La Borsa valori di Milano ha più di 200 anni: il suo peso sul totale dell’economia italiana, in base al valore delle società quotate, rappresenta circa il 38% del PIL.
La Borsa Valori italiana, così chiamata in quanto dal 1913 non vengono scambiati non più merci ma soltanto valori mobiliari rappresentati in titoli, dal 1997 è concentrata nella sede di Milano, nella sede di Palazzo Mezzanotte antistante la più celebre Piazza Affari, andando a sostituire le Borse Valori presenti sul territorio nazionale in altre 10 città. Al 1997 risale la sua costituzione in società per azioni, detenuta da società di intermediazione mobiliare, banche, e altri intermediari finanziari.
A partire da giugno 2009 ha cambiato il suo nome in Borsa Italiana, quando la società è stata acquistata dal London Stock Exchange, la borsa valori del Regno unito.
L’indice azionario italiano è il FTSE MIB, acronimo di Financial Times Stock Exchange Milano Indice di Borsa, ed è rappresentativo dell’andamento dei principali 40 titoli azionari quotati in collaborazione con la borsa di Londra.
Il paniere, ovvero l’insieme dei titoli che quotati rappresentano l’indice, non è immutabile. I titoli vengono selezionati dal gruppo direzionale congiunto di FTSE MIB Italia, che procede alla revisione trimestrale dell’indice in modo da modificarne le componenti e quindi escludere quelle aziende che non rispettano più i criteri di ammissione e aggiungere quelle che invece hanno raggiunto gli standard necessari. Questo lavoro avviene al fine di ottenere la massima rappresentatività dell’indice in relazione alla struttura del mercato italiano. I titoli che compongono l’indice sono selezionati in base a due criteri principali:
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Il contratto future sul FTSE MIB ha sostituito nel 2009 il contratto FIB30, che nel 1994 è stato il primo future a essere scambiato sul listino italiano. Il future sull’indice di borsa italiano è un contratto tramite il quale è possibile acquistare un titolo il cui valore è correlato in modo diretto al valore dell’indice sottostante e viene pagato alla sua scadenza o alla sua liquidazione, in base alla differenza di prezzo intercorso, tra il momento di acquisto e quello di chiusura dell’operazione. Per mezzo di questo contratto è possibile quindi scommettere sul futuro andamento non di un singolo titolo azionario, ma dell’intero indice di borsa.
Il valore del contratto è quotato in punti indice, ognuno dei quali è assegnato un valore di 5 euro. Lo scostamento di prezzo minimo del future e quindi la variazione del valore della quotazione è di cinque punti indice, con un valore in termini monetari e quindi una eventuale variazione sul capitale di 25 euro ogni tick.
I contratti future negoziabili sull’indice, si differenziano in base alle loro scadenze trimestrali, che avvengono rispettivamente nei mesi di marzo, giugno, settembre e dicembre.
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A differenza dei mercati over the counter OTC (ovvero non regolamentati), come quello FOREX o contratti CFD, c’è la garanzia della solvibilità delle controparti, garantita dall intervento della clearing house, la Cassa di compensazione e garanzia.
Al fine di garantire l’assenza del rischio di insolvenza per i contratti negoziati, la clearing house in cambio di una percentuale sul valore del contratto, da versare alla sua stipulazione, scinde il contratto in due divenendo contemporaneamente venditrice nei confronti del compratore e acquirente nei confronti del venditore. In tal modo essa diviene intermediario e controparte diretta dei traders, assumendosi gli oneri finanziari di adempimento dei contratti e minimizzando così il rischio di insolvenza.
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