La SNB potrebbe fare sentire la sua presenza sul mercato del Forex al fine di proteggere la valuta dall’eccessivo incremento del valore, che ha portato il cambio valutario a guadagnare fino al 13% nell’ultimo anno.
Il franco svizzero si rafforza sul mercato valutario, compensando le inquietudini degli operatori più avversi al rischio, che acquistano la valuta diminuendo l’esposizione dei portafogli alla volatilità negativa del comparto azionario e dai rendimenti obbligazionari divenuti particolarmente bassi.
Negli ultimi nove mesi la moneta elvetica si è costantemente rafforzata e nei confronti dell’Euro e si avvicina al livello massimo di gennaio 2021 a quota 1,075. La corsa ai beni rifugio come l’oro stabilmente intorno a livelli compresi tra i 1900 e i 1800 dollari all’oncia, ha scaturito le attuali correlazioni con quella che è l’economia maggiormente in grado di ridare il via alla crescita globale, segnalando la ripresa sui dati del mercato del lavoro. Il cambio USD/CHF sul Forex mostra chiaramente la correlazione dei mercati globali in attesa di un mutamento di scenario, spingendo gli operatori a modificare pesantemente il sentiment all’uscita dei dati macroeconomici non farm payroll e disoccupazione USA. Almeno dalla scorsa estate a partire da giugno 2019 USD/CHF si è rafforzato del 8% raggiungendo gli attuali 0,92 franchi. Per avere un termine di paragone dell’attuale effetto correlativo segnato dalla volatilità sul cambio, gli ultimi due dati sulle paghe a esclusione del settore non agricolo e sulla disoccupazione USA, che vengono rilasciati ogni primo venerdì del mese, hanno avuto una forza straordinaria, tale da realizzare un incremento del valore del dollaro del 3% in soli tre giorni.
Il franco vive un periodo di transizione nel quale la maggior parte degli operatori sono ancora investiti sulla valuta, nonostante la ripresa economica sia entrata a regime e mostri chiari i segnali della ripresa dei mercati domestici e delle economie nazionali. Molti investitori pensano probabilmente che i mercati azionari siano sopravvalutati e sostenuti dagli eccessi dovuti agli stimoli monetari e dalla speculazione, avvenuta sulla scia dell’entusiasmo per il graduale ridimensionamento dell’emergenza sanitaria.
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Quali sono le motivazioni dell’attuale forza del franco svizzero?
Un altro motivo della forza del franco potrebbe essere proprio lo slancio della sua economia, dovuta all’accelerazione dei programmi vaccinali in grado di dare forza, così come avviene negli altri paesi, alla sua economia interna. Il trend positivo sulla valuta potrebbe continuare nonostante il picco della crisi sembri ormai alle nostre spalle, questo grazie alla capacità dell’economia svizzera di garantire bassi tassi inflazionistici, che rendono la sua valuta un ottimo bene rifugio preferibile in questo momento sia al dollaro USA che allo yen giapponese.
Per quanto riguarda l’eurozona, venerdì 6 agosto in coincidenza del rilascio dei dati macroeconomici USA, il franco ha toccato i 1,07203 contro l’euro, il livello di prezzo più alto dal 9 novembre. Gli investitori temevano evidentemente che la variabile Delta potesse avere la forza di rallentare la crescita globale, questo in concomitanza con il crollo dei rendimenti obbligazionari dei titoli di Stato USA e tedeschi.
La questione adesso è capire quale sarà il livello massimo di prezzo che la banca centrale svizzera è in grado di tollerare prima di intervenire a supporto dell’economia. Secondo gli analisti di ING e Monex Europe, il livello di cambio contro l’euro dovrebbe rimanere tra gli 1,05 e 1,03 franchi per ogni euro. Molto dipenderà anche dal rendimento dei titoli di stato europei, con i trader che potrebbero tornare short su EUR/CHF se i rendimenti dovessero tornare a salire.
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La Bundesbank ha previsto un’inflazione al 5%.
Intanto le notizie dalle maggiori economie europee non danno in questo senso adito a ripensamenti. La Bundesbank ha infatti previsto un’inflazione che entro fine anno arriverà intorno al 5%. Le azioni di politica monetaria possono fallire nel raggiungimento dell’obbiettivo inflazionistico anche per eccesso. Questo sforamento è chiamato in gergo “overshooting” ed è quello che sta accadendo proprio in Germania, che il 29 luglio ha mostrato come l’economia tedesca stia scontando pesantemente la politica espansiva della BCE, con un’inflazione salita proprio il mese scorso del 3,1% anno su anno. Si tratta del maggiore incremento dal 1993.
Le cause sembrano per ora transitorie, come gli aumenti di prezzo delle materie prime e dell’energia, tuttavia per la BCE come affermato recentemente con il mutamento della sua politica economica, scostamenti sia negativi che positivi sono da considerarsi negativi, in quanto l’obbiettivo del 2% deve raggiungersi per poter considerare efficace la politica monetaria.