Sarà la BCE a governare l’Italia con l’appoggio dell’Ue, la democrazia italiana sempre più vincolata

La democrazia in Italia appare sempre più vincolata agli stretti margini di manovra legati ai dettami della BCE.

Già da tempo nel nostro Paese la situazione economica pone i governi all’interno di binari difficili da derogare.

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Per questo chiunque vincerà le elezioni sarà costretto a farsi carico delle spese ingenti degli ultimi due anni e di una situazione non facile dal punti di vista dei conti pubblici. Se si osservano nel dettaglio i quattro punti cardine del Tpi, è evidente come tutto tende a fare in modo che l’Italia si conformi alla discrezionalità delle valutazioni dell’Ue.

La situazione non è nuova ma è andata aggravandosi negli ultimi anni di pari passo con condizioni esterne critiche, che hanno messo in discussione la capacità dei Paesi dell’Ue di rimanere indipendenti. Prima della pandemia e della crisi energetica venivano presentate misure progressive per regolare l’industria e l’economia in ottica ambientalista.

L’Italia non può che essere uno dei sorvegliati speciali per la tenuta dell’eurozona

La neutralità energetica è già il presupposto di un cambiamento pianificato per ridurre le emissioni di gas serra in modo decisivo nei prossimi otto anni. Il cambiamento coinvolgerà in questi anni tutto il settore dei carburanti fossili all’interno della strategia di sicurezza energetica acuita dalla crisi con la Russia. Il tempo a disposizione sembra troppo ristretto per non avere ricadute sul processo democratico e sull’economia liberale, messi da parte per correre ai ripari dalle ricadute sulle economie locali.

Per tutto ciò appare evidente che nessuno dei prossimi governi sarà in grado di svolgere in autonomia il proprio mandato. Tutte le promesse elettorali oggi servono a legittimare un governo che dovrà poi riportare tutto sotto il progetto economico finanziario europeo.

Il TPI è uno strumento di controllo finanziario?

Chi pensava che il Mes costituisse un forte elemento di controllo finanziario, potrà ricredersi quando osserverà gli impatti del Tpi. Lo strumento al momento è una garanzia per gli effetti imprevisti sulla trasmissione della politica monetaria, subordinato alla tenuta in regola delle finanze e della politica macroeconomica.

Al momento le intenzioni sembrano positive; Lo strumento è sicuramente un’arma a nostro favore, l’Europa è ora in grado di limitare il propagarsi delle crisi dei debiti sovrani. Di conseguenza ciò porta beneficio alla forza dell’eurozona e del suo primo collante comune, la moneta unica. L’Italia con circa 2.800 miliardi di debito pubblico e con un rapporto debito/Pil al 150%, non può che essere uno dei sorvegliati speciali per la tenuta dell’eurozona.

Nei prossimi mesi, con gli schieramenti politici pronti a promettere tutto pur di ottenere la maggioranza dobbiamo rimanere consapevoli come il nostro Paese sia sempre più legato alla sua scarsa credibilità e al delicato processo di finanziamento del suo debito, dipendente da istituti sovranazionali sia bancari che di rating.

A questo proposito l’agenzia di rating S&P ha tagliato l’outlook sulla classificazione BBB/A-2 del debito italiano da positivo a stabile. Le motivazioni sono essenzialmente legate alla fine del Governo e quindi ai rischi per le riforme non ancora realizzate. Secondo l’agenzia di rating la nuova valutazione “bilancia i rischi crescenti per l’economia e le finanze pubbliche con la solidità dei bilanci delle famiglie e delle imprese (a cui si aggiunge) la ricchezza e la diversità dell’economia italiana”

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