La nuova legge delega sul Fisco ha proposto la modifica dei fondi pensione. Questo cambierebbe di molto la pensione integrativa e non solo.
Con la delega sulla riforma fiscale la commissione parlamentare ha proposto la modifica della tassazione sui fondi pensione. La tassazione proposta sembrerebbe modificare bruscamente le attuali aliquote che oggi vanno dal 9 al 15%, sostituendolo con aliquote dal 23 al 46%. Si ritornerebbe a 20 anni fa, alla riforma Visco del 2000. Subito arriva il “no” di Alberto Brambilla, padre della riforma del 2005 che, ha reso i fondi pensioni agevolati e accessibili a tutti con vantaggi fiscali. Inoltre, bisogna considerare che una tassazione elevata è disincentivante e porterebbe a distruggere quanto fatto fin ora. Inoltre, cambiare le regole ogni tre o quattro anni crea solo incertezza tra gli iscritti alla previdenza complementare.
Potenziare la previdenza complementare è fondamentale nella nuova riforma pensioni, soprattutto per i giovani che, a livello pensionistico, hanno un futuro incerto. L’adesione ad un fondo pensione oggi, è molto conveniente e permette di ricevere molte agevolazioni. Infatti, negli ultimi tempi, c’è stato un incremento dei fondi di previdenza complementare dovuto anche, alla possibilità di accedere al pensionamento con la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA).
Attenzione, i fondi pensione a rischio: la nuova riforma fiscale tocca anche la previdenza
Il primo semestre 2021 ha registrato un incremento dei lavoratori iscritti ai fondi pensioni. Da quanto si evince dagli ultimi rapporti COVIP, a fine giugno sono aumentati dell’1,5% rispetto alla fine del 2020, circa 8,565 milioni di persone. Inoltre, i fondi pensione hanno rilevato un rendimento migliore rispetto a quello del Trattamento Fine Rapporto (TFR), al netto di costi e agevolazioni fiscali. Nello specifico: TFR al 2,7%, i fondi negoziabili e aperti al 3,9% e i Pip di ramo III al 6,6%.
Attualmente la pensione integrativa permette di ottenere un risparmio vantaggio come nessun altro sistema di risparmio, grazie alla deducibilità fiscale dei contributi versati nel fondo. In effetti, oggi, lo Stato premia gli iscritti ai fondi di previdenza integrativa favorendo sconti fiscali, incentivando così l’adesione ad una forma di pensione integrativa. I contributi versati nel fondo possono essere sottratti annualmente dal reddito dichiarato prima che venga applicata l’aliquota prevista a scaglioni in base al reddito. Questo comporta il versamento di meno tasse o un rimborso in busta paga. Il limite di deducibilità fiscale dei contributi che si possono dedurre ogni anno è di 5.164,57.
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Convenienza fiscale: esempio
Facciamo un semplice esempio per capire la convenienza attuale dei fondi pensione: un contribuente ha un reddito complessivo di 25.000 euro con tasse da pagare di 6.150 euro. Ha versato nel fondo pensioni contributi annui per 3.000 euro e quindi, con la deduzione nella dichiarazione dei redditi, le tasse da pagare saranno 5.340 euro. Il contribuente ha ottenuto un risparmio fiscale di 810 euro.
In effetti, la previdenza integrativa permette di ottenere due vantaggi: un risparmio delle tasse da pagare e la possibilità di mettere soldi da parte per la futura pensione.
Quindi, con il cambio della tassazione si perderebbe il vantaggio fiscale che spinge i risparmiatori ad investire nei fondi pensione.