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Ecco la data di accensione dei riscaldamenti: attenzione cambia da zona a zona

Per coloro che si domandano quale sarà la data di accensione dei riscaldamenti occorre ricordare che a fare la differenza è la zona climatica di appartenenza.

L’autunno è iniziato da qualche settimana e, sebbene le temperature siano calate rispetto all’estate, non è ancora arrivato il momento di accendere i termosifoni e gli impianti di riscaldamento. Tuttavia, come è prevedibile, nelle prossime settimane le temperature potrebbero ulteriormente scendere rendendo necessaria l’accensione dei riscaldamenti.

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Per le abitazioni private sono dotate di riscaldamento autonomo non esistono delle specifiche regole da rispettare. Fermo restando che, virtù della crisi energetica in atto, il Governo ha imposto una serie di limitazioni che andrebbero rispettate per evitare ulteriori rincari.

Per quanto, invece, riguarda le abitazioni con riscaldamento centralizzato e le attività pubbliche, l’accensione degli impianti è prevista ad una data ben definita che, però, varia in base alla zona climatica di riferimento.

In Italia, infatti, esistono ben 6 diverse zone climatiche che sono suddivise dalla più calda alla più fredda e individuate con le lettere dell’alfabeto dalla A alla F.

Data di accensione dei riscaldamenti: le zone climatiche

La data di accensione dei riscaldamenti centralizzati è fissata in base alla zona climatica di appartenenza. In virtù della normativa attualmente in vigore, in Italia sono previste sei diverse zone climatiche che vanno dalla più calda alla più fredda. L’individuazione delle zone climatiche avviene tramite le lettere dell’alfabeto dalla A alla F.

Pertanto, in base al clima medio di ciascun comune e di ciascuna provincia è stata individuata una data a partire dalla quale è possibile avviare gli impianti di riscaldamento centralizzato. Allo stesso modo viene fissata anche la data di spegnimento.

Nella zona climatica A, ovvero la più calda, rientrano solo Lampedusa, Linosa e Porto Empedocle. Alla zona climatica B appartengono alcune aree della Sicilia come la provincia di Trapani e di Messina e alcuni comuni in provincia di Reggio Calabria e di Cagliari.

La zona climatica C invece include le aree costiere del basso Lazio e della Campania; la costa della Calabria, sia dal lato del Mar Tirreno che dal lato del Mar Ionio; la fascia costiera della Basilicata e il Salento; la fascia costiera della Sicilia e della Sardegna.

Alla zona climatica D appartengono le aree più interne di Sardegna e della Sicilia, la zona costiera che affaccia sull’Adriatico a partire dalla provincia di Ancona e fino alla provincia di Bari; l’entroterra della Calabria, la bassa Campania, il Lazio, la Toscana e la Liguria, fino alla provincia di Genova.

La zona climatica E interessa gli Appennini buona parte della Pianura Padana, ma comprende anche le province di Torino, Milano, Venezia e Trieste.

La zona climatica F, quella più fredda, include tutti i territori che si sviluppano alle pendici delle Alpi.

Il piano di risparmio per l’inverno 2022

Le zone climatiche dell’Italia sono state individuate tramite decreto del Presidente della Repubblica numero 412, del 26 agosto del 1993. Grazie a quest’individuazione è possibile stabilire il numero massimo di ore giornaliere in cui è consentita l’accensione degli impianti di riscaldamento.

Per questo motivo, ad esempio, le province di Milano e Torino, che appartengono alla zona climatica E, dovranno accendere il riscaldamento a partire dal 22 ottobre e spegnere gli impianti venerdì 7 aprile 2023.

La data di accensione dei riscaldamenti centralizzati, quest’anno, è stata posticipata in virtù della crisi energetica in atto. Generalmente, infatti, i milanesi e i torinesi avevano la possibilità di avviare gli impianti di riscaldamento a partire dal 15 ottobre.

Con le nuove regole si è deciso di assumere una serie di disposizioni volte a risparmiare i consumi di gas metano e di energia elettrica.

Per queste ragioni, infatti, il Governo ha introdotto anche altre novità come l’abbassamento della temperatura quotidiana di un grado, passando da 20°a 19° C.

Inoltre, il nuovo piano di risparmio prevede che il riscaldamento possa essere tenuto acceso per massimo 13 ore al giorno. Dunque, un’ora in meno rispetto allo scorso inverno.

Floriana Vitiello

Aspirante giornalista. Si occupa della stesura di articoli per il web da oltre 5 anni. La scrittura è la sua più grande passione. Dopo diversi progetti editoriali in veste di Ghostwriter, approda su Trading.it e si dedica all’elaborazione di testi riguardanti pensioni, fisco e tasse. Impegnata in diversi progetti editoriali.

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