Il pensiero di Briatore espresso senza peli sulla lingua è risultato dell’intervista realizzata da Forbes.
Imprenditore e manager di successo, spazia dalla moda alla Formula 1, all’intrattenimento fino alla ristorazione.
Briatore da poco diventato ambassador della Formula 1 si occupa di sviluppare i gran premi in nuovi Paesi ma anche della parte legata all’intrattenimento. Grazie a Stefano Domenicali, ma anche a Liberty e a Netflix, la Formula 1 non ha mai avuto tanta popolarità come oggi.
Proprio con la Formula 1, Flavio Briatore da una svolta alla sua carriera lavorando con Luciano Benetton. Come rappresentante Benetton negli Stati Uniti va in Inghilterra, per seguire l’investimento che la famiglia aveva fatto in un team della categoria. A Londra, vede la squadra, viene firmato il contratto e da direttore marketing e commerciale, passa in pochi mesi ad amministratore delegato della squadra.
Inizia così la sua corsa al successo, o meglio le esperienze che lo portano a diventare anche un imprenditore. Ma per Briatore il fine spesso non giustifica i mezzi; la ricchezza ti permette di vivere una vita confortevole, ma si raggiunge con tanto lavoro, per cui non hai neanche il tempo di godere la bellezza delle cose che hai.
La ricchezza è creare ricchezza attorno a te, aiutare chi lavora con te a diventare benestante; tuttavia “più sei ricco e più investi e quindi devi stare attento a proporzionare gli investimenti, altrimenti sei sempre a rischio.” Chi più può godere della tua ricchezza è quindi la tua famiglia perché “quando lavori 12 ore al giorno non puoi sfruttare tutti i vantaggi che l’essere ricco ti dà.”
Anche per questo il suo stile manageriale si basa sulla grande fiducia dei collaboratori a cui delega la maggior parte delle responsabilità e quindi del lavoro. “Faccio decine di telefonate tutti i giorni ai miei manager e so esattamente quello che succede.” Parlo sempre personalmente con chi è sul posto, così mi faccio un’idea precisa.”
Flavio Briatore è passato attraverso varie vite professionali: dalla moda alla Formula 1 fino alla ristorazione. Spaziare in ambiti molto diversi può dare il medesimo successo se sai gestire le persone che creano il processo realizzando il prodotto. Ascoltare, motivare e incentivare il personale è ciò che un manager di successo riesce a fare e che si riflette nel successo della azienda o nell’idea, a prescindere dal prodotto finale. “Il prodotto finale non è importante: la Formula 1, l’abbigliamento, una carta di credito o una pizzeria, perché alla fine tu gestisci le persone che creano e sono parte delle società.”
“Un buon manager deve fare in modo che tutti sposino il progetto e che si immedesimino in lui e nell’azienda. Deve aiutarli a migliorare la loro qualità di vita.”
Gli italiani sono bravi in tutto il mondo proprio per questo, perché si sono allenati con il sistema italiano. Dopo, tutto è più facile.
L’imprenditore deve andare dove c’è la materia prima e la materia prima sono i soldi. In Italia ci sono due Crazy Pizza e il Billionaire in Sardegna che è stato un po’ l’inizio di tutto. Ma di fare altri investimenti non se né parla; il motivo è semplicemente l’eccessiva burocrazia. Spesso passano mesi per un cavillo e viene perso tempo e soldi. “In Italia vige sempre una parola: ‘no’. Questo non si può fare, per questo si deve aspettare. Ci vogliono mesi, se non anni, per far passare un progetto. Mille uffici devono approvartelo, poi in corso d’opera possono cambiarti le regole.”
L’altra motivazione che non passa in secondo piano è l’eccessiva pressione fiscale.
“Quando un imprenditore italiano va all’estero, non gli sembra vero di poter lavorare con le regole di quel Paese. Perché è allenato con le difficoltà italiane e se riesci a superarle, quando vai all’estero diventa tutto più facile.”
Su questo tema Briatore è senza freni; bisognerebbe aumentare i salari abbassando le imposte a carico delle aziende. In Italia un dipendente che guadagna 1500 euro costa all’azienda più di 3 mila euro. Nonostante tutte queste tasse “non vediamo ospedali che funzionano, treni che funzionano, un Paese che funziona. Sono soldi buttati via. Il livello giusto di tassazione, per me, dovrebbe essere intorno al 27-28%.” Le persone pagherebbero più volentieri le imposte se non fossero esorbitanti; in Italia “per un’azienda siamo sopra al 60%. Impossibile.”
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