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ETF: ecco i 3 che si sono davvero distinti negli ultimi mesi

Quali ETF hanno avuto le peggiori performance negli ultimi 3 mesi e perché? Scopriamo anche quelli che davvero hanno funzionato.

Negli ultimi tre mesi, il panorama degli ETF (Exchange-Traded Funds) ha mostrato una varietà di performance, alcune delle quali sono state decisamente meno brillanti rispetto ad altre. Tra gli ETF che hanno registrato le peggiori performance, spiccano quelli legati a settori particolarmente colpiti dalle attuali dinamiche economiche globali. Un esempio emblematico è rappresentato dagli ETF legati al settore tecnologico, che hanno sofferto a causa dell’aumento dei tassi d’interesse. Questo incremento ha reso più costoso per le aziende tecnologiche finanziarsi attraverso il debito, influenzando negativamente le loro valutazioni di mercato.

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Un altro settore che ha visto alcuni dei suoi ETF scendere significativamente è quello dell’energia rinnovabile. Nonostante l’ampio consenso sull’importanza della transizione energetica per combattere il cambiamento climatico, questi fondi hanno risentito della volatilità dei prezzi delle materie prime e delle incertezze politiche e normative in diversi paesi. Questa situazione ha portato a una riduzione dell’appetibilità degli investimenti nel breve termine per alcuni investitori.

Inoltre, gli ETF che investono in mercati emergenti hanno affrontato sfide notevoli. La combinazione di un dollaro forte, l’aumento dei costi del debito e la lentezza nella ripresa economica post-pandemica ha messo sotto pressione queste economie e i relativi strumenti di investimento. In particolare, paesi con elevati livelli di indebitamento esterno o dipendenza da esportazioni di materie prime sono stati tra i più colpiti.

È importante sottolineare come questi trend non siano necessariamente indicativi delle future performance di questi ETF o dei settori a cui fanno riferimento. Il contesto economico globale è in continua evoluzione e fattori come nuove politiche governative, cambiamenti nelle preferenze dei consumatori o innovazioni tecnologiche possono rapidamente alterare lo scenario attuale.

Analizzare le cause alla base delle recenti performance negative aiuta gli investitori a comprendere meglio i rischi associati ai propri portafogli e fornisce spunti su come potrebbero evolversi i mercati nel medio-lungo termine. Questa comprensione approfondita è cruciale per navigare con successo nel complesso mondo degli investimenti finanziari.

Quali ETF sono da evitare nel 2025 e perché

Nel panorama finanziario del 2025, gli investitori si trovano di fronte a una vasta gamma di opzioni per quanto riguarda gli ETF (Exchange-Traded Funds), strumenti che replicano l’andamento di indici, settori o strategie d’investimento. Tuttavia, non tutti gli ETF sono consigliabili per chi mira a costruire un portafoglio solido e resiliente nel tempo. Alcuni di questi fondi presentano caratteristiche che potrebbero non essere ideali per tutti gli investitori, soprattutto in un contesto economico in rapida evoluzione come quello attuale.

Quali ETF sono da evitare nel 2025 e perché – trading.it

Primo fra tutti, è opportuno esercitare cautela nei confronti degli ETF che puntano su settori estremamente volatili o su nicchie di mercato troppo specifiche. Sebbene possano offrire rendimenti elevati nel breve termine, la loro instabilità può rappresentare un rischio significativo durante periodi di turbolenza economica o incertezza politica. Inoltre, gli ETF che utilizzano leve finanziarie o tecniche complesse per cercare di amplificare i rendimenti possono anche esporre gli investitori a perdite ingenti e improvvise.

Un altro aspetto da considerare è la trasparenza e la composizione dell’ETF. Fondi che non offrono chiarezza riguardo agli asset sottostanti o che sono costituiti da una concentrazione elevata in poche posizioni possono introdurre un livello di rischio aggiuntivo al portafoglio dell’investitore. È essenziale quindi valutare attentamente la diversificazione interna dell’ETF e assicurarsi che sia in linea con i propri obiettivi d’investimento e il proprio profilo di rischio.

Infine, è importante tenere sotto osservazione le commissioni associate agli ETF. Fondi con costi gestionali elevati possono erodere significativamente i rendimenti nel lungo periodo, specialmente se le performance non giustificano tali spese. Investire in ETF con strutture costo-efficaci può fare una grande differenza nella crescita del capitale investito nel tempo.

Dunque, mentre si naviga attraverso le opzioni d’investimento disponibili nel 2025, è fondamentale adottare un approccio critico ed informato nella selezione degli ETF. Concentrandosi su fondi ben diversificati, trasparenti nelle loro strategie e strutturati in modo efficiente dal punto di vista dei costi, gli investitori possono posizionarsi meglio per affrontare le sfide del mercato mantenendo al contempo una solida base per il futuro del proprio portafoglio finanziario.

Alessandro Fabiani

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