L’indagine Deutsche Bank rischia di trascinare giù anche i Bond green, preoccupati i risparmiatori

Deutsche Bank; secondo quanto riferito dal procuratore di Francoforte, dalle prime indagini è emerso che contrariamente al prospetto informativo dei fondi DWS, i fattori ESG non sono stati presi in considerazione.

Ieri il gruppo DWS ha annunciato un cambio al vertice; Asoka Woehrmann ha deciso di dimettersi, in accordo con la società a causa dello scandalo in corso.

Deutsche Bank rischia di trascinare giù anche i Bond green

La società di proprietà all’80% di Deutsche Bank ha pubblicizzato investimenti venduti ai clienti come sostenibili esagerando i parametri per adattarli agli standard ESG. Questi riguardano gli standard delle ricadute sociali e ambientali delle attività economiche sostenute dagli investimenti.

I giudici tedeschi hanno avviato le indagini, affiancati anche dalle autorità di regolamentazione BaFin e SEC, rispettivamente le autorità del mercato tedesca e americana. Starebbe effettivamente già emergendo che gli investimenti effettivamente a favore dell’ambiente abbiano riguardato una minoranza di operazioni per un totale di circa 400 miliardi di euro.

Il caso mette in luce la realtà di questo tipo di speculazione, molto più diffusa di quanto probabilmente si crede. La pressione delle autorità politiche ha messo alle strette numerosi settori. Il virtuosismo del comparto finanziario rischia ora di essere macchiato e con esso una parte del mercato delle obbligazioni verdi. Secondo la società di analisi internazionale Statista e il Sole 24 Ore ai vertici della lista dei Leader della sostenibilità 2022 primeggiano le banche. In tema di sostenibilità le banche rappresentano la categoria più numerosa dell’elenco pari al 14,5%.

Deutsche Bank rischia di trascinare giù anche i Bond green, le obbligazioni sostenibili

Il caso è particolarmente importante anche per tutto il segmento delle obbligazioni sostenibili. Il mercato dei green bond ha visto nel 2021 emissioni a livello globale per un totale di 500 miliardi di dollari; per avere un termine di paragone soltanto cinque anni fa questo era pari a 60 miliardi. Il trend crescente ha rivelato l’importanza anche per gli investitori e l’opinione pubblica il sostegno alla lotta al cambiamento climatico.

Usa, Cina, Europa sono coinvolti politicamente prima che economicamente nel perseguimento degli obbiettivi per raggiungere la neutralità energetica, segnando le tappe della loro decarbonizzazione fino al 2050. Raggiungere gli obbiettivi prefissati dagli accordi di Parigi sul clima, necessiterà globalmente di 100 mila miliardi di dollari in trent’anni. Un immenso flusso di denaro raccolto da governi, banche e società con l’intento di contribuire alla riduzione dell’inquinamento.

I green e social bond, ad esempio, permettono di finanziare progetti ambientali o sociali in modo diretto. Tra questi il trattamento dell’acqua e dei rifiuti, iniziative legate alla prevenzione e controllo dell’inquinamento dei processi produttivi, delle infrastrutture e dei trasporti. Nonostante questo, i green bond si prestano a operazioni di pura facciata. Queste sfruttano l’immagine e la sensibilità ambientalista per promuovere investimenti che non si rivelano essere ciò che viene descritto nei prospetti informativi.

Anche l’Italia emette obbligazioni verdi; ne è un esempio il BTp green, di cui dovrebbe esserci una seconda emissione entro l’anno. Persino l’India è in procinto di sbarcare sul mercato con la sua prima emissione del genere. L’Unione Europea primeggia nel mercato con circa 250 miliardi di euro di green bond attesi entro il 2026. Questo fa dell’eurozona, con una media di 40 miliardi all’anno, il primo emittente al mondo.

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