Un nuovo calo per un altro Paese europeo fondamentale sul punto di vista finanziario. Il Regno Unito segna un ribasso storico nell’indice di fiducia il peggiore dal 1974.
Molti consumatori sono già indeboliti dall’aumento dei prezzi e oltre questo le manovre di politica monetaria premettono una recessione come effetto collaterale utile sul breve termine.
Nonostante tutto, però, in Italia il Ftse Mib mantiene sul medio termine un’impostazione rialzista che la settimana prossima potrebbe essere messa duramente alla prova. La settimana fino al 19 agosto si è conclusa con una variazione al rialzo dell’1,89% mentre sul time frame giornaliero il prezzo è vicino al supporto tra 21,700 e 21,600. È importante in questa fase considerare scontati gli eventi peggiori, con la situazione energetica che sembra andare verso la messa in sicurezza e il governo già dimissionario che si prepara in modo ordinato a nuove elezioni.
Il Ftse Mib è scambiato in questi giorni al prezzo mediano degli ultimi due mesi, ed è perciò consigliabile prudenza considerando che acquistare è tanto conveniente quanto vendere. In questo caso la quotazione risentirebbe ancora della pressione ribassista del trend di lungo termine con un obbiettivo di prezzo almeno fino ai 21,100 punti.
Intanto il dollaro aumenta la sua pressione sulla valuta del continente e sulle principali valute mondiali; questo a causa degli aumenti dei tassi previsti a settembre che influiscono sulla forza del dollaro ma anche negativamente sull’economia interna.
I dati sulle vendite di case esistenti mostrano come l’inasprimento della politica monetaria stia raffreddando il mercato immobiliare. L’obbiettivo sembra quello di un aumento di 75 punti base con un tasso di riferimento oltre il 3%.
Gli analisti di Bank of America spiegano che considerando gli attuali prezzi di mercato e le previsioni sull’inflazione, i tassi ufficiali finali reali delle economie del G10 sono in realtà ancora sotto lo zero. I valori più bassi si mantengono nel Regno Unito al -3% mentre nell’Eurozona sono al -2%.
I mercati si aspettano che i tassi continueranno a essere negativi e al contempo l’inflazione diminuisca fino all’obbiettivo del 2%. Tuttavia, finora secondo gli economisti di BofA non ci sono mai stati nella storia episodi di politiche restrittive adottate tanto dalla Fed quanto dalla Bce accompagnate da tassi ufficiali negativi.
Quando i tassi di interesse sono sotto la parità, la politica monetaria non è restrittiva e di conseguenza non può contenere l’inflazione. Al momento i tassi ufficiali reali non solo sono negativi, ma si attestano a uno dei livelli più bassi degli ultimi decenni.
Lo confermano anche i tassi di disoccupazione, vicini ai minimi storici in quasi tutte le economie del G10. L’arrivo di una recessione provocherebbe un allentamento della politica monetaria e un indebolimento delle valute. A ciò si aggiunge che le previsioni del pil nominale sono superiori alle medie storiche le economie del G10. Ciò significa in conclusione che la maggior parte delle banche centrali non sta disponendo di aumenti dei tassi sufficienti.
Contenere al contempo recessione e inflazione sarà una sfida molto difficile da superare.
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