La multinazionale italiana sembra uscire piuttosto speditamente da quello che è stato in termini percentuali il peggiore dei suoi crolli.
Sembra che Eni si sia lasciato ormai il peggio alle spalle, quando a causa degli scenari negativi che hanno pesantemente influenzato la domanda di idrocarburi, il 1° dicembre 2019 arrivò a perdere fino al -54% del proprio valore. Non eravamo abituati a nulla di peggio dal 2008, quanto le quotazioni a causa della bolla speculativa del credito USA, passarono dai 26 a 14 euro. Attualmente il prezzo dell’asset si aggira intorno a 10,20, ma ha recuperato il 70% del suo valore in cinque mesi. La quotazione non è certamente tornata ai livelli precedenti, intorno ai 13,80 euro, tuttavia il prezzo prosegue in modo pressoché lineare la sua tendenza rialzista che appare regolare e sostenuta da volumi che segnano i loro massimi in coincidenza dei momenti di maggiore incremento del prezzo, sostenendo l’evoluzione della tendenza.
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Eni: GreenIT e i nuovi investimenti con CDP
Il prezzo sta vivendo una fase piuttosto particolare, caratterizzata anche dai nuovi investimenti che la società ha deciso di intraprendere ufficialmente dopo la joint venture con CDP Equity, Cassa Depositi e Prestiti, per lo sviluppo, la costruzione e la gestione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Il progetto chiamato GreenIT serve a favorire la transazione energetica e quindi favorire la decarbonizzazione contrastando i cambiamenti climatici. In linea anche agli obbiettivi per il 2030 calendarizzati dalle Nazioni Unite, doteranno insieme il paese di nuovi impianti fotovoltaici ed eolici.
Se dovessimo assistere alla continuazione della tendenza, avremmo la possibilità di vedere estensioni del prezzo almeno fino a alle prime resistenze poste tra gli 11,88 e i 12,00 euro.
Le informazioni presenti in questo articolo non sono da intendersi come un invito all’investimento né alla speculazione.