Novità e risentimento sulle festività che cadono di Domenica: in alcuni casi vengono riconosciute e pagate, in altri casi no. Cosa dice la Corte Costituzionale.
In Italia la questione delle festività che cadono di domenica ha acceso un nuovo fronte di discussione tra lavoratori del settore pubblico e privato. Quest’anno diverse festività sono capitate la domenica e l’accumularsi delle sovrapposizioni ha portato un effetto collaterale inaspettato: i lavoratori si sono accorti che non tutti hanno la stessa tipologia di trattamento dal punto di vista del piano retributivo.

Se da un lato i dipendenti del settore privato riceveranno comunque un’indennità, o una maggiorazione nella busta paga, per i dipendenti pubblici la giornata festiva caduta di domenica invece non verrà in alcun modo riconosciuta. Il risultato? Un senso diffuso di frustrazione dal punto di vista dei dipendenti pubblici che si chiedono se ad oggi, nel 2025, sia ancora veramente conveniente lavorare per lo Stato.
Un tempo il contratto a tempo indeterminato nel pubblico significava una garanzia: di benessere lavorativo e di retribuzione. Ad oggi le cose sono cambiate, e i contratti pubblici perdono attrattività anche per via degli stipendi bassi per posizioni che spesso implicano stare centinaia di km lontano da casa.
Stesse festività di domenica, trattamenti diversi: cosa prevede la legge oggi
Per quanto riguarda la gestione dei giorni di festività che si accavallano alla domenica, la normativa, a cui ci si continua ad appellare anche oggi, prevede che i lavoratori del settore privato abbiano diritto a un trattamento economico sostitutivo. Una misura volta a riconoscere proprio il mancato riposo festivo, per via della coincidenza con la domenica che si presenta come una giornata ‘festiva’, appunto, che già di per sé non viene considerata lavorativa.

Nel pubblico impiego invece questa compensazione non è prevista. La Corte Costituzionale si è già espressa in merito, respingendo già in passato la questione di legittimità e giustificando la differenza con la “peculiare connotazione” del lavoro pubblico. Ma quest’anno per via della concentrazione di festività bruciate con la domenica il malcontento è cresciuto, portando ricadute concrete sulla motivazione dei lavoratori pubblici, già segnati dagli stipendi che non sono stati riequilibrati con il caro prezzi.
“La legittimità legale non sempre coincide con la percezione di equità” ha specificato la Corte Costituzionale, confermando che la diseguaglianza non va a ledere i diritti del lavoratore. Cosa succede quindi quando una festività nazionale cade di domenica? La risposta in Italia può essere molto diversa a seconda del contratto collettivo, del settore e della categoria di lavoratori. In particolare, nel settore privato si tratta di festività che vengono comunque retribuite, mentre nel pubblico impiego no.
La novità non è tanto nella legge che in realtà non è cambiata, quanto nell’attenzione mediatica e sociale che si sta riaccendendo attorno a questo tema. L’indennità per la perdita del giorno festivo non viene riconosciuta perché il pubblico impiego è considerato regolato da logiche differenti: non si persegue il profitto, ma il buon andamento della pubblica amministrazione. La sentenza della Corte Costituzionale ha infatti chiuso il discorso sul piano giuridico, almeno per il momento, ma si lascia aperta una disparità.