Obbligo di fattura elettronica e forfettari in merito alle partite Iva: quando scatta, aspetti, questione esonero e altri particolari al riguardo
Quali sono aspetti e dettagli circa le partite iva e in relazione all’obbligo di fattura elettronica per i forfettari: alcuni particolari, chi non deve farla e perché può essere un problema dal punto di vista contabile. I dettagli al riguardo di seguito.
È un tema che desta interesse, quello inerente la fattura elettronica, che come i più informati sapranno è stata introdotta in Italia nel 2008 dalla legge finanziaria, ma attua soltanto sin dal 2015 per la Pubblica Amministrazione. A partire dal 2019, l’obbligo è stato allagato ai privati, limitatamente a professionisti e aziende private, ad esclusione di alcuni operatori.
A parlarne è Money.it nel proprio approfondimento, che spiega che nel mese di dicembre 2021 il Consiglio UE ha approvato la proposta italiana di derogare gli art. 218 e 232 della diretta IVA, così da imporre la fatturazione elettronica sino al trentuno dicembre 2024 e anche ai contribuenti forfettari.
Dalla decisione pubblicata in Gazzetta Ufficiale comunitaria il diciassette dicembre 2021, ha avuto il via la macchina legislativa del Paese al fine di poter recepire la suddetta disposizione.
L’entrata in vigore dell’obbligo, sin dal primo luglio, è stato fissato dalla pubblicazione del decreto Pnrr in Gazzetta Ufficiale n.100, sabato trenta aprile 2022; Money.it spiega che vi sarebbe però una, per così dire, “scappatoia”, che permetterebbe l’esonero sino al trentuno dicembre 2023 per quanto concerne le partite Iva con ricavi e compensi nell’anno di imposta precedente sino a venticinque mila € annui.
Un tema di gran rilevanza che desta attenzione e suscita interesse, quello inerente l’obbligo di fatturazione elettronica in relazione ai forfettari, tema che è stato approfondito e che si può leggere anche qui.
Money.it spiega dalla norma si evincerebbe che alcuni soggetti avranno modo di continuare ad emettere fatture cartacee, in deroga al nuovo obbligo. È il caso di soggetti, non necessariamente in regime forfettario, i quali compensi annui non superino venticinque mila euro annui.
Sebbene quello forfettario sia ritenuto un regime fiscale “naturale” al momento dell’apertura della p.iva, da cui si fuoriesce al superamento di sessantacinque mila euro annui di compensi, resta per quanto riguarda il contribuente la possibilità di scegliere di optare del regime ordinario, restando comunque escluso dalla fatturazione elettronica, si legge. Ciò comporterebbe che un soggetto il quale abbia aperto la partita iva nel 2022, venga quantomeno sino al primo gennaio 2023; qualora durante tale anno dovesse andare oltre la soglia dei venticinque mila euro a partire dal 2023, questi sarà obbligato per quanto riguarda il nuovo adempimento.
Ad essere esclusi dall’obbligo, spiega ancora Money, le ASD in regime Legge 398/1991 con ricavi sino a 25 mila € (fino al trentuno dicembre 2023), e i piccoli produttori agricoli, articolo 34 comma 6, Dpr n.633/1972), già esonerati dall’emettere fattura nel caso di volume d’affari minori di settemila euro. Vi sono stati appelli e alcuni critiche circa l’ingresso in vigore dell’obbligo, la quale sembrerebbe inderogabile, fissata al primo luglio 2022. A pronunciarsi tanto le parti politiche quanto le associazioni di categorie, e anche, viene spiegato, il Consiglio nazionale dei Commercialisti.
Ad essere oggetto di critiche sono in particolare le tempistiche inerenti l’attuazione più che lo strumento, utile rispetto al contro all’evasione fiscale e alla riduzione dei costi amministrativi delle imprese. L’adozione a metà anno del sistema di fatturazione elettronica implica, si legge, complicazioni che derivano “da una modalità mista dei documenti in parti cartacei e in parte elettronici”, come spiegato da de Nuccio, presidente del Consiglio nazionale.
Ad essere complicata è anche la gestione inerente gli scontrini elettronici verso l’estero, in seguito all’abrogazione, a partire dal primo luglio 2022 dell’esterometro, viene sottolineato da Nucera, Presidente Associazione dottori commercialisti (Adc).
Ai fini della documentazione delle operazioni svolte con l’estero, le piccole aziende del Paese dovranno adeguarsi alla fattura elettronica, impiegando i documenti predisposti da Agenzia delle Entrate per emettere una autofattura elettronica o integrazione, a seconda dei casi, da trascrivere nei registri Iva, in entrata e in uscita, così da assolvere in modo corretto all’imposta dovuta.
Questi alcuni dettagli al riguardo. Ad ogni bene è bene approfondire ed informarsi sui diversi aspetti ed elementi importanti, anche mediante un confronto con esperti del campo e professionisti del settore, così da chiarire eventuali dubbi, particolari, e conoscere i vari aspetti con maggior dettaglio.
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