Se un genitore decide di effettuare una donazione di denaro al figlio deve fare attenzione ai limiti previsti dalle regole fiscali e alle contestazioni.
Quando un genitore regala dei soldi ad un figlio sta effettuando un atto di donazione. Nel caso in cui l’importo non sia particolarmente alto, la transazione di denaro può avvenire con un comune bonifico o contrassegno bancario. Diverso è il discorso, quando la donazione ha un valore importante.
La donazione che un genitore può effettuare il favore di un figlio può essere di due tipi:
A fare la differenza è ovviamente l’importo. Se questo è minimo, ovvero non impoverisce troppo il donatore e non arricchisce eccessivamente il beneficiario, è possibile procedere con un bonifico bancario. Se invece si preferisce utilizzare i contanti va rispettata la regola della soglia massima che attualmente è fissata a €2.000 (€1000 del 2023).
In ogni caso, se la somma di denaro ha un valore elevato la donazione deve avvenire in presenza di un notaio e di due testimoni.
Quando un genitore effettua la donazione di denaro al figlio non è previsto il pagamento di imposte se l’importo è inferiore a 1 milione di euro.
Superata la suddetta soglia è previsto il pagamento di imposte, solo sulla differenza, per un’aliquota pari al 4%.
Nel caso in cui la donazione avvenga in presenza di un notaio, e dunque tramite atto notarile, è previsto il versamento della parcella del professionista e dell’imposta di registro, in caso di rogito.
In assenza di atto notarile la donazione può essere considerata nulla. In tal caso, il donatario è tenuto a restituire i soldi ricevuti su richiesta degli interessati.
L’azione di nullità non prevede termini di prescrizione, pertanto può essere esercitata dopo molto tempo e anche dopo la morte del donante.
Secondo quanto stabilito dall’ordinamento italiano non esistono limiti alla donazione di soldi, che un genitore può disporre nei confronti di un figlio. Non esistono limiti alle donazioni in generale, quindi anche per quelle fatte in favore di associazioni o soggetti non legati da vincoli di parentela.
Tuttavia, occorre fare attenzione al fisco chi pretende la giustificazione dell’operazione di donazione. Inoltre, il donante devi fare attenzione a preservare le quote di eventuali eredi legittimari, come il coniuge e i figli.
Il fisco è in grado di verificare, attraverso l’Anagrafe tributaria dei conti correnti, tutte le operazioni che avvengono su un conto corrente bancario. Di conseguenza la donazione tramite bonifico, che un padre fa in favore di un figlio, risulta nei database dell’Agenzia delle Entrate.
L’operazione, però, non è illegale ma è perfettamente lecita, pertanto la donazione tramite bonifico non può essere sottoposta ad accertamenti o contestazioni. Questa regola vale anche in relazione all’utilizzo che il donante decide di fare con i soldi ricevuti.
Lo strumento del bonifico bancario garantisce la tracciabilità della donazione che, invece, non è assicurata in caso di utilizzo di contanti.
Dal punto di vista pubblicistico non esistono limiti al denaro che un padre può regalare ad un figlio. Tuttavia, sotto il profilo privatistico, bisogna fare attenzione alle possibili contestazioni da parte degli eredi legittimari.
Tali contestazioni possono sorgere solo in seguito alla morte del donante e mai prima.
In questo caso, gli eredi legittimari hanno la possibilità di fare causa al beneficiario della donazione entro 10 anni dalla morte del donante. In questo caso, il processo legale avrebbe con il fine di far valere il rispetto delle quote ereditarie, secondo quanto stabilito dalle leggi sulla successione.
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