Il Bitcoin, la più importante criptovaluta del mondo, è crollata ai minimi da luglio 2021.
Il valore attuale sotto i 30.000 dollari è, vista la mancanza di supporti chiari, una premessa per ulteriori deprezzamenti. Rispetto allo scorso autunno ha perso quasi il 50% del valore, dall’apice intorno ai 68.000 di novembre.
Su tutte le ragioni, è chiaro come il crollo a due cifre dei listini Usa avvenuto in particolare nell’ultimo mese e mezzo non poteva escludere da influenzare un asset volatile come il Bitcoin. Oggi correlato alle dinamiche dei mercati finanziari tradizionali non ha un valore fondamentale di riferimento; il suo impiego nell’economia reale è ancora piuttosto limitato a eccezioni che non giustificano al momento la sua quotazione.
La prima criptovaluta al mondo è tornata quindi sotto quota 30.000 dollari. Pare evidente soprattutto la correlazione con l’andamento del Nasdaq; l’indice tecnologico ha perso negli ultimi sei mesi il 25%. A spingere il Bitcoin fino ai massimi di novembre erano stati i timori speculativi di perdere l’affare, con obbiettivi di prezzo che proiettavano l’asset a quota 100.000 dollari entro la fine dell’anno.
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La quotazione della criptovaluta si è dunque allineata ai movimenti dei listini di borsa e delle politiche restrittive previste per tutto l’arco del 2022. In questo senso Bitcoin rimane un asset assimilabile all’azione di una società tecnologica, su cui l’attuale clima di incertezza pesa in modo inevitabile. Da inizio di maggio proprio la decisione della Fed di ridurre il suo bilancio con la stretta sull’acquisto di obbligazioni, ha colpito in particolare le big tech. Queste hanno perso circa mille miliardi di dollari di capitalizzazione. Tra queste, anche società con una grande credibilità e un solido giro d’affari come Apple e Tesla, che hanno perso rispettivamente circa 220 e quasi 200 miliardi di dollari di valore in borsa.
Bitcoin dimostra di non essere un bene rifugio; nonostante per un periodo si sia mosso come tale in correlazione all’andamento di metalli preziosi come l’oro la criptovaluta non ha un valore storicizzato tale da permettere alle sue quotazioni di stabilizzarsi a un prezzo minimo.
Per questo è probabile che la domanda rimanga in attesa della conclusione della guerra commerciale con la Russia e degli esiti economici dei suoi effetti sul Pil di Stati Uniti ed Unione europea. Secondo Jeffrey Halley, analista di mercato senior di Oanda, il Bitcoin potrebbe scendere fino ai 17mila dollari. Questo è il livello di prezzo da cui nel lontano dicembre 2020 cominciò il grande trend long concluso con i massimi di 63 mila dollari di aprile 2021. Dal punto di vista tecnico la quotazione oggi intorno ai 28.500 dollari avrà come nuova resistenza il valore dei 32.000 dollari. Per questo una discesa senza particolari livelli chiave è possibile almeno fino ai 19.000 dollari.