Gazprom annuncia un nuovo stop del gas per manutenzione di Nord Stream, dal 31 agosto al 2 settembre.
Dopo l’annuncio il prezzo del gas al Ttf, il mercato di riferimento per l’Europa, è salito fino a 261 euro per MWh, chiudendo poi a 244,5.
La motivazione fornita da Gazprom è il malfunzionamento di un compressore; si intravede tuttavia la necessità della Russia di continuare a colpire l’Ue in risposta alle sue sanzioni.
Nord Stream la Russia rifornisce l’Europa di gas naturale, centrale nella produzione di energia elettrica. Attualmente l’impianto sta funzionando solo al 20% della sua capacità, in attesa che si sblocchi il contenzioso burocratico della turbina ferma in Germania, necessaria al corretto funzionamento del gasdotto.
Secondo il trend attuale, nei prossimi mesi il gas potrà arrivare a un prezzo superiore ai 260 euro. Un costo difficilmente sostenibile per la filiera produttiva, anche a fronte delle compensazioni dei governi. Oltre questo a trainare i consumi l’ondata di caldo che costringe a tenere accesi i condizionatori per raffreddare gli ambienti.
Già la scorsa estate, ben prima dell’invasione dell’Ucraina, ci fu una crisi energetica analoga a causa della improvvisa ripresa della ripresa della domanda dopo la pandemia. Questa volta la situazione è più delicata perché rischia di protrarsi a lungo termine; Questa potrebbe essere la più grande crisi energetica in Europa con i prezzi del gas all’ingrosso che sono 10 volte superiori a quelli registrati lo scorso anno.
Lo shock energetico in Europa pesa sulla durata dell’inflazione
A causa dello shock energetico sembra probabile che l’inflazione dell’Eurozona raggiunga il suo picco solo all’inizio del 2023. Gli effetti che si manifestano nei prezzi di beni e servizi erodono la crescita e avvicinano molti paesi al rischio di recessione. Tra i più esposti oggi la Germania; tra i paesi più colpiti a causa della sua dipendenza dalla Russia, ha avvertito che potrebbe non raggiungere l’obiettivo di riempimento degli stoccaggi entro il primo novembre.
L’Europa sarà costretta ad attingere in modo massiccio dalle scorte questo inverno se la Russia continuerà a centellinare la materia prima. È importante capire che il problema non si esaurisce solo questo inverno, ma sarà necessario fare nuovamente le scorte a condizioni di mercato sfavorevoli per essere dinuovo pronti l’inverno successivo. Il 2023 2024 potrebbe riservare ancora nuove brutte sorprese.