Eredità e successione, quanti dubbi, ma un genitore può intestare tutti i beni ad un figlio invece di un altro? La risposta inaspettata.
Rispondiamo ad un Lettore che chiede agli Esperti di Trading.it consigli su cosa fare, in quanto il padre con cui non parla da tempo, vuole intestare i beni a suo fratello minore. Chiede se può portare in causa il padre e chiedere la giusta ripartizione dei beni adesso che è in vita.
In linea di massima, il genitore può decidere di intestare tutti i suoi beni ad un solo figlio lo può fare, infatti, nessuno vieta di compiere una donazione ad un figlio invece di un altro. Il genitore ha amplia disponibilità della sua proprietà.
Questo concetto è delineato anche da nostro ordinamento giuridico. In effetti l’articolo 832 del Codice civile, consente di godere dei propri bene e di utilizzarli come si vuole. Quindi, donarli, venderli, inserirli nelle disposizioni testamentarie, darli in affitto o in uso gratuitamente ad altri.
La legge non pone limiti dei beni a disposizione del proprietario, anche se favoriscono un figlio piuttosto di un altro. Si deduce che egli può privilegiare un figlio donandogli tutti i suoi beni, oppure, fare testamento in suo favore. Quindi, in risposta al nostro Lettore, la risposta è negativa, in quanto il padre può donare i suoi beni ad un figlio invece di un altro.
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Tuttavia, dopo la morte del genitori, gli altri figli possono decidere se accettare la volontà del genitore, oppure fare ricorso per reclamare la loro quota di proprietà in base alla normativa che regola la successione.
Un genitore può effettuare un testamento o una donazione intestando i beni ad un solo figlio. Ricordiamo che la donazione ha delle regole precise da rispettare. Eredità e donazione: un figlio può essere escluso? La risposta che non ti aspetti
Tuttavia anche se un genitore in vita può disporre come vuole dei suoi beni, quindi, anche assegnandoli ad un solo figlio, questo non costringe i figli esclusi a rinunciare ai propri diritti. Infatti, possono fare ricorso alla lesione di legittima. Analizziamo di cosa si tratta.
Sono considerati legittimari coloro che alla morte di una persona, hanno diritto ad una quota del patrimonio, anche se il defunto lì aveva esclusi dalle sue volontà. I legittimari sono: la moglie e i figli, in mancanza i nipoti e gli ascendenti in linea retta.
L’azione legittimaria è concessa dalla legge (articolo 561 e ss. del Codice civile) che permette al figlio escluso di rivolgersi al Tribunale ed ottenere la dichiarazione che rende inefficace le donazioni e le disposizioni testamentarie. Lo scopo è quello di reintegrare la quota legittima spettante.
Però, per poter rendere inefficace l’operato del padre, occorre dimostrare la propria legittimità alla quota di eredità e il fatto che le donazioni abbiano leso la quota di eredità legittima. Inoltre, se le donazioni sono state effettuate ricorrendo alla donazione indiretta, occorrerà darne dimostrazioni con prove concrete e valide.
L’azione legate si può esercitare entro dieci anni e possono esercitarla anche gli aventi causa dei legittimari, ad esempio: in caso che l’avente diritto sia morto, dai figli e dai nipoti.
In caso il Tribunale dichiari positivo l’azione legittimaria, per ottenere il diritto il legittimario potrebbe dover compiere ulteriori azioni, quali quella di restituzione.
L’azione di restituzione è prevista dal Codice civile all’articolo 561 e ss., e consente ai beneficiari di restituire parte della donazione o di disposizione testamentaria. Di solito l’azione di restituzione è effettuata congiuntamente all’azione di riduzione. Quindi, in questo caso l’erede legittimario si rivolge al Tribunale per esercitare due azioni congiuntamente: quella di riduzione e quella di restituzione, che serviranno a ricostruire la quota indebitamente percepita e donarla al diretto interessato.
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