La guerra ha costretto l’UE a ridefinire il suo ruolo all’interno del continente. Dalla difesa comune all’indipendenza energetica, il ruolo che riveste ENI.
Diversificare le fonti di approvvigionamento è infatti uno dei più ambiziosi obbiettivi del percorso verso l’annullamento delle emissioni inquinanti. Secondo i punti del suo piano strategico, il capitale dedicato agli investimenti di Eni sarà dedicato fino al 30% nei prossimi tre anni per lo sviluppo di nuove energie, e al 60% entro il 2030.
A questo si affianca l’obbiettivo di garantire agli investitori una cedola più ricca grazie a una forte generazione di cassa prevista, con un prezzo del brent a 80 dollari a 14 miliardi di euro. La società prevede di pagare un dividendo pari al 7% entro il 2022. In presenza di scenari di prezzo del Brent superiori a 90 dollari al barile, Eni procederà ad aumentare gli acquisti di azioni proprie per un ammontare pari al 30% del flusso di cassa incrementale associato.
La guerra in Ucraina ci sta costringendo a vedere il mondo in modo diverso da come lo conoscevamo. Ciò è accompagnato dalla consapevolezza che l’Italia e l’Unione Europea sono oggi vulnerabili sul fronte della sicurezza energetica. Eni, grazie ai suoi rapporti commerciali è impegnata reperire fonti sostitutive di energia da destinare alle necessità europee.
Il contesto operativo di Eni e la strategia europea
La nostalgia per l’Unione Sovietica accomuna Putin al leader bielorusso. A seguito della rottura con le cancellerie occidentali, culminata con la sospensione delle relazioni commerciali con gli Stati Uniti, il presidente della Bielorussia Lukashenko non ha alternative alla commistione con Mosca. Dal 18 marzo tutte le restrizioni alla circolazione tra Russia e Bielorussia sono cancellate. Oltre ad agevolare le azioni logistiche di accerchiamento a nord dell’Ucraina, le nuove norme palesano la prospettiva di graduale riassorbimento del paese nei territori sotto il controllo di Mosca.
L’OPEC ha mostrato continuità nel suo piano atto a recuperare gli introiti ed equilibrare il prezzo del petrolio, iniziato con le scorte accumulate durante i blocchi produttivi e i vincoli agli spostamenti. Gli attuali prezzi del greggio continueranno a variare intorno ai massimi, almeno fino a che le incertezze del commercio della Russia con l’Unione Europea non verranno chiarite.
Eni e Plenitude
Procede in questo scenario la quotazione in borsa di Plenitude. La società controllata al 100% da Eni che integra la vendita e commercializzazione di gas ed energia elettrica. Per l’ex Eni luce e gas l’obbiettivo è quello di avere oltre 2 GW di capacità installata entro il 2022, raddoppiando quella del 2021 e raggiungendo oltre 6 GW alla fine del piano.
Entro il 2025 l’obiettivo è avere oltre 11,5 milioni di clienti che rispetto ai 10 milioni attuali porteranno anche a una crescita dei punti di ricarica per veicoli elettrici.
Eni è anche una delle società coinvolte nella filiera energetica che saranno interessate da nuovi provvedimenti. Questi hanno l’obbiettivo di decurtare una parte dei profitti per compensare le perdite dell’utenza dovute ai rincari. Solo lo Stato italiano punta a incassare dai privati circa quattro miliardi di euro. Tra le società che dovranno sostenere il prelievo straordinario deciso venerdì dal Governo Draghi ci sono anche quelle quotate. Tra i destinatari tutti i componenti della filiera energetica, con la sola eccezione dei soggetti regolati che si occupano solo del trasporto e della distribuzione di energia elettrica e di gas. Sono sicuramente escluse aziende come Snam, Terna, Italgas.
Il peso economico del conflitto tra Russia e Ucraina
Il provvedimento sembra far presagire l’inizio di azioni straordinarie, simili a quelle di un’economia di guerra. La dimensione economica del conflitto tra Russia e Ucraina è effettivamente diventata di peso mondiale. I due più importanti paesi non belligeranti, Stati Uniti e Cina, si sono confrontati ben due volte nel giro di cinque giorni. Lunedì si sono incontrati a Roma rappresentati di altissimo livello come Jake Sullivan e Yang Jiechi. Venerdì invece c’è stato un colloquio direttamente tra Joe Biden e Xi Jinping.
Visto il complicato quadro economico entrambe le potenze vorrebbero che il conflitto non fosse mai iniziato. Tuttavia pur rischiando eventuali rappresaglie commerciali fino a oggi la Cina non ha preso una posizione definita rispetto agli eventi in corso.
Washington vuole evitare che Mosca riceva aiuti finanziari o militari da Pechino. La Russia cercaa un difficile equilibrio tra oriente e occidente. L’allentamento dalla globalizzazione potrà delineare nuovi ostacoli sul breve termine per le aziende del settore energetico, data la riduzione geografica degli spazi commerciali.