I contribuenti si immergono nell’epoca del “Decadentismo economico!” Addio miglior risparmio, la decadenza della Naspi non è una diceria, ma un incubo diventato realtà!
Perdere un contributo come la Naspi indica una decadenza economica senza precedenti. Se non c’è un lavoro, non ci sono soldi in entrata. Allora, ci si aspetta almeno di contare sulle risorse del sistema previdenziale, ma anche questo sta andando allo scatafascio. Cosa devono aspettarsi i cittadini di oggi? Se non si lavora per mancanza di stabilità e crescita di precariato, e non ci si può far scudo con gli ammortizzatori sociali, la situazione sembra più dura del previsto. Spiegazione ed analisi del contesto economico corrente.
Ad oggi, il precariato non è una scelta, ma una condizione di passività che si accetta per forza di cose. Non tutti quelli che non lavorano sono in questa condizione di inoccupazione perché lo vogliono. Per la maggior parte si tratta di chi nonostante gli sforzi, gli studi, i sacrifici, e la voglia di fare il lavoro dei sogni, si ritrovano con un pugno di mosche in mano. Perché? Il sistema è in blocco e di occasioni per l’indipendenza economica, nemmeno un miraggio.
Allora, data la condizione di disoccupazione, la Naspi è sempre stata un porto sicuro, ma adesso non lo è più. Sembrerebbe non bastare più quella condizione per cui non si lavora, perché molti che si ritrovano in questo caso, la stanno comunque perdendo senza poter fare nulla per evitarlo.
L’endemica decadenza della Naspi è frutto di una sentenza che sta riscrivendo le regole. Ad emetterla è proprio la Suprema Corte di Cassazione, le cui ragioni sono ormai più che note.
Una riscrittura del sistema previdenziale, la portata e l’impatto della sentenza sta dando dei frutti del tutto inaspettati, ma che nel concreto stanno facendo strage di inoccupati. Se la disoccupazione aveva già decretato un’ingente quantità di perdite in ambito lavorativo, ecco che questa decisione determina la “morte” dell’ammortizzatore sociale più utile degli ultimi tempi. No, non basta essere inoccupato, perché c’è stato chi ha subito la decadenza della Naspi lo stesso. Caso concreto, analisi e prevenzione della situazione.
È la situazione di un ex lavoratore che dopo aver percepito la Naspi, l’ha persa perché si trattava di un soggetto con lavoro preesistente. Che significa? Vuol dire che la Naspi può decadere quando si è in presenza di un lavoro autonomo preesistente non dichiarato.
La Corte di Cassazione si pronuncia dopo che la Corte d’Appello di Palermo ha accettato la richiesta di Naspi, ma poi l’INPS l’ha negata. Questo perché il soggetto in questione non aveva dichiarato, entro trenta giorni dalla richiesta, di aver posto in essere un’attività di lavoro autonomo e il relativo reddito.
La ratio della decisione è data dal fatto che c’è una chiara condizione di simultaneità, cioè contemporaneità, in cui si percepisce l’indennità di disoccupazione e si inizia un lavoro autonomo che comunque genera reddito. Non si possono ottenere insieme allo stesso momento, perché dal momento in cui c’è la seconda condizione, la prima si annulla perché non tiene ragione d’esserci.
La Naspi è un’indennità mensile che sostiene chi ha perso involontariamente lavoro e non percepisce reddito. In questo caso, è subentrata una nuova fonte di reddito da lavoro autonomo. Un altro caso in cui si perde è quando si accede al pensionamento, quindi pensione di vecchiaia o quello anticipato. Il sistema previdenziale “provvede” al singolo, mediante un nuovo istituto, adeguato a disciplinare il suo caso.
Ma se si ha tutto il diritto di percepire la Naspi, quali sono i tempi da non far decadere? La domanda deve essere inoltrata all’Inps entro 68 giorni dalla data di cessazione del rapporto di lavoro. Infine, è bene sapere che non solo è la perdita di lavoro a far avere la Naspi, perché ‘è una seconda strada di natura contributiva. È necessario che il richiedente abbia accumulato circa 13 settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti l’inizio della disoccupazione.
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