della prossima riforma pensioni
Uno dei temi più caldi relativi alla prossima riforma delle pensioni, che porterebbe il nome di Governo Meloni, fa riferimento alla misura di pensionamento anticipato conosciuta con il nome di Opzione donna.
Ci stiamo riferendo al la possibilità chi è questo modello pensionistico venga esteso anche ai lavoratori di sesso maschile.
In effetti, già negli scorsi mesi si era insistito sulla possibilità di prorogare il modello Opzione donna. Ma, all’indomani delle elezioni del 25 settembre, con la nomina di un premier donna, è immaginabile che si possa spingere affinché la misura in questione diventi strutturale nel sistema di pensionamento anticipato.
In più occasioni, Giorgia Meloni ha sottolineato la sua volontà di combattere le ingiustizie del sistema pensionistico. Per questo motivo, in una recente intervista aveva commentato il modello Opzione donna affermando che “un meccanismo simile potrebbe essere studiato anche per le pensioni degli uomini”.
Finora l’alternativa lasciata a disposizione dei lavoratori è stato il sistema delle quote. Tuttavia, questo meccanismo ha dato scarsi risultati.
La penalizzazione economica della misura
Ritirarsi dal lavoro in anticipo può sembrare conveniente rispetto al requisito anagrafico previsto per la pensione di vecchiaia. Tuttavia, occorre tenere in considerazione il sacrificio economico a cui si va incontro.
A confermare la penalizzazione relativa al meccanismo di Opzione donna ci ha pensato il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico. Dopotutto, la pensione liquidata tramite la suddetta misura si avvale solo del sistema di calcolo contributivo, anche per i versamenti effettuati prima del 1996. Inoltre, per il versamento dell’assegno mensile occorre attendere:
- 12 mesi, dal raggiungimento dei requisiti, per i lavoratori dipendenti
- 18 mesi per le lavoratrici autonome.
A conti fatti, utilizzando il sistema di pensionamento anticipato Opzione donna, la pensionata va incontro ad un taglio dell’assegno che in alcuni casi può raggiungere anche il 25%.
Dunque, questa misura sembra essere molto più conveniente per lo Stato di quanto non lo sia per il lavoratore.