Se non si riesce a saldare i debiti con una finanziaria o una banca, si può incorrere nel pericolo di essere segnalati al CRIF.
Tutti i debiti non ripagati prevedono la segnalazione alla black list del CRIF? O ci sono delle eccezioni?
Rientrare nelle banchi dati del CRIF non vuol dire essere, necessariamente, dei cattivi pagatori. Tutte le persone o gli enti giuridici che richiedono un prestito o un mutuo sono aggiunti, automaticamente, all’interno della banca dati di una centrale di rischi. La qualità di buoni o cattivi pagatori, poi, dipenderà dalle modalità e dalle tempistiche del pagamento dei debiti.
Vediamo, dunque, cosa stabilisce la normativa e cosa si rischia a non saldare in maniera opportuna le passività.
Per ulteriori approfondimenti, consulta il seguente articolo: “Agenzia delle Entrate e debiti non pagati: le conseguenze che in molti non conoscono“.
Il CRIF è la Banca dati privata più grande ed importante, alla quale fanno riferimento le società di credito o finanziarie prima di concedere un prestito. Il prestito, infatti, verrà erogato oppure no, a seconda delle informazioni contenute nel CRIF. Se dalla banca dati emerge che il richiedente è un buon pagatore, con alte probabilità si riceverà il prestito, perché questa circostanza costituisce un’importante garanzia per la banca o l’istituto finanziario.
Se, al contrario, si viene etichettati come cattivi pagatori, cioè debitori poco o non solvibili, è più complicato ricevere quanto chiesto o la banca potrebbe esigere garanzie aggiuntive. Ogni ente di credito ha la facoltà, tramite il sito VisureSmart.it, di entrare nel database ed accedere a tutti i dati disponibili.
L’accesso al CRIF è consentito anche ai privati, attraverso il sito web della società, cliccando sull’icona “Richiedi i dati”. Nel caso in cui si dovesse risultare cattivi pagatori, si può chiedere la cancellazione, secondo le modalità previste dalla normativa.
Se, invece, si saldano regolarmente i propri debiti, non bisogna preoccuparsi di controllare se si è cattivi pagatori.
Per ulteriori approfondimenti, leggi anche: “Debiti fiscali: attenzione, se non si saldano si rischia il pignoramento dello stipendio“.
I debitori che risultano inaffidabili devono fare i conti con le seguenti limitazioni:
Coloro che risultano iscritti nella lista dei cattivi pagatori, innanzitutto, si chiedono se tale status, una volta acquisito, dura per sempre. Tranquillizziamo i lettori specificando che l’iscrizione non è eterna, ma può durare massimo 5 anni. Tuttavia, non può essere cancellata prima di 36 mesi, che decorrono dalla data presunta di estinzione del debito.
Se, al termine dei 36 mesi, i debiti non sono stati ancora pagati, allora la registrazione tra i cattivi pagatori continuerà, fino ad un massimo di 5 anni.
Qualora, al termine di questo periodo, si risulta ancora nella black list, si può chiedere la cancellazione da ogni Banca dati. Si tratta, purtroppo, di un’operazione non semplice e abbastanza lunga, ma è l’unico modo per smettere di comparire tra i cattivi debitori.
È bene sottolineare, tuttavia, che la cancellazione dalla black list non vuol dire che i debiti non esistono più e che non devono essere saldati. Semplicemente, la rimozione dal CRIF consente al soggetto di richiedere altri prestiti ed usare un libretto degli assegni ed una carta di credito.
Si parla di sofferenza bancaria quando il debitore non è in grado di pagare le rate di un prestito o di coprire lo scoperto del proprio conto corrente oppure non riesce a sostenere le spese della propria carta di credito. In tutti questi casi, si è considerati debitori inaffidabili e insolventi; dunque, subentra l’iscrizione del CRIF come cattivi pagatori ed inizia la cd. sofferenza bancaria.
Questa situazione si ha quando l’ente che ha erogato il credito sostiene che il debitore è impossibilitato a saldare i debiti, anche in futuro.
Il periodo di sofferenza bancaria inizia se il creditore prova che il beneficiario del prestito non sarà in grado di rimborsare la somma ricevuta e i relativi interessi, nemmeno in futuro, perché versa in una condizione di precarietà economica permanente, difficile da superare.
Se, inoltre, il prestito ha natura immobiliare (ad esempio consiste in un mutuo), la sofferenza bancaria è molto pericolosa. Perché, se il creditore prova che il debitore non potrà, neanche in futuro, pagare i suoi debiti, l’istituto di credito può pretendere l’attività del Tribunale, per ricevere indietro le somme. L’intervento giudiziario può sfociare nel pignoramento della casa ipotecata e nella sua successiva vendita all’asta. Quest’ultima soluzione, purtroppo, è molto svantaggiosa per il debitore.
Tutti i debiti sono suscettibili di segnalazione al CRIF? Al CRIF giungono dati (sia positivi sia negativi) su tutte le persone fisiche o giuridiche che richiedono un finanziamento, con la relativa qualifica di buoni o cattivi pagatori. Ed è sulla base di quest’ultima informazione che si basa la possibilità futura di ottenere un ulteriore prestito.
Sono, però, esclusi assegni, cambiali, fatture, bollette e cartelle esattoriali con il Fisco.
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