Donare soldi al figlio che non ha reddito costante o che non è in grado di sostenere le spese mensili caricando la PostePay, è possibile ma bisogna fare attenzione al Fisco.
Infatti, l’Agenzia delle Entrate attraverso la rete di controlli può effettuare accertamenti ed applicare sanzioni. Per capire esattamente come comportarsi in questi casi bisogna fare due distinzioni in base a sé il figlio è convivente o meno con i genitori. Verifichiamo le due possibilità in base alle ultime disposizioni e considerando anche la sentenza della Corte di Cassazione che si è espressa in merito.
In effetti, se il figlio è convivente con i genitori è molto difficile che il Fisco possa effettuare un controllo mirato, anche se l’importo donato è effettuato in contanti. Questo perché quando l’Agenzia delle Entrate effettua gli accertamenti, considera il potere di acquisto dell’intero nucleo familiare. Quindi, si presume che i componenti del nucleo si aiutino uno con l’altro in caso di bisogno. Comunque, se si decide per la donazione in contanti, bisogna sempre considerare i limiti di legge che dal primo gennaio 2021 a 1.999,99 euro. Questo limite subirà una restrizione nel 2022, salvo diverse disposizioni del Governo.
Invece, se il figlio non convive con i genitori, le cose cambiano, se la donazione riguarda piccoli importi si potrà optare per i contanti, ma nel caso si effettua una donazione mensilmente con somme che superano i 500 euro, allora è consigliato optare per l’assegno o il bonifico per contrastate eventuali chiarimenti del Fisco sulle somme versate.
Di solito i soldi ai figli si versano anche attraverso la PostePay perché si ha la convinzione che i pagamenti e i bonifici transitati su questa carta si possono nascondere all’Agenzia delle Entrate. Purtroppo, non è così, infatti, anche la Corte di Cassazione (sentenza n. 104/19 del 4 gennaio 2019), ha precisato che i controlli sui conti correnti possono essere effettuati anche nei confronti dei privati. Quindi, anche la PostePay è sottoposta ai controlli del Fisco e quindi, bisogna fare attenzione.
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La PostePay non è altro che una carta prepagata gestita da Poste Italiane che permette un facile utilizzo. Ci sono varie tipologie: PostePay standard, Evolution (con IBAN), la MyPostepay (carta prepagata personalizzata), PostePay INPS card (rivolta ai pensionati e assegni INPS), PostePay junior (con costi di gestione contenuti).
Con la sua rete di informazione l’Agenzia delle Entrate può effettuare accertamenti su tutti i conti e carte attive, compresa la PostePay. Questo grazie ad un database con un flusso di informazione alimentato direttamente da banche e poste. In sostanza, ogni intermediario finanziario deve inviare al Fisco i rapporti in essere di tutti i clienti (dal numero di conto al saldo). Un archivio generale in cui la Guardia di Finanza può accedere tranquillamente.
Quindi, anche la PostePay è sottoposta ad un regime di trasparenza in quanto è associata al codice fiscale del correntista. Esiste anche la PostePay anonima (PostePay Twin) ma non è utile in questo caso, in quanto l’anonimato non è applicabile nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Quindi, donare ai soldi ai figli tramite PostePay è possibile, facendo attenzione a quanto sopra riportato. La donazione è possibile anche se riguarda l’acquisto di un auto, però, per grosse somme è sempre consigliato effettuare un bonifico bancario, specificando correttamente nella causale che si tratta di una donazione. Come donare soldi al figlio per l’acquisto dell’auto, la soluzione che pochi conoscono
Un altro aspetto da considerare è la retroattività dei controlli, infatti, l’Agenzia delle Entrate può effettuare le verifiche fino ad un massimo di cinque anni nei confronti di coloro che hanno occultato i redditi.
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