Le logiche digitali spesso fanno leva sulla poca conoscenza da parte degli utenti dell’impatto che le proprie scelte possono avere sulla vita quotidiana. Fondamentale in questo senso la decisione del Consiglio di Stato.
Nonostante spesso nei servizi digitali vi sia un’informativa da accettare, siti internet, social network, nonché alcune applicazioni, facendo leva sulle ambiguità dei contratti che ogni utente sottoscrive quando accetta di utilizzare il servizio, non consentono realmente di comprendere come i dati vengano profilati e per quale scopo essi possano essere utilizzati.
Si rischiano effetti deleteri non solo sulla sfera privata che è la prima a venire coinvolta, ma anche sulla vita pubblica, in quanto i nostri sistemi elettorali sono basati sull’effetto delle decisioni assunte collettivamente e quindi sul peso che una grande massa di persone può avere sull’orientamento delle decisioni politiche.
In Italia questa involuzione dell’economia digitale, sembrava essersi mossa quasi indisturbata sino a oggi, nel silenzio della politica. L’Autorità Garante della protezione dei dati personali ha comunicato che il Consiglio di Stato ha respinto in una sentenza del 29 marzo di quest’anno, il ricorso di Facebook su una sanzione Antitrust che nel 2018 aveva giudicato ingannevole pubblicizzare il social network come “gratuito” al momento dell’iscrizione.
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Facebook non è grauito, lo paghiamo con i nostri dati
Come è risultato evidente, il social network che ha all’attivo più due miliardi di utenti, di fatto farebbe pagare l’utilizzo della piattaforma sotto forma di dati personali. Già gli scandali di Cambrige Analytica avevano destato l’opinione pubblica, quando nel 2018 vennero rese note da un dipendente che lavorava per la società fornitrice di analisi statistiche e profilazioni psicologiche, come la stessa per mezzo dell’utilizzo più o meno consapevole da parte di Facebook dei dati dei suoi utenti, era riuscita a manipolare l’opinione di parte degli iscritti alla piattaforma in almeno due esisti elettorali, quello su Brexit e le elezioni presidenziali USA del 2016.
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In questi giorni in oltre sono stati pubblicati su un forum anonimo dati riguardanti più di mezzo miliardo di persone: nomi, numeri di telefono, luoghi e date di nascita, indirizzi email. Il pacchetto era stato trafugato nel 2019, con un tardio intervento di Facebook per rimediare alla vulnerabilità della piattaforma che gli hacker avevano sfruttato per accedere.
All 533,000,000 Facebook records were just leaked for free.
This means that if you have a Facebook account, it is extremely likely the phone number used for the account was leaked.
I have yet to see Facebook acknowledging this absolute negligence of your data. https://t.co/ysGCPZm5U3 pic.twitter.com/nM0Fu4GDY8
— Alon Gal (Under the Breach) (@UnderTheBreach) April 3, 2021
La novità è che questo pacchetto oggi è ancora disponibile e viene diffuso in rete praticamente gratis. Questo fa riflettere sulla gestione della sicurezza del social network di Mark Zuckerberg, non solo rispetto a informazioni così sensibili ma sul numero così elevato di utenti coinvolti, quasi il 25% del totale degli utenti sulla piattaforma.