Un nuovo contesto economico globale ed europeo si sta affermando in modo meno positivo rispetto a quanto atteso a inizio anno da economisti e banche centrali. Ecco gli scenari possibili.
Mercoledì 4 maggio, la Federal Reserve ha deciso un forte rialzo dei tassi di interesse di 50 centesimi di punto. L’inversione nella politica monetaria coincide con un mutamento profondo del sentiment per l’economia e il futuro dell’Unione europea.
Il presidente del Consiglio Draghi ha parlato difronte al Parlamento europeo di profondi cambiamenti nel futuro dell’assetto europeo; abolizione del veto per gli stati membri, riforma dei trattati, uso del debito comune per aiutare i Paesi dell’Unione a far fronte alle difficoltà provocate dalla guerra in Ucraina. Una forma di federalismo che tocca in un discorso tutti i principali problemi sentiti negli anni e messi in evidenza in situazioni diverse da chi ha criticato la debolezza e il funzionamento dell’Unione europea.
Il federalismo ideale che ha creato uno spazio economico comune per difendere i valori europei di pace, di solidarietà, di umanità, deve oggi essere affiancato da una sicurezza condivisa in termini militari ed energetici. Intanto che la politica cerca di riformare l’Europa in relazione al nuovo scenario internazionale il rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti è coinciso con un altrettanto consistente aumento dello spread e dei rendimenti dei titoli di Stato, a cominciare da Btp e Bund.
Crescono notevolmente i rendimenti dei titoli di Stato: il Bund a 10 anni, che a inizio anno aveva un rendimento negativo dello -0,18% ha raggiunto 1%. Il Btp italiano in pochi mesi è addirittura più che raddoppiato con una cedola arriva a sfiorare il 3%. Contestualmente salgono anche i mutui e i tassi sui presiti alle imprese. In poche settimane il tasso Eurirs a 20 anni, che è il riferimento per determinare la rata dei muti a tasso fisso, è salito dallo 0,85% all’1,3%.
In termini concreti per le famiglie le rate dei nuovi mutui a tasso fisso sono più care di alcune decine di euro. L’ammontare esatto è naturalmente relativo dalla somma presa in prestito e dalla scadenza del mutuo. Chi ha invece un mutuo a tasso variabile risentirà già ora dell’aumento di qualche euro nella rata.
Gli ultimi dati dell’inflazione di aprile per l’eurozona indicano un aumento tendenziale del 7,5% più che raddoppiato rispetto a dicembre quando l’inflazione era intorno al 3%. Sul versante della crescita economica il Fondo monetario internazionale ha appena diffuso le previsioni di primavera. La crescita globale, dovrebbe assestarsi al 3,6%, in calo di 0,8 punti percentuali rispetto alle stime precedenti. Per l’Italia il calo registrato risulta invece più volatile e smentisce le stime del Def; la riduzione è pari all’1,5% e la crescita sarà del 2,3% contro il 3,1% stimato dal governo.
In questo scenario di maggiore fragilità la Bce vuole procedere per gradi. Christine Lagarde si è limitata a prevedere la fine degli acquisti di titoli da parte della Bce entro la fine del terzo trimestre. Per l’aumento dei tassi si attende di osservare i risvolti della situazione internazionale e le sue ricadute economiche.
Ci sono rischi di un ritorno alla crisi del debito sovrano? Per il momento la situazione economica delle imprese peggiora ma non è insostenibile. Secondo Bloomberg le condizioni di operatività delle imprese si sono erose, passando dallo 0,70 di febbraio al -0,25 di marzo. Il fabbisogno di liquidità dello Stato è passato oggi dai 100 miliardi che il Mef prevedeva per il 2022 agli 89 miliardi. Il Decreto aiuti varato pochi giorni fa dal governo Draghi per un ammontare di 14 miliardi va nella direzione giusta per continuare a sostenere almeno per quest’anno la crescita economica.
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