Cosa faresti se, aprendo la cassetta della posta, trovassi una lettera che potrebbe cambiarti la giornata? Non una bolletta o una pubblicità, ma una comunicazione ufficiale, firmata Agenzia delle Entrate.
Non è una multa, ma nemmeno una carezza. Un invito, sì, ma con quel tono tra il gentile e il deciso che ti fa subito pensare: “E adesso che succede?”. Soprattutto se riguarda lavori fatti con il famoso Superbonus. E se ti dicessero che, anche se la casa non esisteva più, lo Stato ha comunque tirato fuori i soldi?

Certe situazioni sembrano uscite da un film italiano anni Settanta, con il geometra, il rudere e la burocrazia che inciampa su se stessa. Ma stavolta è tutto vero e documentato. Stanno arrivando migliaia di lettere e non è fantascienza, è la realtà del 2025. Una realtà fatta di controlli incrociati, numeri impressionanti e una voglia sempre più decisa di mettere ordine tra bonus, catasti e furbizie varie. E quando l’Agenzia delle Entrate muove i suoi ingranaggi, di solito non lo fa per sport.
Non parliamo di persecuzioni, ma nemmeno di semplici sviste. La questione riguarda il Superbonus, i lavori di ristrutturazione incentivati e un piccolo grande dettaglio che molti hanno ignorato: la rendita catastale. Che, tradotto, vuol dire tasse, importi da aggiornare e situazioni da regolarizzare. Una dimenticanza? Forse. Ma in certi casi si parla di veri e propri immobili fantasma, case dichiarate in rovina che, all’improvviso, tornano a vivere per incassare i fondi pubblici. Un paradosso che ora viene a galla, con una prima ondata di 10mila comunicazioni spedite. E chi pensa che sia finita qui, potrebbe presto ricevere una seconda missiva.
Quelle lettere che fanno tremare: chi rischia davvero col Superbonus
L’Agenzia delle Entrate ha alzato il velo su un meccanismo che sembrava intoccabile: i controlli post-Superbonus. Dopo anni in cui il focus era solo sull’erogazione dei fondi, ora si passa al setaccio. E le prime a finire nel mirino sono proprio le case che ufficialmente non dovevano nemmeno esistere.

Non una provocazione, ma una constatazione. Parliamo delle cosiddette unità collabenti: immobili inagibili, spesso ridotti a ruderi, che per il catasto non valgono nulla. Zero tasse, zero imposte. Ma in alcuni casi, tanti soldi ricevuti per lavori di ristrutturazione.
Il paradosso è evidente: se una casa è in rovina, come ha potuto usufruire del Superbonus? E soprattutto: una volta ristrutturata, perché nessuno ha aggiornato la rendita catastale? È da qui che parte tutto. Da un dato incrociato, da un’anomalia nei documenti, da una discrepanza che fa scattare l’allarme. Le città più coinvolte? Napoli, Reggio Calabria, Roma, Treviso. Ma anche Cosenza, Bari, Frosinone e Messina non scherzano. La comunicazione non è un’accusa, ma poco ci manca. È un invito a sistemare, a spiegare, a dimostrare. E chi non risponde, rischia grosso.
Come si muoveranno i controlli nei prossimi mesi (e perché conviene prepararsi)
Questo primo invio di 10mila lettere è solo l’inizio. La vera macchina dei controlli si sta appena scaldando. C’è un sistema ben preciso che incrocia dati catastali, bonus edilizi, interventi dichiarati e documentazioni esistenti. Una fotografia completa di ogni immobile che ha beneficiato del Superbonus, specialmente nei casi di lavori importanti come demolizione e ricostruzione. E quando i numeri non tornano, parte la segnalazione.
Secondo Il Sole 24 Ore, se i lavori aumentano il valore catastale dell’immobile oltre il 15% rispetto ai valori del biennio 1988/1989, allora bisogna aggiornare la classe catastale. Più valore, più tasse. Ma ogni caso è unico, con variabili e margini di contenzioso. L’obiettivo dell’Agenzia non è punire a tappeto, ma spingere chi ha sbagliato a mettersi in regola. E sul sito sono già disponibili moduli, FAQ, istruzioni per gestire la pratica online.