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Germania in crisi: gli effetti potrebbero essere devastanti anche per l’Italia

Le nuove politiche europee sono orientate a una quanto più rapida ripresa dell’economia. Possono innescare un effetto positivo sul lungo termine solo dando per scontata la forza dell’economia della Germania.

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I paesi dell’Unione Europea sono in attesa dell’arrivo dei fondi del Next Generation. Nel frattempo i prossimi mesi possono mostrare quali effetti avranno sull’economia le attuali politiche espansive.

Una nuova stagione di investimenti coinvolgerà il continente europeo, con la maggior parte delle risorse distribuite ai paesi membri che verranno spese nei primi tre anni. La forte spinta sul Pil si farà sentire già entro la fine di questo 2021, con una crescita che almeno per quanto riguardo il nostro paese dovrebbe arrivare intorno al 5%. Valori di crescita che non si vedevano dal secondo dopoguerra. Similmente a quanto avvenne allora anche oggi, in maniera proporzionale ai valori dell’economia attuale, vengono attivati piani strutturali di investimento, che ammontano ad almeno 191,5 miliardi di euro.

Cosa attende la Germania e l’eurozona per i prossimi mesi?

L’effetto di medio lungo termine degli aiuti sarà quello di contribuire ad accrescere la capacità produttiva e l’efficienza, ampliando il mercato del lavoro. In questo modo si creerà un circolo virtuoso che può segnare l’avvio di una crescita della domanda interna. Questi nuovi standard sul lungo periodo non potranno che stimolare l’offerta. Tutto è possibile se le grandi economie dell’eurozona riescono ad accordarsi sullo stesso trend. Questo però potrebbe non accadere.

La Germania forte del suo settore manifatturiero, è riuscita a svincolarsi più facilmente degli altri paesi europei dalla crisi produttiva, subita durante i blocchi dovuti alla pandemia. La ripresa economia della Germania però ora è a rischio. Le aziende segnalano forti carenze di materiali e materie prime, che vanno dai chip ai pallet di legno.

I problemi alle catene di approvvigionamento stanno influendo pesantemente sulla capacità produttiva di aziende come Siemens e BMW. Queste situazioni potrebbero trascinarsi anche oltre il prossimo anno. Infatti sono  un effetto di ritorno dell’incremento simultaneo della domanda, dovuto alla ripresa delle maggiori economie mondiali. Non possono quindi venire corrette direttamente per mezzo di interventi economici. In questo modo aumenta la sensazione di aver mancato un’occasione per sfruttare al meglio il trend della ripresa.

LEGGI ANCHE>>Otto materie prime che possono mettere sotto scacco l’economia europea

La situazione più difficile su scala globale degli ultimi 25 anni

L’amministratore delegato di Siemens, in un’intervista rilasciata ad agosto, ha messo in evidenza come la carenza di semiconduttori, insieme all’aumento dei costi delle materie prime e del trasporto, si pongono in contrasto a tutte le attività correlate nell’economia tedesca. Le fabbriche in Germania avevano ancora fino a giugno un’attività produttiva, che era secondo Bloomberg Economics al di sotto del 7% rispetto i livelli pre pandemia anno su anno.

L’indice di fiducia delle imprese tedesche di agosto si è rilevato inferiore rispetto alle aspettative degli analisti. C’è la possibilità che queste ricadute di fiducia siano in gran parte causate dalle prossime elezioni tedesche che cambieranno volto al governo e alla politica del paese. Tra poco meno di un mese il successore di Angela Merkel sostituirà la cancelliera dopo 16 anni di governi.

Imprese tedesche in difficoltà: coinvolto non solo il settore automotive

Osservando la situazione in un’ottica correlativa, è possibile considerare l’andamento nella consegna di veicoli della Volkswagen, crollati a luglio del 19%, rappresentativo del più grave calo mensile del 2021. Il più grande stabilimento della casa automobilistica, nonché il più grande al mondo, è ripartito dopo la pausa agostana operando su un solo turno. I ritardi nella catena di approvvigionamento però continuano. Spesso le aziende sono incapaci di soddisfare la domanda spingendo così i costi a rialzo dei beni prodotti.

Interessante è un sondaggio dell’Associazione delle camere dell’industria e del commercio tedeschetra circa 3.000 imprese in vari settori. Secondo quanto emerso, l’83% di esse è in difficoltà a seguito dell’aumento dei prezzi o della carenza di componenti e materie prime. Come si evince dalle ripercussioni generali, il problema non è limitato all’industria automobilistica. Adidas e Puma, ad esempio, sono state colpite dalla chiusura delle fabbriche in Vietnam, a causa della ripresa dei focolai di contagio.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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