La conseguenza delle scelte individuali è il fattore chiave che realizza gli aggregati economici. Le nostre scelte sono anche il risultato delle imposizioni che la legislazione mette in atto per vincolare la soggettività a quello che è ritenuto il beneficio per il maggior numero di persone.
Quando si tratta di variabili macroeconomiche questo fenomeno viene amplificato, riducendo alla razionalità ogni variabile e pesando il suo effetto senza considerare l’irrazionalità come una differenza funzionale al sistema. La finanza comportamentale studia da tempo il funzionamento dei mercati e il comportamento degli operatori e ha un ruolo chiave nella comprensione di come gli individui influenzano, nella loro azione corale, l’economia. Il modello comportamentale finora adottato in economia, assumeva che l’agente economico orientasse i suoi sforzi e le sue scelte alla massimizzazione dei suoi benefici. Tuttavia la realtà ha mostrato un quadro piuttosto differente, in cui la capacità di scelta di ogni persona ha, anche a parità di informazioni acquisite, un risultato difficilmente prevedibile e tale da non garantirgli un effettivo vantaggio o massimizzare il beneficio collettivo.
Se Mario Draghi, come gli economisti, è consapevole delle ragioni che spingono la maggior parte degli individui a compiere le proprie scelte, sarà necessariamente incline, non dovendo sul breve termine rendere conto all’elettorato, ad avviare un processo decisionale basato proprio sulla consapevolezza di non poter convincere alla razionalità economica la democrazia. Nel recente presente sono stati molti gli spunti che hanno messo in evidenza la predilezione della razionalità economica del governo a fronte di altri tipi di variabili, che non erano in grado di guidare in questo senso alla massimizzazione del beneficio. Questo è stato evidente a più riprese nella gestione della pandemia, per esempio l’uso apparentemente irrazionale, almeno dal punto di vista scientifico, delle mascherine nei luoghi aperti, anche con il giusto distanziamento sociale, nonchè ultimamente l’imposizione indiretta delle vaccinazioni attraverso l’uso del green pass e l’eliminazione materiale, forse graduale, della libertà di scelta.
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Vaccini: il ruolo dell’emotività nella scelta
Ci sono ragionevoli e irragionevoli motivazioni per diffidare dei vaccini, considerando i tempi estremamente rapidi della comparsa e del mutamento delle condizioni date da un virus, sconosciuto alla stragrande maggioranza della popolazione fino a due anni fa, studi e sperimentazioni condotti in tempi forse troppo stringenti, che hanno causato messaggi e prescrizioni della comunità scientifica che sono cambiati più volte nel corso del tempo. Se la maggioranza della popolazione deciderà di vaccinarsi, non è perché durante il lockdown abbia compreso i dati delle sperimentazioni o preso nel caso una laurea in microbiologia o medicina, ma per una questione di fiducia o sfiducia verso l’autorità e di timori per le conseguenze della scelta, nonostante il sistema offra liberamente la consultazione e contestabilità delle informazioni scientifiche, verificabili almeno da parte della comunità di esperti.
Entrambe le scelte sono state per ora basate su una spinta mutuata da leve emotive basate sulla paura, sull’incertezza, sulla disistima o isolamento sociale. Non ci sono stati modi di condurre ragionevolmente la popolazione alla scelta razionale, in termini economici questa può essere solo orientata da scelte imposte, escludendo il principio democratico e le libertà individuali.
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Il caso emblematico del tabagismo e la libera scelta di fumare
È notizia recente che PMI per voce del suo CEO Jacek Olczak ha affermato che smetterà di vendere sigarette nel Regno Unito entro i prossimi dieci anni. A contribuire alla decisione dagli obbiettivi governativi che dichiareranno fuori legge le sigarette nel Regno Unito entro il 2030, mettendole alla stregua delle auto alimentate a benzina, che nel Paese saranno vietate proprio a partire dallo stesso anno. Secondo l’organizzazione mondiale della sanità infatti il tabagismo uccide otto milioni di persone ogni anno.
PMI produce sigarette Marlboro negli Stati Uniti, le decisioni quindi non influiranno sull’intera produzione. Queste tuttavia cominceranno presto a diversificare i propri investimenti per continuare a rimanere sul mercato: investirà proprio sul settore farmaceutico e paradossalmente su un azienda britannica, Vectura Group, che produce inalatori per l’asma.
Legislatori, investitori e democrazia devono controbilanciare attraverso lo Stato gli effetti dovuti alla mancanza di lungimiranza, che nonostante le ragioni materiali, come le evidenze fisiche sulla salute e sui portafogli delle sigarette, si continuano a ignorare preferendo motivazioni legate ad aspettative soggettive o ideali. Sembra possibile ignorare le conseguenze sul lungo termine delle ragioni materiali, soltanto superando le preoccupazioni per la tenuta del sistema economico e gli effetti collettivi, che non consente alternative oltre la mobilitazione e l’imposizione basate appunto su un criterio che non può tenere conto delle scelte soggettive.