Le città occupano il 3% della superficie terrestre ma sono responsabili del 60% delle emissioni inquinanti. Ecco le più virtuose d’Europa.
Oggi giorno più della metà della popolazione globale vive in zone urbane. Esse occupano appena il 3% della superficie del pianeta ma sono responsabili del 60% delle emissioni inquinanti. Ecco le più virtuose d’Europa. Quasi tre europei su quattro vivono nelle città, dove si concentra anche la maggior parte delle attività economiche e dei consumi.
Le città europee hanno reagito alla pandemia utilizzando i fondi ricevuti dalla BCE per creare una sinergia tra investimenti sulle infrastrutture e transizione ecologica. Il rapporto pubblicato dalla Clean Cities Campaign mostra che diverse città in UE hanno saputo avvantaggiarsi usando bene i fondi europei per il rilancio. L’organizzazione è frutto di un insieme di enti pubblici e privati che chiedono impegni concreti per rendere le città europee del futuro a emissioni zero.
Il rapporto ha analizzato 36 città in 16 Paesi europei per misurare il raggiungimento degli obbiettivi ecologici. Gli investimenti maggiori dovranno essere fatti sulla mobilità, l’aspetto oggi più inquinante all’interno delle città sono infatti le auto. Ridurre le auto a combustione interna, promuovere l’elettrico, il car sharing e l’uso di biciclette e monopattini. Oltre a questo, aumentare i mezzi pubblici e ridurre la velocità del 80% delle strade agli 80 km/h.
La classifica che analizza la qualità dell’aria e la mobilità urbana delle 36 città, svela come le quattro città italiane prese in considerazione sono tutte nella parte bassa della classifica. Milano è al 20esimo posto, a salire ci sono Torino al 23°, Roma 32° e Napoli arriva ultima al 36°. Al primo posto in classifica c’è la capitale norvegese Oslo, seguita da Amsterdam, Helsinki e Copenaghen. I punteggi vanno dal 71,5% di Oslo al 37,8% di Napoli.
Tuttavia secondo la Clean Cities Campaign, nessuna delle città prese in considerazione può dire di avere scontato sui propri risultati gli interventi necessari a raggiungere il risultato di una mobilità a emissioni zero entro il 2030. Il settore dei trasporti, infatti, contribuisce a un quarto delle emissioni di gas serra in Italia e in Europa, ed è l’unico ad aver registrato un aumento delle emissioni dal 1990.
Senza dubbio le città italiane sono indietro in tema di mobilità sostenibile rispetto a molte città europee. Infatti sono tra le più inquinate e congestionate d’Europa e quindi anche dipendenti dai combustibili fossili. La sfida sarà quella di reinventare lo spazio urbano in modo simile a quello che sta avvenendo in alcune grandi città come Parigi. La città francese ha investito nella riduzione drastica del traffico veicolare e nella promozione della mobilità pedonale e ciclistica.
Nel 2010 la Commissione europea ha lanciato il premio Capitale verde europea, per incoraggiare le città a diventare ecologiche e migliorare la qualità della vita dei loro abitanti. Le città svolgono un ruolo di primo piano nella protezione dell’ambiente e per il loro contributo nell’attuazione a livello locale del Green Deal europeo.
Grenoble è stata la prima città francese a ridurre le emissioni di gas serra del 25% dal 2005 al 2016, per arrivare al 50% entro il 2030. Quest’anno l’obbiettivo è di soddisfare il fabbisogno complessivo soltanto da fonti di energia rinnovabile. Nel 2022, Grenoble è l’esempio della città europea del prossimo futuro. All’interno della sua area urbana il limite massimo di velocità sono 30 km/h ed è oggi la città delle Francia in cui è più diffuso l’uso della bicicletta.
Le mense scolastiche nella città di Grenoble acquistano almeno il 60% dei loro prodotti dal commercio locale o da aziende biologiche. La rete termica metropolitana, la seconda più grande in Francia dopo Parigi, utilizza l’80% di energia rinnovabile, con l’ambizione di arrivare al 100% entro il 2030.
Un’altra città europea in procinto di diventare una smart city è Berlino. Non è un caso se l’area geografica di Berlino è quella dove si raggruppa il numero maggiore al mondo di startup dopo la Silicon Valley. Sono oltre 3.000 le imprese innovative nate negli ultimi anni fondate da imprenditori provenienti dal tutto il mondo. Per cercare di realizzare il loro sogno hanno scelto Berlino, città aperta alle innovazioni e con un tessuto ricco di imprese tecnologiche. La Germania investe sulla qualità della vita delle sue città.
Nel 2019 è stato infatti inaugurato il CityLAB Berlin, un laboratorio sperimentale finanziato pubblicamente con l’obbiettivo di sviluppare nuove idee imprenditoriali e nuove tecnologie. A oggi sono già tantissime le startup nate all’interno del laboratorio e i progetti lanciati, di cui molti hanno avuto ricadute positive in ottica di sostenibilità. Berlino dal 2019 fino al 2035 investirà in media più di due miliardi di euro per sviluppare la mobilità sostenibile, costituita dall’ampliamento della rete metropolitana, tram e altri mezzi pubblici.
Qualcosa di simile accade a Londra, prima in Europa per la mobilità sostenibile. Non è un caso quindi che sul suo territorio si concentra un terzo di tutte le imprese unicorno, ovvero le start up guidate da una sola persona che valgono almeno un miliardo di dollari.
Nella città hanno sede in totale 46.000 imprese tecnologiche, con un introito complessivo di 44 miliardi di sterline. Nel decennio 2006-2016 l’occupazione nel settore digitale è cresciuta del 77%. Oltre a questo Londra è un centro importantissimo per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Su questo comparto lavorano 750 imprese contribuendo al futuro della nazione e degli obbiettivi di sviluppo economico.
Nel 2018 il settore dei servizi e delle merci a basso consumo di carbone valeva 39,7 miliardi di sterline, destinato a crescere almeno del 7% fino al 2022. In termini di infrastrutture i progetti più futuribili sono stati realizzati in Norvegia. Sei anni fa gli Oskar Norelius e Robert Schmitz hanno presentato il progetto di un palazzo costruito interamente in legno. Inaugurato nel 2021, con i suoi 20 piani ospita nella cittadina di Skelleftea un centro culturale, una sala concerti da 1200 posti e un albergo.
La caratteristica più incredibile di questo edificio è che, proprio grazie al tetto verde, alla Co2 imprigionata dal legno e alle operazioni di rimboscamento previste dopo la costruzione, l’edificio svedese non solo non inquina, ma nel complesso avrà un impatto positivo sul riassorbimento della Co2.
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