Avere debiti condiziona la pensione di vecchiaia. Infatti, l’importo dell’assegno di pensione sarà ridotto in presenza di debiti con l’INPS.
In base a quanto stabilito dalla normativa attualmente in vigore, il neo pensionato che ha maturato debiti con l’INPS o con l’Agenzia delle Entrate riceverà un importo inferiore. Dunque, avere debiti espone il cittadino ad una decurtazione dell’assegno di pensione, che può costare davvero caro.
In particolare, molti lavoratori in odore di pensione temono che la presenza di eventuali debiti nei confronti dell’Inps o dell’Agenzia delle Entrate possa privarli del diritto alla pensione di vecchiaia.
Ma a quanto pare, le cose stanno diversamente.
Di fatto, il lavoratore che ha raggiunto 67 anni di età e ha maturato 20 anni di contributi, ha il diritto di andare in pensione. Dunque, si tratta di un diritto acquisito che non può essere perso neanche in presenza di debiti.
Tuttavia, per il neo pensionato, trovarsi in una posizione debitoria comporta sicuramente una riduzione dell’assegno di pensione, rispetto a quello che avrebbe percepito senza debiti.
In base a quanto stabilito dalla riforma Fornero attualmente in vigore, per andare in pensione è necessario raggiungere 67 anni di età e aver maturato almeno 20 anni di versamenti contributivi. Una volta che il lavoratore ha raggiunto tali requisiti, egli matura il diritto di andare in pensione.
Se il neo pensionato, nel corso della sua carriera lavorativa, ha maturato debiti nei confronti dell’Istituto previdenziale o dell’Agenzia delle Entrate, l’assegno di pensione che percepirà potrebbe essere inferiore rispetto a quanto previsto.
Sono diversi i casi in cui un contribuente può maturare i debiti nei confronti dell’Inps. Questa condizione può verificarsi per la mancata restituzione di somme percepite illegittimamente e non restituite all’Istituto. Oppure, può accadere che un lavoratore autonomo o un libero professionista non abbia versato i contributi dovuti, nella cassa previdenziale di appartenenza.
Quando si verificano condizioni di questo genere, la legge dà la possibilità al contribuente di regolarizzare la propria posizione debitoria: versando le somme di denaro dovute.
Pertanto anche se il lavoratore ha debiti nei confronti dell’Inps, quando avviene la maturazione dei requisiti che danno diritto alla pensione, l’Istituto è tenuto ugualmente ad erogare l’assegno mensile.
Dunque, non esiste alcun caso previsto dalla legge che espone il pensionato al rischio di non ricevere il trattamento. Tuttavia, la somma di denaro erogata potrebbe essere ritoccata.
Il neo pensionato che ha maturato debiti nei confronti dell’Istituto previdenziale dà la possibilità a quest’ultimo di ritoccare l’assegno erogato al contribuente. Dunque, in alcun caso il contribuente perde il diritto a percepire l’assegno di pensione. Ma, secondo quanto stabilito dalla legge, l’istituto previdenziale può recuperare il credito, effettuando una trattenuta sull’assegno pensionistico.
Per poter attivare la procedura è necessario che non vi sia alcuna alternativa per l’INPS.
In questo caso, dunque, l’istituto previdenziale può decidere di pignorare un quinto della pensione come trattenuta sull’assegno. In situazioni del genere, la legge ha fissato un tetto minimo pari a 702 euro al mese.
Anche per i debiti maturati nei confronti dell’Inps è prevista la prescrizione. In particolare: trascorsi 5 anni dalla maturazione del debito, durante i quali l’istituto previdenziali non ho chiesto la restituzione della somma di denaro, l’INPS perde il diritto di effettuare trattenute sull’assegno di pensione.
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