La Banca centrale europea, nella riunione del 14 aprile, ha confermato la tabella di marcia per la conclusione nel terzo trimestre degli acquisti netti di obbligazioni. Il debito italiano è ancora più esposto alle incertezze.
Il comunicato della Bce descrive inoltre come gli investimenti del PEPP, programma di emergenza pandemica, siano adeguati e ridistribuiti nel corso del tempo.
L’incertezza su tempi e modi di normalizzazione della politica monetaria, affiancati agli effetti dell’embargo dell’energia russa sconta i suoi effetti sulla capacità dell’Italia di finanziare il debito.
La sostanziale conclusione degli acquisti della Bce, pur se mitigata dal reinvestimento dei titoli in scadenza, ha rimesso al centro la questione della gestione dei deficit pubblici nazionali. Dal terzo trimestre 2022, verrà a mancare il compratore di ultima istanza che toglie garanzie e forza ai prezzi delle emissioni di titoli di Stato italiani.
Senza la Bce il Mef emette un debito maggiore di 73 miliardi
Per far fronte alla nuova emergenza bellica molte forze politiche italiane hanno invocato un nuovo debito comune europeo. Nonostante una finanza pubblica molto fragile, il Governo attuale è tra i più autorevoli in termini di credibilità economico finanziaria. In questo contesto Draghi sta percorrendo ogni strada possibile per mantenere in crescita l’Italia. Nonostante questo, la traduzione in cifre di queste novità si evince in primo luogo nelle coperture delle emissioni di nuovi titoli di Stato.
Il debito pubblico italiano molto superiore alla media dei Paesi europei sta mettendo in discussione la guida di Draghi. Il presidente del consiglio ha opposto fin qui resistenza alle richieste di scostamento di bilancio avanzate a ripetizione dalla maggioranza. La stima arrivata dall’Ufficio parlamentare di bilancio, mostra come quest’anno per sovvenzionare il debito le emissioni totali del Tesoro si dovrebbero fermare a 449 miliardi, contro i 471 del 2021. Al netto dei rinnovi dei titoli in scadenza, il Tesoro emetterebbe così 64 miliardi di nuove obbligazioni.
Così gli acquisti netti di debito italiano da parte della BCE crollano del 70%. La conseguenza è che fra rinnovi e nuovo debito il Mef ha bisogno di collocare sul mercato primario 352 miliardi. La differenza equivale a 73 in più dei 279 miliardi del 2021. Cifre in grado di cambiare in corso d’opera l’equilibrio del bilancio pubblico, che ha già oggi un limitato margine di manovra. La spesa per interessi presentata nel Documento di economia e finanza vale dieci miliardi di euro in più all’anno, nel triennio, di quanto previsto a ottobre.