Secondo la teoria delle aspettative gli agenti economici non basano le loro scelte unicamente sulle informazioni economiche disponibili.
Le aspettative degli operatori economici, tecnici ed economisti, che lavorano per le istituzioni, si dicono razionali quando le previsioni compiute sono effettuate sulla base delle informazioni di cui dispongono. Tuttavia, poiché le informazioni non possono mai essere complete e si basano pressoché tutte su campionamenti e modelli statistici, avranno quelle lacune che le renderanno imperfette. Essere potranno comunque risultare utili in quanto ogni previsione può mantenere un margine d’errore all’interno della quale può essere approssimata per eccesso o per difetto.
Questo è proprio ciò di cui la politica economica si occupa: studia l’insieme degli interventi del soggetto pubblico sull’economia, atti a modificare l’andamento del sistema economico al fine di raggiungere obbiettivi prestabiliti. I soggetti attivi in politica economica sono quelli pubblici, lo stato, gli enti locali, ai quali spetta il compito di fissare gli obiettivi economici prioritari effettuando scelte nell’allocazione delle risorse.
Nell’ambito della politica economica troviamo la politica monetaria, che studia l’insieme degli strumenti, degli obiettivi e degli interventi adottati al fine di modificare e orientare, la moneta, il credito e la finanza. Per semplicità, in quanto essi hanno obbiettivi simili, si può concludere che la politica economica include la politica monetaria.
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Gli obiettivi di politica economica mirano per quanto possibile al progresso civile economico e sociale del paese sul quale operano. Generalmente il primo obiettivo per importanza è quello riguardante il prodotto interno lordo (PIL). I governi e le istituzioni finanziarie intervengono con misure mirate a incrementare gli investimenti in settori utili al paese, potenziandone le strutture che ne determinano la capacità produttiva a seconda del tipo di economia e degli obiettivi temporali che si prefiggono. Uno degli effetti di una buona politica economica è quello del raggiungimento della piena occupazione.
La disoccupazione si considera generalmente positiva quando si mantiene all’interno di una soglia tra il 3 e il 4%, questo infatti consente oltre che garantire la mobilità sociale, di mantenere controllati i prezzi del costo del lavoro, che altrimenti subirebbero l’effetto dell’assenza di offerta, cioè di lavoratori disponibili, e si avrebbe perciò un aumento gli stipendi atto ad attirare personale altrimenti già occupato in altri contesti.
Oltre questi livelli, la disoccupazione è causa di malessere ed è ostacolo nello sviluppo della capacità produttiva del paese, che non utilizza le risorse che le persone hanno accumulato attraverso la loro formazione sia pubblica che individuale.
Il terzo obbiettivo della politica economica concerne la stabilità dei prezzi necessaria a contrastare gli effetti dell’inflazione. Fenomeni di elevata inflazione possono creare disparità nella distribuzione del reddito fra percettori di salari derivante ad esempio dal settore pubblico e percettori di reddito variabile come quelli di un commerciante o di un libero professionista. Per perseguire l’obiettivo di stabilità dei prezzi, le banche centrali come la Banca Centrale Europea cerca di mantenere il tasso di variazione dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo su livelli prossimi al 2%.
Le banche centrali più importanti al mondo, in grado di influenzare i mercati finanziari soprattutto quello interbancario o mercato valutario, sono la Federal Reserve, la Banca Centrale Europea, la Bank of England e la Bank of Japan. La decisione più importante delle banche centrali è quella relativa ai tassi di interesse, ovvero il tasso di base che la banca addebita alle banche nell’attività di prestito, influenzando così il costo del denaro e di conseguenza la capacità di finanziamento e investimento delle imprese e il credito verso i privati, determinando una variazione del livello di liquidità in circolazione.
Quarto obbiettivo è rappresentato dal pareggio della bilancia dei pagamenti ovvero eliminazione degli scompensi che inducono un paese a indebitarsi o ad accumulare crediti verso l’estero. Per esempio nel modificare i tassi di interesse, le banche centrali condizionano l’inflazione e i rapporti di cambio delle valute.
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La politica monetaria può essere espansiva o restrittiva. Nel primo caso aumenta l’offerta di moneta e di liquidità al fine di influire positivamente sul tasso di disoccupazione, aumentare il credito del settore privato stimolando di conseguenza la crescita economica. Gli strumenti che sono tradizionalmente utilizzati dalla Banca Centrale Europea in termini di politica monetaria, sono le operazioni di mercato aperto effettuate nei confronti del sistema bancario. Esse consistono nell’acquisto o nella vendita di titoli di Stato, per esempio se la Banca d’Italia vuole immettere liquidità nel sistema finanziario essa acquisterà titoli, viceversa venderà titoli se l’obiettivo è quello di togliere liquidità al sistema e diminuire la base monetaria. A tal fine uno dei più importanti sistemi a livello europeo è il Quantitative Easing adottato dalla Bce, e il tapering, ovvero il processo di rallentamento del ritmo nell’acquisto dei titoli di Stato da parte di una banca centrale.
Un altro modo per controllare la liquidità presente nel sistema è modificare il coefficiente di riserva obbligatoria. In pratica a tutte le istituzioni bancarie operanti nell’area euro è stato imposto di mantenere una riserva minima preso le banche centrali nazionali, questo coefficiente di riserva da detenere può essere modificato per favorire una riduzione o un aumento della base monetaria.
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