La storia della criptovaluta Ethereum, che per la prima volta a maggio 2021 ha superato la soglia dei tremila dollari.
La tendenza ha premiato il giovane russo naturalizzato canadese Vitalik Buterin, che ha lanciato la blockchain di Ethereum nel 2015. Uno dei più ambiziosi progetti nel mondo delle criptovalute, le cui potenzialità sono ben lungi dall’essere state completamente scontate sull’economia reale: si prospetta una rivoluzione dei servizi e del modo con il quale si realizzano gli accordi contrattuali e gli scambi commerciali.
Ethereum (ETH) è una criptovaluta basata sull’omonimo servizio blockchain, che permette di decentralizzare prodotti e servizi, costituendo le basi materiali di quell’economia decentralizzata che gli stessi promotori del Bitcoin sostengono per mezzo dell’utilizzo della criptovaluta più popolare e capitalizzata. Se per mezzo del Bitcoin è possibile realizzare delle transazioni in modo rapido, criptato, sicuro e senza intermediari, attraverso la tecnologia Ethereum è possibile dotare delle stesse caratteristiche beni e servizi.
Con una analogia informatica, se il Bitcoin può essere paragonato all’email, tramite la quale è possibile scambiarsi dei messaggi sotto forma di lettere digitali, Ethereum rappresenta invece internet, con il quale è possibile accedere e creare qualsiasi tipo di servizio e scambiare informazioni sotto molteplici forme.
La criptovaluta Ethereum ha una capitalizzazione oggi di 375 miliardi di dollari, seconda quindi solamente a quella del Bitcoin. Per ottenere questo risultato sono stati necessari sforzi condivisi e un’adozione sostenuta da un team di sviluppo, che nel giro di un anno ha creato l’ossatura di quello che è diventato nel 2015 Ethereum.
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Il giovane Buterin, come tutte le ispirazioni nella vita di coloro che riescono a portare il proprio contributo, artistico scientifico o tecnologico, ideò il suo progetto per mezzo di una serie di esperienze determinanti, che nel suo caso si sono succedute nell’arco di cinque anni. Dal 2010 al 2014 Buterin cercava una soluzione che permettesse di evitare il monopolio e l’arbitrio dei proprietari, rispetto alla volontà degli utenti che partecipano e utilizzano i servizi online.
Ciò che sembra avere innescato questo suo desiderio, fu da principio una modifica arbitraria avvenuta alle caratteristiche di un noto videogioco, avvenuta quando Buterin, appassionato gamer, all’età di soli 13 anni venne colpito dalla mancanza di sensibilità e appello, rispetto alla volontà di coloro che sostenevano indirettamente con la loro partecipazione e il loro tempo World of Warcraft. Un videogioco basato sull’interazione dei giocatori su scenari fantasy, completamente svolto online. La modifica contraddisse la volontà degli utenti e l’esaurirsi del piacere di Buterin di trascorrere il tempo in quel modo, aprì la strada alle sue successive ricerche che lo portarono a scoprire e interessarsi con sempre più coinvolgimento al nascente Bitcoin.
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Nel 2011 cominciò a studiare con sempre maggiore interesse le caratteristiche e i possibili sviluppi di quella che era allora ancora la prima criptovaluta, in seguito cominciò a scrivere per una testata online che descriveva il nascente mondo del Bitcoin e dell’economia decentralizzata, fino a decidere di fondare lui stesso qualcosa che assomigliasse al Bitcoin, ma tuttavia potesse generalizzare il suo funzionamento e fosse a disposizione per essere utilizzato per molteplici applicazioni.
All’età di circa 18 anni vinse una borsa di studio del valore di 100.000 dollari, finanziata dal miliardario e venture capitalist Peter Thiel. Questa borsa di studio veniva assegnata a coloro che volevano portare avanti un progetto al di fuori dei percorsi istituzionali, come quelli universitari. Due anni dopo, nel 2015, Ethereum irruppe nel mondo delle criptovalute, portando una ventata di innovazione, a cominciare dagli smart conctract, contratti in grado di verificarsi ed eseguirsi senza necessità di intermediari, applicabili alle più svariate combinazioni d’uso, dalle semplici transazioni al passaggio di proprietà.
Gli smart contract possono essere aggregati e funzionare come un sistema interconnesso dando vita alle dapps, le applicazioni decentralizzate. Queste applicazioni possono riuscire a funzionare sostituendo il bisogno dell’intervento umano, ed essendo disponibili e accessibili da chiunque voglia utilizzarle senza che un’entità centrale possa determinare commissioni o politiche, che avvantaggiano un certo tipo di utenza, così come avviene con Amazon.
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Proof of stake. Esistono diverse applicazioni che possono essere fatte con la blockchain di Ethereum, Proof-of-stake è un meccanismo di consenso che ha migliorato il tradizionale processo con il quale venivano approvate le transazioni sulla blockchain. Il miglioramento operato attraverso Ethereum consente di ridurre il consumo energetico, obbligando i partecipanti a conservare le criptovalute ottenute come ricompensa per il mining.
Proof of concept. I progetti imprenditoriali, come ad esempio una startup, un software, un farmaco, non possono essere realizzati se non viene dimostrato prima della messa in opera del progetto che esso ha le potenzialità per essere portato a termine. Blockchain Proof of concept è il processo analogo applicato alla blockchain, per determinare se l’idea può funzionare ed essere realizzata concretamente. Quando non si dispone di sufficienti risorse per portare a termine un progetto sulla blockchain, occorre attrarre investitori dimostrando che il poggetto è fattibile efficiente e possa risultare infine redditizio.
I servizi per i quali è possibile applicare il proof of concept sulla blockchain sono per esempio i servizio legati alla finanza decentralizzata, come servizi di trading, intelligenza artificiale applicata ai mercati finanziari, sistemi antiriciclaggio, raccolta fondi, oppure gestione patrimoniale.
In generale è possibile trarre vantaggi dall’utilizzo della blokchain di Ethereum, per creare protocolli che possano sostituire e automatizzare i processi, come la validazione di contratti, la verifica dell’identità personale, la creazione di nuovi valori finanziari come appunto le criptovalute molte delle quali sono nate proprio basandosi su Ethereum senza bisogno di dover programmare da zero una nuova blokchain, anche attraverso l’utilizzo di un processo di finanziamento chiamato ICO initial coin offering.
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Nonostante da qualche giorno Vitalik Buterin sia diventato, all’età di soli 27 anni, il più giovane miliardario con un’azienda legata alle criptovalute, Ethereum deve affrontare la forte concorrenza di alcune realtà. Una di queste è Binance Smart Chain, la blockchain creata da Binance, il maggiore exchange di criptovalute al mondo. Smart Chain, compatibile tra l’altro con Ethereum, è riuscita ad attrarre tantissimi investitori, proprio grazie ad alcuni problemi tecnici sulla blockchain di Buterin, che risultava spesso congestionata dalle eccessive transazioni e poco efficiente per le sue alte commissioni.
Nel 2016 un gruppo di utenti di Ethereum particolarmente fedeli al progetto originale, decise di rigettare le modifiche alla blockchain che avrebbero aggiornato alcune sue funzionalità. Essi crearono così di fatto una catena di blocchi parallela, che ha continuato da lì in poi a funzionare seguire il suo meccanismo originale e creando indirettamente al contempo una criptovaluta figlia di Ethereum, chiamata appunto Ethereum Classic.
La disputa dalla quale nacque Ethereum Classic verteva sul fatto che le nuove modifiche non garantivano più l’immutabilità della blockchain, rendendola per questo motivo meno sicura nel tempo. Da lì in poi nuove modifiche sono state aggiunte alle due blockchain, rendendole di fatto due sistemi tecnologici diversi.
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Una delle prime cose da osservare se si volesse scegliere su quale delle due criptovalute investire, è quella di prendere in considerazione un trade off tra la popolarità di pubblico e investitori di Ethereum. e la scelta di Ethereum Classic di fissare il numero di token in circolazione a 230 milioni, scelta che può dare a questa criptovaluta molte più probabilità di accrescere il suo valore.
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