Gli sforzi dell’Italia nel sostenere famiglie e imprese, non sono certo visti in maniera negativa dalla Commissione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale e sono di certo apprezzati, dal momento che rappresentano la strategia indispensabile per arginare una voragine nella quale i cittadini rischiano di finire da un momento all’altro.
Tuttavia, i vertici dell’economia continentale e mondiale, non possono ignorare il fatto che “le continue operazioni” di salvataggio messe in atto dal nostro Governo minano inevitabilmente la crescita del Pil.
In particolare sotto l’occhio vigile dell’Fmi sono finiti il Reddito di Cittadinanza e il Superbonus 110% con i crediti concessi per il settore edilizio.
Si prevede che la crescita del PIL rallenterà quest’anno e il prossimo anno nella linea di base in cui le importazioni di energia russe verranno gradualmente eliminate.
Si prevede che l’aumento dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari eroderà i redditi reali delle famiglie, con un impatto negativo sui consumi nonostante la parziale compensazione fiscale per le bollette energetiche più costose e i grandi risparmi in eccesso accumulati durante la pandemia.
L’aumento dei tassi di interesse e lo shock negativo sulla fiducia dovrebbero frenare gli investimenti privati. Si prevede che le imprese ridimensioneranno la produzione rispetto ai piani a causa della carenza di input chiave e della contrazione dei margini di profitto. Si prevede che il contributo del settore esterno alla crescita sarà inferiore a causa della domanda più debole da parte dei partner commerciali dell’UE.
Fmi: occhio sull’Italia
Complessivamente, la crescita annua è considerata moderata a circa il 2½ percento e l’1¾ percento rispettivamente nel 2022 e nel 2023. L’inflazione media annuale dovrebbe raggiungere il picco quest’anno al 5½ per cento. A medio termine,
Il recente inasprimento dei requisiti di accettazione del lavoro e i collegamenti alla formazione del reddito di cittadinanza sono graditi passi, ma per evitare la dipendenza dal welfare e un disincentivo al lavoro si dovrebbe prevedere una graduale perdita di sostegno rispetto alla percezione del reddito. E il livello del sussidio è alto – affermno i vertici dell’Fmi – rispetto al costo della vita in alcune zone del Paese.
Non solo. Nella relazione redatta al termine della missione ispettiva annuale in Italia, si trovano anche rilievi sul Superbonus 110%. Si pone la raccomandazione di rafforzare i controlli esistenti sui meccanismi di approvazione degli incentivi. Tutto questo limiterebbe il rischio di overspending, che potrebbe verificarsi per una domanda molto elevata nell’ambito delle spese ammissibili al sussidio.
Nel dettaglio, la crescita annua è stimata su livelli più moderati, circa il 2,5% nel 2022 e l’1,75% nel 2023. Lo ha affermato il FMI al termine della missione in Italia. L’inflazione media annua dovrebbe raggiungere un picco del 5,5% quest’anno . Nel medio termine si prevede una crescita che si stabilizzerà appena sopra l’1%, grazie alla continua spesa legata al PNRR.
Occorre anche “Una duplice strategia credibile per ridurre in modo significativo, seppur graduale ” il deficit e il debito pubblico.
“Sono necessarie riforme strutturali globali per aumentare la produttività e la crescita del PIL, inclusa un’espansione invariata della base imponibile per rendere il sistema fiscale più equo”. Così si legge nel testo.
Inoltre, la revisione della spesa e un ulteriore miglioramento degli adempimenti fiscali “consentirebbero di realizzare un aggiustamento fiscale opportunamente calibrato. Tutto questo dovrebbe partire già dal 2023 nello scenario di base. Inoltre potrebbe fornire un avanzo primario del 2 per cento del PIL entro il 2030”.
“Una revisione completa del budget per trovare risparmi significativi dai programmi fiscali e di spesa esistenti dovrebbe essere alla base della strategia”, insiste il Fondo. Nel lungo periodo, afferma ancora il FMI, il mantenimento di questo contenimento della spesa e di un avanzo primario del 2% creerebbe spazi per investimenti prioritari per il Paese.