Il gas ribolle dall’inizio di questa settimana, sono almeno quattro le rotture scoperte sui gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel Mar Baltico.
L’incidente ha portato a concentrare l’attenzione su possibili ritorsioni russe.
La Norvegia è ora il più grande esportatore di gas in Europa e le sue più grandi società energetiche aumentano la sicurezza intorno alle loro attività offshore mentre la commissione europea si riunirà in vista del Consiglio straordinario di venerdì.
Il fine sarà quello di mettere sul piatto un tetto al prezzo del gas naturale russo. Per Mosca invece a sabotare i gasdotti sono gli Stati Uniti. L’ambasciatore russo a Washington, Anatoly Antonov, insiste sulla necessità di un’inchiesta per chiarire i fatti e allude chiaramente a una responsabilità di parte americana.
Gli Stati Uniti hanno ribadito che non riconosceranno “mai” le annessioni alla Russia delle regioni dell’Ucraina orientale. Washington si opporrà al riconoscimento dei territori annessi anche all’Onu.
I gasdotti Nord Stream attraversano il Mar Baltico verso la Germania dalla Russia, passando sul fondo del mare sotto acque internazionali. Le due fughe di gas maggiori si trovano vicino alla Svezia e misurano fino 900 e circa 180 metri di diametro. Cosa cambia ora? Ogni speranza che il Cremlino potesse riaprire i rubinetti verso l’Ue è ora infranta.
A questo punto si intensificano le sanzioni imposte alla Russia. Mosca dovrebbe perdere circa sette miliardi di euro di proventi derivanti dalle esportazioni di diversi prodotti. Il fine rimane quello di indebolire ulteriormente la base economica della Russia e inficiare la sua capacità di organizzare lo sforzo bellico.
La Russia ha centellinato sempre più le forniture energetiche verso l’Unione europea utilizzandole come arma bianca per reagire alle sanzioni. Al momento l’Europa ha comunque completato lo stoccaggio delle riserve di gas che saranno sufficienti per l’inverno.
La buona notizia per l’Italia è che anche nel nostro Paese è stato già raggiunto l’obiettivo del 90% degli stoccaggi rispetto alla scadenza di fine autunno. Un traguardo reso possibile dagli sforzi del Governo in collaborazione con Snam con il supporto di Gse e Arera.
L’altra buona notizia riguarda le forniture alternative. Enel ha siglato una serie di accordi con Sonatrach, la compagnia petrolifera statale algerina. Essi prevedono una fornitura di volumi addizionali per il 2022 un ulteriore aumento dei volumi negli anni successivi con prezzi di favore.
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