Ieri Gazprom non ha pagato i dividendi e ha perso in borsa fino al 35%, trascinando con sé l’indice principale della borsa di Mosca, il Moex, che ha avuto perdite del 6,3%.
È stato un nuovo colpo all’economia russa che ha inciso tuttavia soltanto sul breve termine.
Più importanti le cause della scelta degli azionisti di maggioranza che hanno optato per utilizzare i fondi per attuare il programma di reinvestimenti. Tra questi quelli per la gassificazione delle regioni della Russia e la preparazione per il prossimo inverno.
Mentre imperversa ancora la guerra in Ucraina, la divisione tedesca della società in Germania si trova in crisi; da metà giugno riceve appena il 40% del gas russo e deve compensare con acquisti costosissimi sul mercato. L’allarme sulla forte riduzione dei margini di profitto può causare l’ingresso dello Stato tedesco nel capitale della società.
Oltre Gazprom le società esposte alla crisi energetica cominciano a vacillare
L’aiuto di Stato non sarà certo il primo intervento che la Germania dovrà fare sulle società esposte alla crisi energetica. Il gas europeo resta sui massimi da inizio marzo intorno a 146 euro a megawattora. I tagli alle forniture stanno mettendo le aziende sotto stress così come i governi dei Paesi europei alle prese con una frettolosa corsa allo stoccaggio in tempo per l’inverno.
È il caso anche del colosso energetico tedesco Uniper che si correla alla riduzione delle forniture di Gazprom e discute di un possibile salvataggio da parte del governo. A 4 mesi dall’inizio del conflitto, sale la tensione con nuove e prossime prove di forza da parte della Nato. Stando alle dichiarazioni di questi giorni Svezia e Finlandia sono diventati il prossimo pretesto per uno scontro diretto con la Russia. I due Paesi possono entrare a far parte della Nato creando di fatto quella situazione che ha motivato l’invasione dell’Ucraina.
La Cina è l’unica grande potenza che in questo scenario sta avendo la meglio, restando semplicemente a guardare e offrire potenziali accordi commerciali a Russia ed Ue. La carenza di materie prime e le fluttuazioni dei prezzi provocate degli ultimi due anni hanno creato un ambiente sfidante per il sistema industriale. Coinvolte in prima linea le aziende italiane costruttrici di macchine utensili carenti di materiali e componenti.