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Dimissioni volontarie, cosa bisogna sapere: tempi, modi, dettagli

Quali sono alcuni aspetti legati alle dimissioni volontarie da approfondire: motivazioni, tempistiche e modalità, cosa bisogna sapere

Sono tanti e diversi gli aspetti che hanno a che fare con l’eventuale decisione delle dimissioni volontarie; chi volesse farlo deve seguire quanto viene previsto e stabilito della legge, e dunque attenersi a motivazioni e procedure, tempistiche e aspetti da tenere bene a mente. Ma ecco di cosa si tratta nel dettaglio.

Scatolo, scrivania (fonte foto: adobe stock)

Quando si parla di dimissioni volontarie del dipendente, si fa riferimento all’atto mediante cui un lavoratore subordinato di fatto recede in modo unilaterale dal contratto di lavoro. Qualora sia il datore di lavoro e l’azienda e decidere se e quanto porre fine al contratto di lavoro, si parla di licenziamento, quando lo fa il dipendente, in estrema sintesi, si parla di dimissioni.

È quanto viene spiegato nell’approfondimento da parte di Money, che spiega che tra i diritti del lavoratore vi è anche quello inerente le dimissioni, attraverso cui questi ha la facoltà di recedere dal rapporto di lavoro, a patto che vi sia il rispetto di quanto previsto e stabilito dalla legge, in ordine di procedure e tempistiche previste dalla normativa.

Il lavoratore dunque dovrebbe conoscere, anche onde evitare, si legge, il rischio di pagare una indennità per il mancato preavviso.

Vi sono varie ragioni che possono portare alla decisione di dare dimissioni, tra questi ad esempio una eventuale scelta circa il cambio di lavoro, o ancora chi potrebbe optare per lasciare l’azienda che magari non ha rispettato quanto previsto dal contratto. Vi sono, si legge, quelle per pensionamento, ed altri casi ancora, così come non mancano le norme, poiché la legge disciplina per alcune categorie di persone delle procedere specifiche da seguire qualora si voglia porre fine al rapporto di lavoro.

Quali sono dunque alcuni diritti e alcuni doveri del lavoratore in tal senso?

Dimissioni volontarie e lavoro, quando si può fare, tempi e limiti

Come spiega Money.it, ciascuna persona persegue l’obiettivo del miglioramento della propria condizione lavorativa ed economica, ed dunque non sorprende che da più più parti si senta parla di dimissioni, nel caso in cui vi sia l’intenzione per tale ragione di cambiare lavoro.

C’è chi è stando ci fare un determinato lavoro, chi ha ricevuto magari un’offerta più allettante e così via; la legge, viene spiegato, permette di “licenziarsi”, purché nel rispetto di particolari tempi e modi. Restando nell’ambito generale del discorso, l’ordinamento vede l’applicazione del principio di libertà contrattuale, che permette al lavoratore di recedere dal rapporto lavorativo. La dimissione dunque è possibile, lasciare in modo volontario e libero.

Dunque, spiega Money, l’azienda o il datore di lavoro non potranno esimersi dal prende visone della volontà del lavoratore, poiché le dimissioni costituiscono atto libero e volontario e, si legge, non sono condizionate alla presenza di una giusta causa o un motivo giustificato.

Tuttavia, è bene sottolineare e tenere bene a mente che ciò non vuole dire che non esistano regole specifiche che vanno rispettate con grande attenzione, circa la procedura inerente le dimissioni. Tutt’altro, questo rappresenta invece un aspetto fondamentale. Il contratto collettivo nazionale di riferimento indica il periodo di preavviso di dimissioni, che il soggetto interessato deve rispettare qualora non voglia patire una riduzione delle proprie spettanze finale in busta paga, spiega Money.it.

Un obbligo a cui il lavatore intento a voler dimettersi deve conoscere e rispettare.

Viene sottolineato che la facoltà del soggetto interessato circa le dimissioni in piena libertà è legittima solo nell’ambito del contratto a tempo indeterminato, poiché in quello determinato, le parti regolano in modo preliminare la durata stessa del rapporto. Dunque non può essere esercitato il recesso del contratto prima del termine che è stato deciso dalle parti. Al di là, ovviamente, dell’ipotesi legata alla giusta causa di licenziamento oppure di dimissioni.

Nel concreto, qualora vi sia la decisione di dimettersi in presenza di un rapporto a tempo determinato, il lavoratore sarà esposto ad eventuali e possibili iniziative da parte del datore di lavoro, che avrebbe diritto a fare richiesta del risarcimento danni in tribunale. Un altro aspetto importante che viene sottolineato riguarda, come detto, il periodo di preavviso di dimissioni, di cui al CCNL di categoria.

Per tale istituto, la fonte importante di riferimento menzionata da Money è l’articolo 2218 Codice civile, secondo cui ognuno dei contraenti può recedere dal contratto di lavoro a tempo indeterminato, “dando il preavviso nel termine e nei modi stabili dalla norme corporative, dagli usi o secondo equità.” In assenza di preavviso, il recedente “è tenuto verso l’altra parte a un’indennità equivalente all’importo della retribuzione che sarebbe spettata per il periodo di preavviso”

Si legge poi che è importante sottolineare che il preavviso non è sempre uguale rispetto alle caratteristiche, più che altro si lega ad elementi inclusi nel CCNL applicato. Alcuni fattori, in sentissi, cui si lega il periodo di preavviso sono: anzianità di servizio del lavoratore; categoria legale; livello di inquadramento.

Il dipendente che dovesse decidere per le dimissioni, è tenuto per obbligo a verificare quanti giorni di preavviso devono essere dati alla azienda, così da essere certo di rispettare il periodo in quesitone. Occhio alle conseguenze, poiché qualora non vi sia il rispetto del periodo di preavviso, l’azienda potrebbe trattenere dalle spettanze di fine rapporto una somma che corrisponde allo stipendio che il lavoratore avrebbe percepito, nel corso del periodo di preavviso non pensato.

Come dare le dimissioni, la revoca e dimissioni senza preavviso

Tanti gli aspetti riguardano il lavoro che destano attenzione, come nel caso di quelli meglio retribuiti con stipendi più alti; riguardo le dimissioni, Money spiega che vi sono alcuni casi in cui è consentito il recesso senza preavviso da parte del lavoratore. Sono i casi delle dimissioni per giusta causa, causate da – si legge – un intollerabile inadempimento del datore di lavoro, le cui azioni hanno rotto il rapporto di fiducia, e che impedisce la prosecuzione, anche se provvisoria, dell’attività in ufficio.

Viene spiegato che in tale circostanza va preso come riferimento l’articolo 2119 del Codice Civile che stabilisce che ognuno dei contraenti può recedere dal contratto prima che vi sia la scadenza del termine, se questo “è a tempo determinato, o senza preavviso, se il contratto è a tempo indeterminato, qualora si verifichi una causa che non consenta la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto.”

Nel caso del contratto a tempo indeterminato, “al prestatore di lavoro che recede per giusta causa compete l’indennità indicata nel secondo comma dell’articolo precedente.

Tuttavia, si legge che va prestata attenzione poiché circa le dimissioni per giusta causa va rispettata una specifica procedura, e il datore di lavoro ha la possibilità di contestarle e pretendere il pagamento inerente l’indennità di mancato preavviso. Inoltre, le dimissioni senza preavviso sono permesse anche alle lavoratrici, si legge, che sia dalla scoperta della gravidanza al primo anno di vita del figlio, optano per rassegnare le dimissioni per maternità.

Ma come chiederle? Money spiega che dal 12 marzo 2016 vale la procedura telematica inerente la presentazione delle dimissioni. Viene spiegato che non basta più, a colui che vuole ‘licenziarsi’, la scrittura della lettera cartacea firmata, impiegata in modo comune tempo fa e che comunque, si legge, è bene inviare ad ogni modo. Ciò rappresenta un obbligo da rispettare che, in caso contrario, cioè se non rispettato, rende inefficace l’atto di recesso. La procedura in questione si trova online sul sito cliclavoro.gov.it.

La relativa introduzione si lega al d.lgs.n.151 del 2015, il cui scopo è la verifica dell’identità del dipendente e della volontaria di procedere al recesso unilaterale del rapporto lavorativo, poiché come già detto si tratta di un atto legato alla libera scelta, che va fatta senza eventuali ed ipotetici condizionamento e/o pressi dell’azienda.

In precedenza, le dimissioni si accettava anche con la sola lettera tradizionale, e si vedevano talune volte i casi di dimissioni in bianco; in tempi odierni le dimissioni telematiche rendono più spedita la procedura e sono una garanzia per il lavoratore che può seguirla facendo accesso al portale mediante SPID o Pin dispositivo INPS. Altrimenti, come in altri casi, questi avrà diritto all’assistenza all’inoltro, offerte da un soggetto intermediario come patronati, consulenti del lavoro ecc.

Vi sono ancora alcune eccezioni, come nel caso del lavoratore con figli di età minor di 3 anni, con relativa procedura diversa circa le dimissioni, con la richiesta della convalida per questo all’Ispettorato nazional de lavoro, come nel caso di dimissioni per maternità.

Anche l’eventuale revoca dimissioni, infine, va fatta online. Generalmente, la normativa permette al lavoratore di tornare sui propri passi entro un periodi di sette giorni, a meno che non vi sia dimostrazione di dimissione rassegnate a causa di forte stress o turbamento psicologico. In tal caso, tale termine di 7 giorni può anche essere superato, come stabilito dalla sentenza di Cassazione 30126/2019.

Dario Quattro

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