La discriminazione di genere produce violenza economica e sociale: via al bonus per ripristinare la situazione delle donne in difficoltà!
Welfare in azione per tutte le donne in difficoltà: paura di lasciare il marito perché non si ha un lavoro stabile? Timore di non riuscire a garantire il fabbisogno giornalieri ai propri figli? Non ci sono soluzioni assolute per un problema cristallizzato nel tempo: la discriminazione di genere ha molteplici facce, e tante questioni da risolvere. Questi bonus però rappresentano un piccolo passo, perché evidenziano finalmente una problematica tanto concreta quanto “silente”. Anche soltanto evidenziare che molte volte non si lascia perché non si ha un lavoro stabile ed una casa di proprietà, potrebbe essere la mossa iniziale che può aiutare la donne in difficoltà a cambiare vita una volta per tutte. Di quali misure si tratta? Sono per tutte?
Chiaro che quando si parla di discriminazioni, quella di genere è tra le più complesse. Ha una natura trasversale, poiché tocca molteplici aspetti. Da quelli psicologici, non visibili, alle violenze fisiche con lividi, fratture, contusioni, e crani spaccati. Molte di queste condizioni però spesso nemmeno portano a tutele nei confronti delle donne in difficoltà, e che in molti casi, diventano vittime da piangere.
Sicuramente, sapere che lo Stato mette a disposizione dei bonus che danno loro la possibilità di avere una casa ed un lavoro, senza dover essere assoggettate ad un uomo violento, è una piccola speranza. Proprio per questo, l’informazione prima di ogni cosa. Come ottenere i bonus?
Se si vive in un mondo in cui il “padrone è uomo”, è chiaro che le donne, per quanto lavorino e siano indipendenti, sono sempre vittime di un sistema che le vuole sottomesse. Meno avanzamenti di carriera, più ostacoli e limitazioni varie, che figurano nelle buste paga a fine mese e anche nel percorso di vita. Se non ci fosse stato il patriarcato, probabilmente non ci sarebbe stato bisogno di misure del genere.
Nuovi bonus per le donne in difficoltà che cercano una casa ed un lavoro!
Oltre alla discriminazione di genere è bene evidenziare anche che l’intero quadro sociale mette in difficoltà l’individuo. Un Paese in cui il precariato regna sovrano, e la stabilizzazione è lontana, conduce anche il soggetto più qualificato e preparato a ritrovarsi in uno stato di crisi del genere. Di conseguenza, se poi si aggiunge la violenza di genere, è chiaro che i dati mettono nero su bianco che in una società che sta crollando, le donne sono quelle che si trovano nelle condizioni peggiori a fare i conti con tutto questo. I bonus sono per tutti? Agevolazioni e scontistiche di un certo peso, risollevano un briciolo di speranza.
Rete di salvataggio pronta a collaborare, sono stati stanziati circa 8 milioni di euro per gestire il sistema a favore delle donne in difficoltà e vittime di violenza di genere. Come già detto, non si tratta solo di botte, ma finalmente si mette in evidenza un quadro leggermente più completo fatto di abusi psicologici, economici e sociali. Una donna emarginata vive tutto questo. Ma non solo, si parla di strutture per la formazione professionale e fondi suddivisi in due tranche provenienti dalle risorse europee Pon Metro.
Il progetto prevede un percorso che accompagna le donne vittime di violenza a compiere un cammino completo, proprio per fuoriuscirne. Si tratta di strutture coadiuvate nella direzione dello stesso fine. I primi 6 milioni di euro sono investiti nell’apertura di 2 case di rifugio con 4 centri antiviolenza, potenziando una casa di semiautonomia. Quest’ultima è operativa già dall’anno scorso. Seguono poi i restanti 2 milioni di euro che finanziano il progetto Empowerment delle donne.
Si tratta di un metodo che cerca di coniugare tempi di lavoro e vita personale, formando e professionalizzando attraverso corsi specifici. A parlarne sono le Assessore Comunali delle pari opportunità e al Lavoro, rispettivamente Monica Lucarelli e Claudia Pratelli, due donne appunto. L’ambizioso progetto è avanzato dal Comune di Roma, e prevede anche voucher e tirocini, valorizzazioni territoriali, e rafforzamenti di servizi, tutto ciò che concerne una maggior inclusione delle donne in difficoltà.
Senza attività di orientamento, informazione, collaborazione tra i professionisti e le strutture in gioco, non si può eliminare un cancro che contraddistingue la società di oggi. Infine, senza evidenziare i problemi presenti nella “sottotrama” della violenza di genere, come quelli economico-sociali, non si può parlare di un mondo equo.